Individuato a Gorizia il primo caso di vaiolo delle scimmie in Friuli Venezia Giulia

Si tratta di un uomo di 33 anni: lo ha reso noto la Regione

GORIZIA Un ceppo del virus del vaiolo delle scimmie (Monkeypox) è stato identificato in campioni di materiale biologico di un paziente maschio di 33 anni residente in Friuli Venezia Giulia. A darne notizia è il vicegovernatore della Regione con delega alla Salute. Il caso sarebbe stato stato individuato in provincia di Gorizia.

I campioni delle lesioni, il tampone orofaringeo e il campione di sangue sono stati inviati al laboratorio di virologia del dipartimento Igiene e Sanità pubblica dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi), dove sono risultati positivi per Orthopoxvirus.

La carica era sufficiente per poter caratterizzare il virus mediante sequenziamento, operazione quest’ultima che è stata effettuata in collaborazione con il laboratorio di Genomica ed Epigenomica di Area science park e dalla quale è stata confermata la diagnosi di virus del vaiolo delle scimmie (Monkeypox). La sequenza ha identificato il genotipo che appartiene al “clade” dell’Africa occidentale, responsabile dei casi che si stanno verificando in Europa.

La Regione chiarisce inoltre che al dipartimento di Prevenzione delle aziende sanitarie e ai reparti di Malattie infettive della regione sono già state inviate le procedure per la diagnosi e la prevenzione della diffusione del contagio, redatte sulle basi delle circolari emanate dal ministero della Salute.

Infine si rende noto che il virus si trasmette mediante contagio stretto per via inalatoria o per contatto con i fluidi biologici o con le lesioni delle persone sintomatiche.

Il virus Monkeypox è un membro del genere degli Orthopoxvirus, cui appartengono 12 virus diversi che causano una malattia simile al vaiolo in diverse specie animali. Quella umana è causata da smallpox, il virus del vaiolo umano, considerato debellato esattamente 42 anni fa, l’8 maggio 1980, grazie alla vaccinazione. Monkeypox deve il suo nome al fatto di essere stato per la prima volta riconosciuto nel 1958 in alcune scimmie di laboratorio.

Ma in realtà in natura questo virus infetta diverse specie, tra cui soprattutto i roditori. In Africa, ogni anno si contano diverse migliaia di casi di trasmissione all’uomo. Finora, però, i casi fuori dall’Africa sono stati del tutto sporadici, tanto che il numero di infezioni riportate in queste settimane supera la somma di quelle diagnosticati fuori dal continente africano a partire dagli anni ’70. Questo è sostanzialmente il motivo della preoccupazione attuale. Finora, ci sono state già delle microepidemie dovute a questo virus.

«I rischi» derivanti dal vaiolo delle scimmie per «la popolazione sono stimati bassi, ma c’è una vulnerabilità maggiore per chi ha contatti più ravvicinati» con una persona infetta, ad esempio «con ferite aperte o con materiali toccati» da un individuo portatore del virus.

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