Inchiesta sui prosciutti, Fantinel: «Sono vittima di un errore giudiziario»

L’ex patron della Triestina sostiene l’assoluta insussistenza di prove a suo carico e attacca: «La vicenda della falsa dop per me non sta né in cielo né in terra»
Lasorte Trieste 13/05/07 - Genoa Triestina - Fantinel
Lasorte Trieste 13/05/07 - Genoa Triestina - Fantinel

PORDENONE. «Non voglio scatenare polemiche, solo fare chiarezza pensando al futuro di tante famiglie che dipendono dal mio lavoro, dalla mia azienda. Venerdì, tanto per dare l’idea, ho pagato 160 stipendi, dopo aver passato ingiustamente quasi due settimane bloccato in casa, ai domiciliari.

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A me chi risarcirà i danni patrimoniali e morali?». Parte da qui l’amaro sfogo di Stefano Fantinel, il 47enne imprenditore di San Daniele coinvolto nell’inchiesta della Procura di Pordenone sui prosciutti Dop come componente del cda di Gruppo carni friulane (carica dalla quale si era peraltro dimesso in maggio).

La decisione del tribunale del Riesame di Trieste di annullare l’ordinanza di custodia ha rappresentato un primo, importantissimo punto a favore per le difese degli otto indagati che dal 28 luglio si erano trovati agli arresti domiciliari.

Secondo i giudici triestini non sono emersi elementi di prova in grado di sostenere l’associazione per delinquere, ovvero il reato in base al quale il gip aveva disposto la misura cautelare dei domiciliari.

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La Procura ha costruito un quadro accusatorio che comprende le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di marchi Dop, oltre alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche (per il contributo destinato all’ampliamento del macello di Aviano).

«Mi sento vittima di un errore giudiziario – puntualizza Fantinel – e quanto emerge dalla decisione Riesame, ovvero l’insussistenza di prove in grado di sostenere accuse così pesanti, per me era già ben chiaro prima.

Del resto, sul piano tecnico, come si fa a parlare di falsa dop se tutti i prelievi sono stati eseguiti su maialini di 6 chili, dunque non ancora entrati nel circuito dop che si materializza solo dopo la macellazione? Tutta la storia della presunta falsa dop, per me, non sta né in cielo né in terra».

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«Sono convinto – continua l’imprenditore – che dalle intercettazioni non si possano ricavare accuse come quelle delineate dalla Procura. Per ora non ci sono neanche prove del dna che sostengano quelle ipotesi.

Inoltre c’è un verbale della Regione, risalente a fine giugno, che attesta la regolarità del contributo per l’ampliamento del macello, l’unico che attualmente in Friuli può garantire uno sviluppo della filiera. Io avevo chiesto di essere sentito dai magistrati già nei mesi scorsi.

Avrei potuto chiarire tutto e credo che anche gli altri indagati sarebbero stati in grado di fornire chiarimenti». «Io mi sono ritrovato in questa situazione senza sapere il perché – aggiunge Fantinel –. Tante persone in questi giorni mi hanno espresso solidarietà. È stato particolarmente pesante sentirsi rivolgere certe accuse».

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