Indagato per abusi dopo la “fuga d’amore”

Manuel Pozzecco, 33 anni, è accusato anche di sottrazione di minore. Mesi fa si finse vittima di un pestaggio di sette afghani
Manuel Pozzecco in un frame tratto da intervista televisiva
Manuel Pozzecco in un frame tratto da intervista televisiva

TRIESTE Si chiama Manuel Pozzecco, 33 anni. È l’uomo che ha accompagnato per quattro giorni la ragazzina scappata di casa e ritrovata - assieme a lui - l’altro giorno a Gorizia. È accusato di sottrazione di minore ma anche di abusi sessuali. Sarà interrogato nei prossimi giorni dal pm Maddalena Chergia, il magistrato titolare del fascicolo. Pozzecco è assistito d’ufficio dall’avvocato Eleonora Sponza.

 

 

L’altro pomeriggio i poliziotti della Squadra mobile non lo hanno interrogato subito dopo il ritrovamento avvenuto nei pressi della mensa dei poveri in piazza San Francesco a Gorizia. Da quanto si è appreso, Pozzecco ha voluto fare alcune dichiarazioni spontanee riferendo che lui e la ragazzina erano fuggiti «per amore». Sempre l’altro pomeriggio la ragazzina è stata sentita a sua volta dai poliziotti in presenza di uno psicologo.

Ieri mattina era già sul tavolo del pm Chergia una prima informativa di una trentina di pagine, in cui gli investigatori ricostruivano l’accaduto dal momento della fuga, ma gli accertamenti non sono finiti. Stanno emergendo via via altri aspetti. Tra cui, per l’appunto, il fatto che la relazione tra Pozzecco e la ragazzina era iniziata due settimane prima della fuga.

 

 

Manuel Pozzecco è un personaggio già noto alle cronache cittadine e anche alle forze dell’ordine. Nello scorso gennaio, ad esempio, era stato denunciato per simulazione di reato per aver detto e sottoscritto che pochi giorni prima era stato aggredito selvaggiamente da un gruppo di sette profughi afghani in piazza Libertà. Aveva raccontato agli organi di informazione: «È accaduto tutto in pochi minuti. Era quasi mezzanotte, ero seduto su una panchina e stavo aspettando una persona. A un certo punto un ragazzo straniero mi si è avvicinato e ha iniziato a provocarmi».

Non era assolutamente vero. Quella notte infatti non c’era stata nessuna aggressione. Le sue, come poi avevano accertato i poliziotti della Squadra mobile, erano state solo fantasie. Terribili fantasie che nei giorni seguenti all’aggressione «virtuale» altre persone avevano poi utilizzato per dimostrare che i profughi sono generalmente violenti.

 

 

Così Pozzecco era stato appunto denunciato dalla polizia per simulazione di reato, benché avesse continuato a proclamarsi in buona fede, vittima reale e non inventata di quel pestaggio. Fra i primi a schierarsi allora in favore della presunta vittima era sceso in campo il pugile Fabio Tuiach, fresco di elezione in Consiglio comunale tra i banchi della Lega, anche se ben presto lo stesso Tuiach aveva intuito che si trattava di una storia carica di punti interrogativi e aveva mantenuto un profilo basso rispetto alla vicenda, prenendone le distanze proprio per il timore di strumentalizzazioni. Il pugile, non appresa poi la notizia della denuncia di Pozzecco per simulazione di reato, non aveva usato mezzi termini per commentare l’accaduto: «Pozzecco si deve vergognare. Sono veramente deluso da questa persona. Non è un amico, ma solo uno dei cinquemila contatti che ho su Facebook. Mi sono fidato dei referti medici, me li ha mostrati davanti alla moglie e alla figlia. Come potevo non credergli?». Pochi giorni dopo la finta aggressione Pozzecco era poi comparso in Tribunale per effettuare un confronto all’americana relativo a un’altra asserita aggressione, che - secondo la sua denuncia - era avvenuta nella notte del 17 settembre 2013: aveva detto di essere stato affrontato con un coltello lungo la scalinata di via del Destriero. Per questa vicenda erano stati rinviati a giudizio per tentata rapina dal gip Luigi Dainotti, che nell’occasione, aveva accolto le richieste del pm Federico Frezza, Alex Botteri, 26 anni, e Alan Orlando, 25.

Ora, con la vicenda della fuga con la ragazzina, emergono prepotentemente a suo carico le accuse sicuramente più pesanti e devastanti.

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