Incendio doloso a San Lorenzo Isontino, due milioni di api uccise
SAN LORENZO. Trenta arnie nel mirino dei piromani. È stata una strage di api quella registrata la scorsa notte tra San Lorenzo Isontino e Capriva del Friuli nell’apiario della società agricola Landa carsica di Doberdò del Lago. Secondo le stime si calcola che nel rogo che ha ridotto in cenere 19 alveari, danneggiandone altri due, siano morte tra il milione e mezzo e i due milioni di api. Il numero fa impressione e dà l’idea di quanto il danno ecologico sia enorme e incalcolabile. A livello economico, invece, la stima è più contenuta (ma non per questo meno importante): si parla di circa 600 euro per arnia, più la postazione e il mancato guadagno legato alla produzione del miele.
L’allarme è scattato ieri mattina quando una persona che si trovava a passeggiare nella zona ha notato il fumo tra le arnie e ha allertato i vigili del fuoco che sono accorsi per salvare il salvabile. La gran parte dell’apiario, però, era già andata in cenere. Sull’origine dolosa non sembrano esserci dubbi. Chi ha agito ha messo del pagliericcio all’ingresso delle singole arnie per poi dare fuoco all’erba secca e fuggire. Il piano ha però funzionato solo in parte.
«Basta una scintilla per innescare la cera», osserva sconsolato Pietro Lombardo, vicepresidente del Consorzio apicoltori di Gorizia e amministratore del sito distrutto. «Hanno dato fuoco arnia per arnia bruciando tutte le api: nessuna è sopravvissuta - aggiunge -. Per fortuna alcune arnie si sono salvate: deve esser finito il combustibile». La consolazione però è minima. Il prezzo è altissimo. È lo stesso Lombardo a fare la conta delle vittime di questa assurda strage di insetti; una conta che può essere solo approssimativa, ma che - per quanto indicativa - conta numeri spaventosi.
«Ci sono circa 80 mila api per arnia, qui sono state distrutte 21 famiglie. Il conto è presto fatto: parliamo di oltre un milione e mezzo di esemplari, forse quasi due. È una cosa incredibile. Non è rimasto niente. A parte gli elementi in lamiera è tutto carbonizzato. Le temperature sono state talmente alte che sono scoppiati anche gli elementi in cemento». In certi punti i sostegni armati si sono letteralmente sgretolati lasciando a vista l’anima in ferro.
Per il momento non è possibile fare ipotesi sull’autore (o gli autori) del gesto e sui motivi di tale azione, ma sull’episodio stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Gorizia. La società agricola Landa carsica riunisce una quindicina di apicoltori dell’Isontino con arnie dislocate in varie zone del nostro territorio, ma la comunità è molto più ampia. A livello provinciale il Consorzio apicoltori goriziano raccoglie circa 170 soci e conta intorno ai 5 mila alveari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo