Infarto fatale dopo la visita, guerra di perizie
Sotto accusa il noto cardiologo Alberti che non aveva riscontrato problemi di salute in un paziente di 50 anni poi deceduto
Lasorte Trieste 01/02/18 - Via Bonaparte, Clinica Salus, Posto Auto per Disabili
TRIESTE È battaglia di perizie sul decesso del cinquantenne Andrea Vouch, il veterinario morto per infarto la sera del 19 novembre 2017. La Procura ha indagato il medico della Salus che all’epoca dei fatti aveva visitato Vouch, il dottor Ezio Alberti, responsabile del servizio di cardiologia delle clinica. Il professionista, che ha alle spalle decenni di esperienza, ora è a processo per omicidio colposo: non avrebbe rilevato la patologia. Un errore medico?
Ma nell’udienza in rito abbreviato, davanti al gup Guido Patriarchi, è emersa tutta la complessità del caso. E, soprattutto, la possibilità che possa essersi trattato di una malattia «subdola».
È su questo punto che si stanno scontrando i pareri opposti degli esperti ingaggiati dalle parti, l’accusa e la difesa. Il pm Matteo Tripani, il titolare del fascicolo di indagine che ha domandato il rinvio a giudizio per lo specialista della Salus, si è avvalso del medico legale Antonello Cirnelli e del cardiologo Cosimo Perrone, mentre l’avvocato Guido Fabbretti, il legale dell’imputato, si è appoggiato alla consulenza del professor Gianfranco Sinagra, direttore della Struttura complessa di Cardiologia dell’Asuits.
Fabbretti ha quindi chiesto per Alberti il rito abbreviato condizionato all’esame di Sinagra. Il pm Tripani, a sua volta, ha risposto con i suoi esperti.
Il cinquantenne Vouch (fumatore e iperteso) si era rivolto alla Salus il 14 novembre, dunque pochi giorni prima del tragico epilogo, lamentando un «fastidio» nella zona del petto, sebbene asintomatico durante la visita. Il cardiologo della Salus, il dottor Alberti, aveva sottoposto il paziente a un elettrocardiogramma. L’esame aveva dato esisto negativo. Il referto dello specialista riferiva comunque di un «fastidio oppressivo retrosternale della durata di almeno tre ore, recidivato nella notte e persistito per circa 30 minuti. Recidiva analoga molto lieve due giorni fa». Per il cardiologo quel disturbo non aveva un’origine cardiaca ma, presumibilmente, gastrica (un reflusso). D’altronde l’elettrocardiogramma non aveva segnalato alcunché di preoccupante.
Il veterinario era ritornato alla Salus anche il giorno seguente perché continuava a non sentirsi bene. Pure il secondo elettrocardiogramma non aveva evidenziato niente di particolare.
Ma la situazione era precipita tre giorni dopo: alla mezzanotte e venti del 19 novembre era stato constatato il decesso del cinquantenne. L’autopsia aveva certificato un «infarto miocardico».
Ma perché durante gli accertamenti specialistici alla Salus non era emersa la gravità del paziente? Un errore diagnostico? E, se sì, c’era un nesso di causalità tra il presunto errore e la morte del veterinario?
A novembre, in Tribunale, è in programma l’esame dell’imputato davanti al gup Patriarchi. —
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