Incarico all’amante, il vescovo nei guai

Ex presule di Klagenfurt, nel mirino i conti della diocesi e la relazione con una collaboratrice: «Condizionato dalla confidente»

KLAGENFURT Lo chiamavano ormai tutti “System Schwarz”, dal nome di monsignor Alois Schwarz, vescovo per 17 anni della diocesi di Klagenfurt (Carinzia) e dal primo luglio scorso inviato a guidare quella di St. Pölten, capoluogo della Bassa Austria. Il “sistema Schwarz” stava a indicare il modo arbitrario e opaco con cui il presule amministrava la sua diocesi. I sospetti e le critiche riguardavano non tanto la “missione pastorale” del presule quanto la gestione in senso stretto del “Mensalgut”, ovvero il patrimonio della Chiesa carinziana, fatto di immobili, scuole, ostelli, beni forestali per un valore di centinaia di milioni.

Che i conti non fossero in regola, che fossero state fatte spese milionarie ingiustificate, che fossero stati affidati incarichi ben remunerati senza ragione alcuna lo si sospettava da tempo. Irregolarità di vario genere erano state segnalate più volte alla nunziatura apostolica a Vienna, ma anche direttamente a Roma alla Congregazione dei vescovi. Nessuna reazione. Nessun provvedimento nei confronti di Schwarz, che anzi a luglio aveva ottenuto l’incarico ben più prestigioso di vescovo della Bassa Austria, il Land più grande e più ricco dell’Austria.

Era inevitabile che la bomba scoppiasse subito dopo la sua partenza. Lo stesso primo luglio si è riunito il capitolo del duomo di Klagenfurt, che ha eletto amministratore interinale della diocesi (in attesa della nomina di un nuovo vescovo) monsignor Engelbert Guggenberger. È stato costituito un gruppo di lavoro che ha passato al setaccio tutti i conti della diocesi, giungendo a risultati sconcertanti: una lievitazione di spese ingiustificate per svariati milioni di euro disposte da Schwarz arbitrariamente e senza l’approvazione di alcun organo amministrativo della curia. Tra queste, un milione di euro per costruire una piscina con sauna annessa.

Ma l’aspetto più delicato emerso dall’indagine ha riguardato la relazione intima che si era instaurata tra il presule e una sua collaboratrice, Andrea Enzinger, da lui nominata direttrice di un centro di formazione a St. Georgen am Längsee, con un compenso annuo di 91.000 euro. Schwarz aveva praticamente perso la testa per questa donna, lasciandole fare ciò che voleva. Era lei a tenere in mano le redini della diocesi, tanto da essere soprannominata “Frau Bischof”, signora vescovo.

Nella relazione di sei pagine redatta a conclusione dell’indagine dai monsignori del capitolo diocesano, non si dice esplicitamente che Enzinger fosse l’amante del vescovo, ma il messaggio è inequivocabile: a causa della sua condotta di vita il presule si sarebbe trovato sempre più limitato nella guida del suo ufficio «in relazione all’obbligo del celibato previsto per i sacerdoti». «Schwarz – si legge ancora – a causa della sua relazione era condizionato dall’arbitrio e dagli umori di questa sua confidente».

La relazione è stata inviata a Roma. Che ha reagito ordinando il silenzio. Ma i monsignori del capitolo al termine di una settimana di riflessione si sono ribellati, perché le dimensioni del caso fanno sì che non sia più soltanto una questione interna alla Chiesa: così hanno dichiarato dopo avere convocato i giornalisti per presentare pubblicamente la relazione. Ora potrebbero esserci risvolti di natura penale e sicuramente anche di natura civile. Tant’è che già ieri è stata annunciata un’azione risarcitoria nei confronti dell’ex vescovo. —


 

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