Incendio nell’area dell’ex Ospedale militare di Trieste, è caccia ai responsabili: ecco cosa sappiamo
Il rogo del palazzo abbandonato dell’ex Ospedale militare sarà oggetto di indagine. Il dolo è l’ipotesi più accreditata

Una notte intera di lavoro per domare le fiamme e una trentina di pompieri in campo. L’incendio del palazzo abbandonato del comprensorio dell’ex Ospedale militare, scoppiato sabato attorno alle 18.10, sarà ricordato come uno dei più vasti mai registrati a Trieste negli ultimi anni, perlomeno nella zona centrale della città.
Il rogo è stato completamente spento dai Vigili del fuoco ieri mattina alle otto: l’operazione, cominciata circa alle 18.20 del giorno prima, sabato, si è quindi protratta per quasi quattordici ore consecutive. Il sopralluogo degli ambienti interni, distrutti e ancora fumanti, è cominciato subito dopo, quando i pompieri sono riusciti a entrare nell’edificio devastato e controllare che non ci fossero vittime. Non c’era alcuna persona coinvolta.

Sono state necessarie altre quattro ore per le bonifiche della struttura, la messa in sicurezza e lo smassamento del materiale, in particolare le travi carbonizzate e pericolanti crollate dai solai. Imponente anche la strumentazione impiegata: un’autoscala di oltre trenta metri di lunghezza, l’autobotte, i camion attrezzati e vari “monitori”, dispositivi motorizzati che assicurano il getto d’acqua costante con gli idranti collegati.

«Le ore di lavoro sono state molte – osserva il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, Alberto Maiolo – ma è normale viste le dimensioni dell’immobile. Per tante ore non è stato possibile entrare, viste le fiamme e le temperature. Non appena abbiamo potuto farlo, l’intervento si è focalizzato sulla rimozione delle travi bruciate che rischiavano di collassare sull’esterno. Poi abbiamo eseguito i controlli interni e acquisito le immagini».
Oggi i Vigili del fuoco consegneranno in Procura la documentazione sull’incendio da cui partirà l’indagine per risalire all’innesco e dunque a chi lo ha provocato.

L’edificio è privo di allacciamenti impiantistici, di conseguenza l’episodio ha certamente uno o più responsabili. E la pista dolosa è la più probabile, considerando la portata del rogo. In altri termini si presume che ignoti si siano introdotti di nascosto nella struttura fatiscente e abbiano appositamente appiccato le fiamme per poi dileguarsi. Non si esclude, tuttavia, che possa essersi trattato comunque di un incidente: una bravata finita male, insomma: cioè qualcuno che ha acceso un falò per divertimento, e che poi la situazione sia degenerata.

D’altronde le vecchie strutture dismesse del comprensorio dell’ex ospedale Militare, a ridosso del campus universitario, sono abitualmente oggetto di incursioni e vandalismo. «Qui abbiamo visto spesso entrare gruppetti di ragazzi – spiega una residente della zona che vuole rimanere anonima – e non erano senzatetto né migranti alla ricerca di riparo, bensì adolescenti che scavalcano il cancello e poi si aggirano in quegli spazi, talvolta anche arrampicandosi sul tetto. Io, visto il pericolo che qualcuno possa farsi male, ho più volte allertato i Carabinieri per chiedere che vengano a controllare cosa succede. Le pattuglie sono intervenute spesso. Alcuni di questi ragazzi – aggiunge la residente – lanciano bottiglie dall’esterno... lo fanno per divertimento. Ma il problema si presenta proprio quando entrano, perché non si rendono conto del rischio, tanto che siamo noi residenti talvolta a preoccuparci di chiudere il cancello con le catene per evitare queste bravate».

Il cancello cui far riferimento la signora è quello in cui ci si imbatte sulla destra salendo lungo vicolo dell’Ospedale militare. L’ingresso, che sabato sera durante l’incendio era stato trovato aperto, conduce proprio al vialetto che porta al palazzo distrutto dalle fiamme. L’edificio che invece dà sulla strada non è stato intaccato dal rogo, ma è comunque fatiscente. E anche questo viene spesso visitato da gruppetti di giovani. I segni sono ben visibili: vetri rotti, scritte sui muri.
È possibile che il responsabile (o, appunto, i responsabili) siano stati ripresi dalle telecamere installate nella zona. Ce ne sono sicuramente due, posizionate su due abitazioni private situate lungo vicolo dell’Ospedale militare. Una, praticamente a fianco della struttura incendiata, punta verso l’alto; l’altra, invece, è collocata davanti all’ingresso di una palazzina del civico 2/1, nella zona più bassa, poco prima dell’incrocio con via Fabio Severo. I sistemi di videosorveglianza potrebbero aver ripreso l’arrivo e la fuga di questi individui in entrambe le direzioni della strada: sia sopra che sotto.
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