Distrutto dalle fiamme un palazzo abbandonato dell’ex Ospedale militare di Trieste
Incendio devastante a ridosso del comprensorio universitario. Pompieri e Polizia al lavoro per l’intera notte. La pista dell’atto vandalico

Un grosso incendio, visibile da buona parte della città, è divampato nel pomeriggio di oggi, 8 marzo, in uno degli edifici dell’ex Ospedale militare di Trieste, una palazzina abbandonata da decenni a ridosso di via Fabio Severo. A tarda sera i vigili del fuoco non erano ancora riusciti a entrare per accertare che dentro non ci fossero vittime.
Ci vorranno altri idranti, altri pompieri e altre ore di lavoro per domare il rogo e iniziare un primo sopralluogo.

Le prime segnalazioni
Le prime segnalazioni al 112 sono delle 18.10. Già a quell’ora le lingue di fuoco e la colonna di fumo appaiono ben visibili da varie zone della città e del Carso, anche molto distanti da via Fabio Severo. Il comando dei pompieri di via D’Alviano in quei minuti è travolto dalle telefonate di emergenza. L’incendio è devastante.
Schieramento di forze
La sala operativa ha mandato varie squadre dalla sede centrale e dal distaccamento di Opicina. I pompieri si sono arrampicati sull’autoscala sparando l’acqua con gli idranti sopra la tettoia. Sul posto anche la Polizia di Stato. La Polizia locale ha chiuso tutti gli imbocchi di vicolo dell’Ospedale militare.
Campus “risparmiato”
Fortunatamente non è andata a fuoco una struttura del campus universitario, tanto che la parte delle residenze degli studenti non è stata nemmeno evacuata, ma una vecchia palazzina in disuso da decenni che si trova dietro al comprensorio.
Secondo quanto si apprende, in passato era la palazzina degli “infettivi”. Una struttura di proprietà del Demanio, poi messa all’asta dallo Stato, e venduta nel 2014 a un immobiliarista veneto che intendeva ristrutturala con l’intenzione di aprire nuove residenze o anche una casa di cura. Alcuni anni fa all’interno dell’area erano cominciati i lavori di riqualificazione, ormai fermi da tempo. Dentro sono visibili anche i capannoni degli operai, quelli che vengono posizionati in prossimità dei cantieri. Ma tutto è immobile da anni.

Le possibili cause
Lì, tra quegli spazi degradati e in disuso, come riferiscono i residenti della zona, talvolta si vedono strani viavai. E questo è un aspetto chiave, che forse potrebbe spiegare la matrice dell’incendio: sicuramente c’è la mano di qualcuno. Non c’è dubbio. La struttura infatti non ha allacciamenti elettrici, né di altri impianti.
Dunque sono due le possibilità: potrebbe innanzitutto essersi trattato di un incidente, ad esempio provocato da qualcuno che ha acceso un falò per scaldarsi, per mangiare o, chissà, anche per divertimento o per il gusto dell’atto vandalico. Ma, così facendo, le fiamme hanno intaccato il resto degli ambienti. Ma la mano potrebbe anche essere dolosa: ignoti che si sono infilati di nascosto nell’edificio e hanno appiccato appositamente il rogo.
Il testimone
Un residente sostiene di aver visto due individui che entravano nella palazzina abbandonata circa mezz’ora prima dello scoppio dell’incendio. Non solo. Tre giorni fa, come sostengono altre famiglie che abitano nei condomini circostanti, sarebbe stata aperta la vecchia porticina che, dalla salita di vicolo dell’Ospedale militare, dà accesso al vialetto a lato dell’edificio. La Polizia indagherà per risalire all’autore (o agli autori). Ma solo domenica, dopo che i pompieri saranno riusciti ad accedere agli spazi distrutti, si saprà ufficialmente se non ci sono vittime.

Le parole del comandante
«Non appena saranno completamente estinte le fiamme – conferma il comandante dei Vigili del fuoco di Trieste Alberto Maiolo – accederemo all’interno per controllare. Non sembra che siano coinvolte persone. Probabilmente c’è stato qualcuno che ha appiccato l’incendio».
Le palazzine residenziali attorno non hanno corso nessun rischio. «La struttura muraria dell’edificio ha retto – precisa il comandante – e quindi il fuoco è contenuto all’interno. Non sono rimasti coinvolti nemmeno gli arbusti esterni. L’intervento comunque sarà lungo».
Viste le proporzioni dell’incendio, durante le operazioni con l’autoscala a un certo punto è stato necessario impiegare ulteriori “monitori”: strumenti motorizzati che assicurano il getto d’acqua continuo degli idranti. Ma in serata le fiamme e le temperature rimanevano ancora alte. I pompieri si preparano a lavorare tutta la notte. —
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