Il morso dell’inflazione a Trieste, la città settima in Italia nel 2024
Spesi 367 euro in più a famiglia. I consumatori: «Intervenire su bollette, speculazione e povertà»
L’inflazione morde ancora e a Trieste più che nel resto d’Italia. Nel 2024 le famiglie triestine hanno speso mediamente 367 euro in più rispetto al 2023, una cifra che fa del capoluogo giuliano la settima città italiana più cara in termini di spesa aggiuntiva. L’inflazione media a Trieste si è attestata attorno all’1,5 per cento, un dato anche in questo caso peggiore a confronto con il resto della penisola, ferma intorno all’1 per cento.
A stimare il peso effettivo dei rincari è stata l’Unione nazionale consumatori, basandosi a sua volta sulle statistiche ufficiali dei prezzi diffuse ieri dall’Istat. Raffrontando le due analisi, è possibile così ricavare un’immagine piuttosto chiara dell’andamento dell’inflazione in città.
L’Istat infatti rende noto che a Trieste, lo scorso dicembre, l’indice dei prezzi al consumo ha fatto segnare un incremento dell’1,5 per cento, superiore dello 0,2 per cento al resto d’Italia (1,3 per cento). Sempre l’istituto nazionale di statistica ha perciò collocato la città all’ottavo posto per incidenza dell’inflazione tra i centri urbani con più di 150 mila abitanti, a conferma del fatto che il “ritardo” di Trieste nel recupero del potere d’acquisto non è stato colmato.
Siamo in ogni caso lontani dai tassi di crescita che di questi tempi venivano registrati un anno fa relativamente al 2023, quando l’inflazione media in Italia arrivava al 5,7 per cento. L’attenuazione, spiega l’Istat nel suo report, «è perlopiù imputabile alla marcata discesa dei prezzi dei beni energetici», così come «negli alimentari si assiste a un rapido ridimensionamento». Il trend però cambia se si guarda all’ultimo mese, dicembre 2024, in cui si è fatta sentire «un’accelerazione dei prezzi degli energetici regolamentati», stemperata in parte dal «rallentamento degli alimentari».
Il clima di fiducia creato dalla stessa Banca centrale europea (Bce), che ormai da mesi ha imboccato la via dei tagli ai tassi di interesse in modo da ridare vigore alla crescita, si scontra con un sostanziale pessimismo manifestato da parte delle principali associazioni dei consumatori. Le quali hanno colto l’occasione offerta dai dati dell’Istat per ribadire la loro preoccupazione. «Per dirla con il massimo della sintesi – afferma Angelo D’Adamo, presidente di Federconsumatori Fvg – sta continuando a piovere sul bagnato. Nei nostri sportelli è palpabile il disagio dei cittadini, le difficoltà delle famiglie costrette a uno stillicidio quotidiano». D’Adamo sottolinea quindi la necessità «di adottare dei provvedimenti a tutela dei cittadini», senza i quali «la loro condizione non potrà che aggravarsi». E si chiede: «Sulle bollette, per esempio, quali sono le iniziative in campo contro la speculazione? Le risposte non ci sono».
Gli fa eco Anna Buchhofer, delegata dal presidente regionale di Adiconsum, che nota come «la povertà cresce ma spesso non si vede». «Trieste – prosegue Buchhofer – è una città di pensionati, molti con importi inferiori a mille euro, che devono far fronte a bollette in continuo aumento, o alla benzina e agli alimentari. C’è un malessere generale, come associazione siamo molto preoccupati».
Un grido d’allarme arriva infine da Raimondo Englaro del Movimento difesa del cittadino Fvg, che esorta a prendere «misure strutturali efficaci», aumentando «i poteri di indagine» e contrastando «le speculazioni che ancora si fanno sentire sui prezzi». —
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