Incidente di via Mazzini, bus sequestrato. E per il pm «il mezzo non stava correndo»

L’accusa conferma come il pedone avesse attraversato passando con il rosso. «E il conducente aveva suonato il clacson»
L'incidente in via Mazzini
L'incidente in via Mazzini

TRIESTE La Procura ha messo sotto sequestro l’autobus coinvolto nell’incidente del 4 febbraio all’incrocio tra piazza Goldoni e via Mazzini, in cui era stato investito un sessantenne triestino che aveva attraversato la strada con il rosso, di corsa e senza guardare. E, da quanto risulta, anche indossando un cappuccio e le cuffiette.

Il pm Massimo De Bortoli, il magistrato titolare del fascicolo, ha emesso il decreto di convalida del sequestro del mezzo disposto dalla Polizia locale poco dopo l’incidente.

Pedone investito dal bus in piazza Goldoni: grave
L'incidente in piazza Goldoni


L’atto del pm servirà ad avviare l’indagine sull’episodio, che al momento vede inquisito il conducente del bus, in quel caso della linea 9. L’autista della Trieste Trasporti, 41 anni, deve infatti rispondere di lesioni colpose anche se era stato il pedone a passare con il rosso, come peraltro viene rilevato nel capo d’accusa.

L’incidente si era verificato a ora di pranzo: per compiere la curva a destra necessaria a percorrere via Mazzini, il conducente aveva impegnato l’incrocio con il verde, dunque regolarmente. Il sessantenne triestino, invece, aveva attraversato la strada senza guardare e con le cuffie. E, come detto, con il rosso.

Investito dal bus in piazza Goldoni, indagato il conducente
L'incidente in piazza Goldoni


L’uomo si era praticamente lanciato in mezzo alla carreggiata, sbattendo violentemente la testa contro la vettura all’altezza della portiera anteriore destra. Nella caduta una ruota del bus gli era passata sopra a una gamba. La vittima era stata portata al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara in gravi condizioni.

Secondo il capo d’accusa formulato dal pm, l’autista avrebbe «cooperato a cagionare al pedone» le lesioni. Ma viene anche confermata in buona sostanza la ricostruzione fin qui emersa: «Il pedone – precisa il pm De Bortoli – procedeva con il rosso distrattamente e guardando a terra». Mentre l’autobus «stava svoltando a velocità moderatissima e con il clacson ripetutamente azionato per allertare della propria manovra in corso gli eventuali pedoni indisciplinati». Nessuna responsabilità apparente per l’autista, dunque, nonostante l’inchiesta a suo carico.

Pressing per spostare le strisce tra piazza Goldoni e via Mazzini
L’intervento della Polizia locale dopo l’investimento di martedì 4 febbraio


L’iscrizione nel registro degli indagati ha però una duplice valenza: innanzitutto far chiarezza su tutti i dettagli dell’investimento, tenendo conto anche del campo visivo a disposizione del conducente in fase di manovra. E a questo proposito andranno analizzate le immagini delle telecamere interne ed esterne del bus. Ma l’atto di indagine, inoltre, permette al conducente di nominare un proprio consulente tecnico per gli accertamenti di tipo “non ripetibile” richiesti dal pubblico ministero.

La pericolosità dell’incrocio tra piazza Goldoni e via Mazzini, oltre ad aver innescato le prese di posizione (e le proteste) del fronte sindacale, ha acceso un forte dibattito sulla necessità di spostare l’attraversamento pedonale di qualche metro in avanti lungo via Mazzini.

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Vigili urbani in una foto di repertorio


La giunta comunale, per voce dell’assessore all’Urbanistica Luisa Polli, si è detta disponibile a valutare le proposte tecnico-urbanistiche per rendere lo snodo meno rischioso. «Dobbiamo capire se c’è effettivamente la possibilità di spostare le strisce e il semaforo nel rispetto delle norme del codice stradale, visto che poco più avanti c’è anche l’incrocio con via Imbriani», aveva detto nei giorni scorsi l’assessore. «So che anche la Trieste Trasporti sta affrontando la tematica. Ma va ricordato ai triestini – rilevava ancora Polli – che non si attraversa mai con il rosso. Così come i veicoli, anche i pedoni hanno l’obbligo di rispettare sempre i semafori». —


 

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