Influenza, a Trieste vaccinazioni dal 30 ottobre
Comincerà il 30 ottobre la campagna di vaccinazione contro l’influenza, prima di fine mese vedremo di nuovo i manifesti dell’Azienda sanitaria che sollecitano alla “punturina”, quella che i triestini e non solo sono sempre meno propensi a fare: il ministero della Salute punta al 75% di vaccinati con età superiore ai 65 anni, qui dopo gli entusiasmi dei primi anni si è scesi ormai sotto il 50%.
Ma la stagione incalza, lo stesso ministero ha indicato anzi la metà di ottobre come inizio del periodo di prevenzione, lanciando messaggi rassicuranti circa l’eventuale pericolo di finir vittime di qualche nuova “aviaria”. Casi si sono verificati nel mondo nel corso di quest’anno ma sono rimasti isolati e non c’è alcun allarme in corso. Anzi il settore Malattie infettive dell’Azienda sanitaria dà previsioni non preoccupanti: «Non sarà un’epidemia particolarmente aggressiva - annuncia il responsabile Fulvio Zorzut -, sulla base dei dati raccolti fin qui nell’emisfero australe che ci anticipa, e che fa da base per i nuovi vaccini». Che comunque sono stati aggiornati e conterranno antigeni contro tre ceppi di virus: “A-California”, “A-Victoria” e “B-Massachusetts”. Dal luogo in cui sono stati isolati.
Le fiale non sono ancora arrivate in regione, ma il tempo utile per proteggersi dalle complicazioni (polmoniti, miocarditi) c’é: risulta calcolato che vaccinandosi a novembre, e durando la protezione per 6 mesi, anche se l’epidemia dovesse come l’altra volta colpire soprattutto a febbraio il farmaco sarebbe ancora attivo.
«Ma intanto molte persone da fine settembre sono preoccupate per un forte incremento di simil-influenze - prosegue Zorzut -, causate soprattutto dal troppo brusco raffreddamento delle temperature, anche di 10° da un giorno all’altro. Ma se questi virus, che diventano più attivi quando noi diventiamo più deboli, assomigliano a quelli dell’influenza, sono in realtà altra cosa: per esempio non causano i pericolosi effetti collaterali delle polmoniti o delle infiammazioni al cuore».
Rimane salda la decisione di non considerare utile la vaccinazione per i bambini sani, che poi sono la fascia d’età più colpita al contrario di quella degli anziani che si ammalano in minoranza, proprio perché esiste un progressivo processo di autoimmunizzazione. Lo scorso anno l’incidenza generale è stata di 105 casi su 1000 individui, ma di ben 265 su 1000 nei bambini fino a 4 anni. Sopra i 65 anni: solo 37 casi su 1.000. Ma con l’età e magari malattie croniche preesistenti, o problemi respiratori, si possono correre dei rischi.
«Speriamo - conclude Zorzut - che quest’anno i vaccini arrivino tutti sicuri, il temporaneo ritiro di un contingente lo scorso anno ha creato sconcerto e anche sfiducia, oltre che ritardi nella somministrazione».
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