Inchiesta sulla morte del ragazzo disabile
La caduta in un ricreatorio. L’arrivo per due volte al pronto soccorso del Burlo. E poi, nella notte tra il 29 e il 30 marzo, a poche ore dall’ultima dimissione, la morte nel letto di casa.
Il pm Matteo Tripani ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, sulla tragica vicenda del ragazzo gravemente disabile di 14 anni di cui il “Piccolo” aveva scritto il 31 marzo.
L’indagine è scattata dopo un esposto-denuncia firmato dalla madre del ragazzo. Su incarico dello stesso pm Tripani, il medico legale Antonello Cirnelli ha eseguito l’autopsia, alla presenza del consulente della famiglia del ragazzo, l’anatomopatologo Enrico Belleli. Da accertare le cause della morte del giovane disabile e, esplicitamente, le eventuali respnsabilità legate a omissioni o a errori. Al momento, va ribadito, il Burlo non è stato coinvolto direttamente e nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati. Né quello dei medici nè quello di altre persone che hanno avuto a che fare con il quattordicenne.
Il dramma, come riferisce la mamma nell’esposto-denuncia presentato tramite l’avvocato Eleonora Sponza, comincia nel pomeriggio di martedì 24 marzo. Il giovane portatore di una gravissima disabilità psico-motoria si trova assieme a un educatore in un ricreatorio del centro città. Scrive la madre: «Attorno alle 16.30 sono stata contattata telefonicamente e mi è stato riferito che mio figlio aveva appena avuto un incidente: un educatore era caduto a terra mentre spingeva la carrozzina su cui giaceva mio figlio che, di conseguenza, era rovinato a terra sbattendo violentemente il viso sul pavimento».
La mamma racconta di aver immediatamente raggiunto il ricreatorio dove aveva trovato i sanitari del 118 che erano stati allertati nel frattempo: «Ho notato che mio figlio aveva riportato una vistosa lesione sia allo zigomo che alla bocca. Considerato che era agitato e dolorante, ho deciso di accompagnarlo personalmente al pronto soccorso del Burlo».
Quando il ragazzo arriva all’ospedale di via dell’Istria viene subito visitato dai medici del pronto soccorso per un «trauma facciale». Quindi viene dimesso e «inviato», come tecnicamente si dice, al domicilio. «Ricordo - rileva la madre nell’esposto - che non è estata eseguita nessuna radiografia o altri simili accertamenti».
Dopo le dimissioni dal pronto soccorso il quattordicenne viene dunque riportato a casa. «Era dolorante e spesso si lamentava, ovviamente a gesti, delle lesioni alla bocca in conseguenza della caduta» ricorda ancora la madre.
Il giorno successivo iniziano i primi problemi: «Verso l’ora di pranzo ha avuto una crisi respiratoria che gli impediva di inspirare adeguatamente». Poi tutto sembra risolversi spontaneamente. Ma dopo poche ore si manifesta un nuovo problema. Il quattordicenne, come precisa sempre la mamma, «attorno alle 19 ha manifestato nuovamente una forte crisi respiratoria e pertanto ho deciso di chiamare immediatamente il 118». I sanitari arrivano dopo pochi minuti e trasportano il ragazzo al pronto soccorso del Burlo. La madre continua il suo racconto: «Giunto in ospedale mio figlio è stato visitato e anche in questa circostanza ha manifestato diverse crisi respiratorie. I medici non hanno ritenuto di dover ricoverare mio figlio e quindi alle 23.41 è stato “inviato a domicilio”».
Il giorno dopo il tragico epilogo. «Mi sono svegliata alle 5 e l’ho trovato morto nel letto accanto a me», ricorda la madre. Sul posto arriva un’ambulanza del 118. Ma i sanitari - al contrario di quanto era stato detto in un primo momento - non possono far altro che constatare il decesso. Impossibile tentare una rianimazione.
La direzione sanitaria del Burlo, contattata ieri alla luce dell’esposto denuncia, ha deciso di non aggiungere nulla alla dichiarazione ufficiale rilasciata il 31 marzo dal direttore del Pronto soccorso Egidio Barbi. Quella in cui Barbi spiegava che «alla luce degli elementi clinici rassicuranti evidenti durante la valutazione, il piccolo era stato dimesso, in accordo con il genitore accompagnatore».
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