Incubatore d’imprese Bic a rischio chiusura
TRIESTE Bic Incubatori Fvg, parola di homepage, è «centro di eccellenza nell’incubazione e nello sviluppo d’impresa». E ancora, «partner ideale per concretizzare nuove iniziative offrendo servizi logistici, promuovendo partnership, accompagnando la crescita e lo sviluppo delle potenzialità anche attraverso i servizi offerti dal gruppo Friulia». Bic Incubatori, però, è senza presidente da una settimana. E rischia la dismissione, causa vincoli posti dal decreto Madia sulla pubblica amministrazione. Un caso in cui si intrecciano mal di pancia locali, denunciati dal consigliere regionale di Ncd Alessandro Colautti («La Regione e Friulia si sono disinteressate della loro controllata»), e norme nazionali.
Nel sito di Bic compaiono i nomi dei consiglieri della società partecipata al 100% da Friulia - Elisa Micelli, Michele Piccin, Fabrizio Rovatti e Lino Vattovani - ma alla voce “presidente” la casella rimane vuota. A fare il presidente, per qualche mese, è stato Valter Sergo, ordinario al dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche dell’Università di Trieste. «Sì, mi sono dimesso», conferma Sergo senza entrare nei dettagli delle motivazioni. «A quanto mi risulta si è trattato di questioni personali, su cui non entro ovviamente nel merito», precisa il presidente di Friulia Pietro Del Fabbro che non nasconde lo stupore: «Le dimissioni sono arrivate come un fulmine a ciel sereno. Ci eravamo trovati qualche giorno prima per discutere del futuro della società». Un futuro messo in discussione dai paletti nazionali sulle controllate pubbliche. A creare una situazione di rischio per Bic sono in particolare i tre bilanci consecutivi in rosso (-48.521 nel 2013, -312.367 nel 2014, -173.765 nel 2015) e fatturati inferiori al milione di euro.
«Sono parametri che vanno tenuti sotto controllo alla luce dei decreti sulla pubblica amministrazione - conferma Del Fabbro - e che possono effettivamente portare alla liquidazione di una società». Sarà il caso anche di Bic? «Ci siamo fatti dare le informazioni necessarie e stiamo facendo le valutazioni conseguenti, non semplici davanti a una norma in fieri e di interpretazione complicata. Se però, malauguratamente, Bic non risultasse in grado di superare i valori minimi, dovremo cercare una soluzione che salvaguardi le preziose attività svolte dalla società».
In agenda c’è non a caso un incontro tra Friulia e la Regione nei prossimi giorni. All’ordine del giorno il progetto “Open Innovation System Fvg”, iniziativa lanciata dall’assessore alla Ricerca Loredana Panariti che punta a favorire l’innovazione a favore delle imprese attraverso la sinergia tra i parchi scientifici e tecnologici del Friuli Venezia Giulia (non è escluso dunque che le imprese insediate al Bic possano, al caso, traslocare in Area). In quell’ambito Bic Incubatori potrebbe allora ritrovare un nuovo ruolo fuori da Friulia? «Ci sarebbero senz’altro vantaggi anche sul fronte dell’accesso ai fondi comunitari - dice Del Fabbro -, le analisi sono state condivise con la stessa Bic. Aspettiamo il piano regionale, che penso conosceremo nella prossima riunione, per verificare se il futuro può essere pensato in questa direzione». Un quadro di sostanziale incertezza, dunque.
Su cui Colautti interviene via interpellanza, evidenziando appunto con preoccupazione l’ipotesi della chiusura della società. Ricordato che di un’uscita di Bic dalla holding, per fare ingresso nel Consorzio Innova di Amaro, si era già parlato durante la legislatura Tondo, il consigliere Ncd attacca «il silenzio colpevole di Regione e Friulia di fronte a richieste operative della controllata. La finanziaria, anzi, si è mostrata quasi seccata da questi tentativi di interlocuzione». Di qui la richiesta alla presidente Serracchiani a spiegare se ci sia una nuova strategia nel settore dell’innovazione che preveda la chiusura di Bic Incubatori, se la liquidazione sia già decisa e cosa sarà del know how di Bic, «cioè dell’insieme di conoscenze che ne rappresentano il suo asset specifico e competitivo di straordinaria importanza per ogni impresa». E, ultimo interrogativo, «che fine hanno fatto le dichiarazioni roboanti e i provvedimenti amministrativi che sembravano assegnare a Bic una rinnovata mission a favore delle Pmi in ragione, anche attraverso il varo della legge “Rilancimpresa” che ha portato tra l’altro alla stipula, proprio con Friulia, della convenzione che ha dato vita all'Agenzia regionale per l’attrazione di nuovi insediamenti».
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