Incidente in via Forlanini, Fedriga: "Chi ha consentito a un pluripregiudicato di uscire dalla cella?"

Il deputato della Lega, dopo avere dichiarato che "il problema rom a Trieste sta diventando più grave ogni giorno che passa", preannuncia di volere preparare un'interrogazione al ministro della Giustizia: "È inaccettabile - dice - che a un soggetto pluripregiudicato e in carcere sia dato un permesso premio di 24 ore. Voglio sapere di chi è la responsabilità"
Cari, Kari, Karis. A Trieste li conoscono come i giostrai. Un tempo vivevano nelle roulotte in via Pietraferrata, poi sono diventati nomadi stanziali e hanno avuto una casa dall’Ater. Da anni sono protagonisti di storie di cronaca nera, anche se cambiano le consonanti e a volte si aggiunge una ”s” alla fine del cognome. E dopo l’incidente dell’altra sera, il deputato della Lega Massimiliano Fedriga, dopo avere dichiarato che «il problema rom a Trieste sta diventando più grave ogni giorno che passa», preannuncia di volere preparare oggi un'interrogazione al ministro della Giustizia: «È inaccettabile - dice - che a un soggetto pluripregiudicato e in carcere sia dato un permesso premio di 24 ore, quindi voglio accertare su quali basi è stata presa questa decisione. Voglio sapere di chi è la responsabilità».


Tornando ai Cari, pochi mesi fa Valter, 49 anni, padre di Maicol, Massimo e di altri cinque figli era agli arresti domiciliari nella casa di via Pasteur per aver rubato un’auto. Valter ha supplicato i poliziotti di riportarlo in carcere. «Vi scongiuro, non posso restare sotto lo stesso tetto con la mia famiglia», aveva spiegato, confidando nella solidarietà degli agenti: «Preferisco il Coroneo».


E pensare che nell’alloggio di via Pasteur Valter era tornato a vivere soltanto di recente. Aveva appena finito di scontare una condanna a due anni per aver rapinato e strattonato una donna vicino al posteggio del pattinaggio artistico di via Costalunga.


Poco dopo essere uscito dal carcere l’uomo (in passato coinvolto nelle indagini sull’omicidio del parroco di Basaldella di Vivaro, in provincia di Pordenone, ucciso dopo un tentativo di rapina nella sua canonica), ci era ricascato. Mentre faceva una passeggiata vicino a casa, aveva pensato bene di rubare una Daewoo Matiz all’interno di un’officina. Senza pensarci due volte, approfittando dell’assenza dei meccanici in pausa pranzo, aveva abbassato il ”ponte” sopra il quale era stata caricata in vista della riparazione. Aveva montato gli pneumatici che mancavano ed era partito felice e contento. Mai avrebbe immaginato che, di lì a poco, il motore dell’auto l’avrebbe tradito e sarebbero scattate le manette.


Qualche anno prima era stato protagonista di un inseguimento con sparatoria lungo le strade del Carso. Era finito in carcere assieme al figlio Sergio. I carabinieri di Aurisina li avevano bloccati lungo la statale 58 dopo un inseguimento da brivido in cui erano anche stati esplosi dai militari alcuni colpi di pistola.


Massimo Cari, il figlio ora in stato di arresto, nel 2007 aveva rapinato un’anziana di 85 anni in via Combi. Per strapparle la borsa l’aveva sbattuta a terra e solo per miracolo la vittima non aveva riportato alcuna frattura. Poi era scappato a bordo di una vettura rubata in città tre mesi prima. Intercettato a San Giacomo da una volante era scappato a tutta velocità, schiantandosi e danneggiando sette vetture parcheggiate in via Tigor, in largo Ascanio Canal e via Bazzoni. Era poi fuggito a piedi. Un’altra volta aveva rubato un portafoglio a una dipendente della pizzeria Mascalzone Latino. Il proprietario lo aveva bloccato.

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