In venticinquemila si dichiarano “istriani” Sono il 12 per cento
FIUME. Massiccia riscoperta dell’identità istriana nella regione a grappolo d’uva, dove al censimento 2011 l’appartenenza regionale è stata espressa da 25 mila e 491 persone, il 12,1 per cento della popolazione complessiva in questa contea altoadriatica. Al penultimo censimento, nel 2001, i paladini dell’istrianità erano stati 8865 e dunque appare evidente il forte aumento di una “etnia” che pare destinata a crescere ulteriormente in futuro.
Lo stesso presidente dell’Unione italiana, Furio Radin ha voluto salutare questa esplosione di istrianità, che avrà sicuramente tolto un certo numero – si suppone non consistente – di italiani dal loro corpo minoritario. «Di tutte le altre comunità nazionali, l’appartenenza regionale istriana – ha aggiunto Radin – è quella che ci è più vicina». Radin ha rivolto un saluto anche alle 705 persone che alla voce “appartenenza nazionale” hanno detto di essere dalmati. Undici anni fa erano non più di 169.
Il calo del numero di connazionali in Croazia ha seguito il trend già evidenziato nel 2001, quando toccavano le 19 mila e 636 unità (21.303 nel 1991). Nell’ aprile dell’ anno scorso ne sono stati censiti 17.807, per un calo del 9%, causato soprattutto dalla diminuzione registrata in Istria, dove in un decennio si è passati da 14.284 a 12.543 italiani (6,03% dei residenti nella Penisola).
La contrazione più accentuata è stata registrata nei capisaldi storici dell’italianità, le varie Buie (-326), Pola (-279), Umago (-403), Dignano (-116), Cittanova (-68), Albona (-92), Verteneglio (-100) e Grisignana (-112). Rovigno ha tenuto duro, grazie ai 1608 italiani, registrando una piccola flessione (-20 unità).
La diminuzione nel Quarnero non è stata traumatica, considerato che poco più di un anno e mezzo fa i connazionali erano 3429 (1,16% del complessivo nella Contea litoraneo–montana), mentre nel 2001 ne erano stati registrati 3539. Un calo di 110 persone, praticamente trascurabile rispetto a quanto avvenuto altrove.
La diminuzione maggiore si è avuta a Fiume (-318), che da 2736 connazionali è passata a 2445. Oltre al naturale calo demografico, ad incidere sulla contrazione è sicuramente il fatto che decine di italiani sono andati a vivere fuori città, nei comuni vicini, la qual cosa è avvenuta anche per migliaia di altri fiumani (da 144.043 a 128.624).
Castua e Viskovo sono passate da 51 e 35 a 99 e 69 connazionali, numeri praticamente raddoppiati. Ad Abbazia e Mattuglie le cifre sono lievitate rispettivamente da 144 e 69 a 169 e 96 italiani.
Ancora un paio di dati: a Cherso i connazionali sono 94, ben 25 in meno nei confronti del 2001. Aumento invece a Lussinpiccolo, da 145 a 152. A Veglia non è cambiato nulla, con 21 connazionali, a Laurana erano presenti 60 italiani, ora ce ne sono 8 in più.
Ritocchi all’insù anche a Buccari, Portoré, Arbe, Draga di Moschiena, Jelenje, Cavle, Kostrena e in diversi altri comuni costieri. Ultimo dato relativo alla Dalmazia: nel 2001 le sue quattro contee annoveravano 304 italiani, ora ne sono presenti 349, risultato più che positivo.
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