Incidente mortale col furgone: Gorizia piange Nereo Maghet
TRIESTE «Nereo Maghet era un giocatore geniale. Era un playmaker creativo, estroverso. Dava sempre il 100%». «Aveva mani eccezionali. Gli veniva tutto facile, tirava poco a canestro, ma dava ottimi assist. Aveva una grande intelligenza cestistica, ma non era solo un buon giocatore, era anche un ottimo dirigente». «Tutto il suo tempo libero lo dedicava al basket. Aveva un carattere verace e con lui finivi sempre per trovare un accordo». «Una bellissima persona che il basket, oltre a giocarlo, l’ha vissuto e condiviso; un uomo con l’agonismo interiore, ma anche con una grande e rara bontà d’animo. Aveva calcato i campi della serie A e conosciuto il professionismo, ma si era poi dedicato al dilettantismo. Dirigenti come lui non ce ne sono più».
Quelle di Roberto Kerniat, ultimo presidente dell’Arte Basket, di Gigi Di Nallo, suo amico fraterno e per una dozzina d’anni compagno di squadra e di camera, di Diego Falzari, ex presidente dell’Ardita pallacanestro, e di Marco Braida, delegato Coni per Gorizia, sono solo alcune delle tante testimonianze d’affetto nei confronti di Nereo Maghet. La notizia del tragico incidente di Morsano al Tagliamento costatogli la vita martedì pomeriggio ha lasciato sgomento soprattutto il mondo dello sport goriziano, ma non soltanto quello.
Sessantatrè anni, Maghet oggi lavorava come artigiano nel settore del legno e martedì pomeriggio stava percorrendo la “Ferrata” con il suo furgone proprio per lavoro. La sua vita era però la pallacanestro. A lei aveva dedicato tutto il suo tempo libero. Aveva mosso i primi passi sotto canestro nell’Arte dove aveva giocato dal minibasket ai Cadetti. La maturità sportiva era però arrivata in Piemonte dove aveva calcato i parquet della Serie A. Aveva giocato prima alla Saclà Asti, quindi all’Ausilium Torino dove con lo sponsor China Martini era stato compagno di squadra di un altro grande goriziano, Pino Brumatti, agli ordini di Sandro Gamba. Per una lunga stagione è stato poi a Tortona dove il suo nome è rimasto nei cuori dei tifosi. Lì l’affetto è stato tanto e tale che ancora ieri nei messaggi di cordoglio ha risuonato virtualmente il coro “Eoooo magico Nereooo”.
Chiusa la parentesi agonistica, Maghet non aveva mai veramente abbandonato la palla a spicchi. Una volta tornato a Gorizia è stato dirigente prima dell’Arte, poi dell’Ardita vedendo crescere sotto canestro i figli Fabio e Alessio. Il primo, già nel giro delle nazionali giovanili, quest’anno ha giocato a Casalmaggiore e l’anno prossimo giocherà a Soresina; il secondo gioca invece nell’Athletismo. Con loro, Maghet lascia anche la moglie Rita Bosco. —
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