Infezioni all’ospedale, l’Ass Isontina smentisce

Casi al di sotto dell’1%. Ridotti al minimo gli episodi per le ferite chirurgiche. Protocolli prevenzione riconosciuti a livello internazionale
Di Laura Borsani
Bumbaca Gorizia 07.03.2013 Ospedale nuova inaugurazione - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 07.03.2013 Ospedale nuova inaugurazione - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Casi di infezioni batteriche, attrezzature da lavoro, come ad esempio i guanti, che mancano in molti reparti. E le interruzioni elettriche. Le segnalazioni giunte a Il Piccolo chiamano in causa l’ospedale di Gorizia, evidenziando una serie di disagi. Nel pieno dell’estate, arrivano segnali di insoddisfazione. Un elenco sintetico, ma piuttosto pesante, quello indirizzato dal lettore in questione.

Una denuncia che, girata all’Azienda sanitaria Isontina, ha scaturito su tutto un chiaro invito: «Di fronte a qualsiasi disservizio riscontrato da parte dei cittadini-utenti - ha sottolineato il direttore sanitario Fulvio Calucci -, è importante, se non anche opportuno, l’invio delle relative segnalazioni alla nostra Azienda, mettendola in grado di poter appurare le criticità prospettate e fornire le dovute risposte e informazioni. Il tutto - ha aggiunto - provvedendo a risolvere eventuali problemi qualora effettivamente comprovati».

Il direttore sanitario precisa che tutte le strutture dell’Azienda sono provviste peraltro di appositi sportelli per garantire il dialogo con gli utenti, mettendo a disposizione anche il sistema online per l’invio di e-mail, che possano chiaramente essere identificabili.

L’Ass, tuttavia, smentisce che all’ospedale di Gorizia si siano verificate situazioni come quelle espresse dal lettore.

Intanto, l’aspetto più rilevante sollevato è quello relativo agli asseriti casi di infezioni batteriche. A intervenire è stato lo stesso vice direttore del presidio ospedaliero isontino, Franca Ceresi. Che ha illustrato al riguardo come funziona il sistema di prevenzione, garantito da specifiche procedure standardizzate e riconosciute a livello internazionale.

La dottoressa Ceresi ha premesso: «È un elemento sperimentato che ogni paziente e utente di un ospedale percepisca in modo soggettivo le prestazioni e le cure erogate, pur in presenza dello stesso personale medico e paramedico. Chi entra in un ospedale per acuti qual è quello di Gorizia, può incorrere in complicazioni di ogni natura. Per questo è fondamentale seguire le procedure impartite in fuzione della prevenzione, sia per quanto riguarda i comportamenti da assumere da parte del personale, anche per la loro stessa tutela, sia nei confronti dei pazienti. Tutte procedure, dunque, utili ad evitare complicazioni come le infezioni». La dottoressa Ceresi ha quindi aggiunto: «I pazienti più deboli sotto il profilo immunitario, come ad esempio i malati affetti da neoplasie e i pazienti che accedono con patologie infettive, vengono opportunamente isolati in stanze singole. I contatti avvengono con le opportune misure, prevedendo l’utilizzo di camici monouso, mascherine, guanti, contenitori dedicati per la raccolta del materiale di rifiuto, e quant’altro».

A partire dal 1996, inoltre, ha continuato il vice direttore dell’ospedale, è stata attivata la cosiddetta “sorveglianza” delle ferite chirurgiche, che ha permesso di ridurre i casi di infezione al di sotto dell’1%. «Inoltre - precisa la Ceresi -, i reparti di Medicina di Gorizia e di Monfalcone, sono stati dotati di un prodotto specifico per l’igiene, un gel alcolico, messo a disposizione sia del personale operante, sia dei pazienti, al fine di evitare la trasmissione di batteri. È una misura semplice ma basilare». C’è un altro aspetto: da un paio di anni, spiega ancora Ceresi, i laboratori di microbiologia di entrambi gli ospedali dell’Ass hanno attivato un sistema di “allertamento” per il controllo delle infezioni, in grado di rilevare la presenza di germi particolarmente resistenti agli antibiotici e potenzialmente quindi pericolosi. Il sistema permette pertanto di attivare tempestive e programmate procedure, consigliando anche ai pazienti interessati di rivolgersi al medico infettivologo della struttura ospedaliera.

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