Incassavano la pensione sociale e vivevano all’estero: 14 indagati a Trieste
TRIESTE. Raffica di truffe all’Inps. Dopo il sessantanovenne triestino che intascava la pensione di invalidità della madre morta da anni, i Carabinieri hanno scoperto altri casi. Nel mirino, stavolta, i “furbetti” dell’assegno sociale che dichiaravano la residenza a Trieste ma vivevano all’estero.
Ben 14 gli indagati. Il pm Federico Frezza, grazie al blocco immediato dei conti correnti delle persone inquisite, finora ha recuperato 80 mila euro sui 500 mila frutto degli imbrogli. È solo l’inizio.
L’inchiesta del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trieste è cominciata l’estate scorsa con una serie di controlli nei confronti dei cittadini che beneficiano dell’assegno sociale che viene erogato dall’Inps.
L’assegno, che dal primo gennaio 1996 ha sostituito la pensione sociale, è una misura assistenziale prevista per gli ultra sessantasettenni che versano in una situazione di bisogno economico. Per ricevere i soldi è necessario possedere la cittadinanza italiana e la residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno dieci anni nel territorio nazionale. Questo a rigor di legge.
Il beneficiario dell’assegno, secondo le norme, ha inoltre l’obbligo di comunicare «ogni allontanamento dal territorio nazionale che si protragga per almeno 30 giorni». Tale assenza comporta la sospensione dell’erogazione o la restituzione.
C’è chi è riuscito a raggirare l’Inps, per anni, proprio su questo punto. Come? Trasferendosi stabilmente all’estero senza comunicare nulla all’ente e continuando a incassare le mensilità come niente fosse, con tanto di prelievi agli sportelli bancomat degli altri Paesi. O, ancora, dichiarando una falsa residenza in Italia, magari con la complicità di parenti residenti a Trieste stabilmente.
Dodici gli iscritti nel registro degli indagati per truffa ai danni dello Stato. Altri due dovranno invece rispondere di ricettazione poiché trasferivano sul proprio conto il denaro indebitamente percepito in modo truffaldino dai beneficiari.
Dalle 12 posizioni illegali pizzicate dai Carabinieri (su un totale di 1.382 sotto controllo) è stato calcolato un danno erariale di circa 500 mila euro. Ottanta mila sono stati recuperati su ordine del pm Frezza, grazie agli immediati sequestri dei conti correnti e di altri titoli finanziari.
«Il lavoro sinergico tra Procura della Repubblica, Carabinieri e Inps – si legge in un comunicato stampa diramato dall’Arma – ha consentito di far affiorare quella che è da considerarsi la punta di un iceberg che non coinvolgerebbe la sola Trieste ma anche altre province del territorio nazionale». Un filone investigativo che presto potrebbe portare altre sorprese.
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