Infortunio mortale alla Cimolai, quattro gli indagati
MONFALCONE La terribile morte di Ilnica Xetan, l’operaio albanese di 35 anni rimasto schiacciato da una struttura metallica di 4,4 tonnellate su uno dei piazzali esterni della Cimolai, si sarebbe potuta evitare? È la domanda a cui intende fornire una risposta l’inchiesta avviata dalla Procura di Gorizia, delegata per indagini ai carabinieri della Compagnia di Monfalcone e ai quattro tecnici della Socpsal, Struttura operativa complessa - Prevenzione sicurezza ambienti di lavoro, coordinati dal dottor Luigi Finotto dell’Aas 2.
Sull’infortunio di 8 giorni fa, che aveva coinvolto il lavoratore alle dipendenze di una ditta esterna, la Carber service di Treviso, il sostituto Andrea Maltomini ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di omicidio colposo. È di ieri la notizia, confermata dal procuratore capo Massimo Lia, che ci sono al momento «quattro indagati». Ma dall’ambito giudiziario bocche cucite sui nomi, dal momento che l’inchiesta è ancora alle fasi iniziali e vige il più stretto riserbo, oltre che il segreto istruttorio. I provvedimenti devono intendersi anche quale atto di garanzia nei confronti degli stessi indagati, affinché abbiano titolo a nominare periti, in caso di accertamenti irripetibili.
Gli organi inquirenti stanno procedendo con l’inchiesta e l’area posta sotto sequestro, come pure la gru, risulta ancora off-limits. Sempre in merito agli approfondimenti disposti dalla Procura, Lia annuncia che l’autopsia sulla povera salma è stata fissata e verrà svolta dal medico legale di Udine, Elisa Polonia, al più tardi entro oggi. Non si era potuto procedere prima per problemi di carattere burocratico. Per legge, infatti, l’atto doveva essere notificato ai familiari congiunti della vittima, residenti in Albania.
A disporre l’esame autoptico sulla salma trasferita all’obitorio del San Polo era stato la scorsa settimana il sostituto procuratore Andrea Maltomini, fin dalle prime battute accorso alla Cimolai per verificare di persona la situazione e interrogare i testimoni. Il fine è di fugare ogni dubbio sulle cause esatte del decesso. Senza escludere ipotesi, compresa quella dell’attacco di cuore, che in una persona così giovane, comunque, appare remota, a meno di pregresse patologie. E compreso il ricorso a farmaci che avrebbero potuto, in astratto e stiamo parlando solo di un’ipotesi, aver influito sulle condizioni psicofisiche del 35enne al momento dell’infortunio. Probabile causa di morte resta lo schiacciamento. Il povero operaio albanese era stato travolto dalle 4,4 tonnellate di metallo nella parte superiore del tronco. Non si era neppure tentato di rianimarlo: all’arrivo della Croce verde, Xetan era già spirato sul piazzale.
L’infortunio mortale, il sesto da inizio anno in regione, si era verificato allo stabilimento in via Timavo 29 mercoledì, attorno alle 10.30. In quel frangente il 35enne, dipendente della Carber Service di Treviso, stava sbullonando il pezzo di una ponderosa copertura destinata agli Stati Uniti. Il manufatto era agganciato a un altro, sovrastante, tenuto sollevato da una gru. Per cause al vaglio Xetan, sposato e padre di due figli di 4 e 7 anni, era rimasto stritolato proprio dalla struttura che stava sganciando assieme ad altri tre colleghi impegnati nell’operazione, tutti testimoni della sciagura. Il 35enne era morto sul colpo.
Sotto la lente erano subito passate le misure di sicurezza nell’area e le procedure in fase di assemblaggio e smontaggio delle pesanti strutture. Senza trascurare neppure gli aspetti della formazione. Il procuratore capo Lia, la scorsa settimana, aveva parlato di «uno sbullonamento non eseguito nei modi e tempi corretti». Solo alla conclusione degli accertamenti, comunque, si saprà perché è morto Ilnica Xetan. A tirare le somme sugli elementi raccolti da carabinieri e Socpsal ci penserà la Procura di Gorizia.
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