«In Ungheria migranti bastonati e ricacciati indietro»

BELGRADO. Botte, bastonate, persino cani sguinzagliati a caccia dei fuggitivi. Non è la scena di un film, ma quanto spesso accade ai migranti che dalla Serbia tentano di entrare irregolarmente in Ungheria, dopo aver aperto un varco nel filo spinato che solca l'intera frontiera. A rivelarlo è stata Human Rights Watch (Hrw), autorevole organizzazione non governativa che si batte per la difesa dei diritti umani. Hrw ha reso pubblico un dettagliato rapporto, basato sulle testimonianze di decine di profughi, dedicato al trattamento riservato a chi cerca di entrare in Ungheria dalla Serbia. E sono ancora in tanti a farlo, malgrado la barriera metallica eretta nel 2015.
Sono stati 45 venerdì, 53 sabato e 128 domenica i migranti bloccati dalla polizia ungherese e riaccompagnati fuori dal Paese, più di 530 la scorsa settimana, ha specificato martedì una nota delle forze dell'ordine magiare. Quasi tremila i migranti perseguiti da gennaio per ingresso irregolare nel Paese; 1.900 quelli bloccati e respinti a ridosso del confine nelle ultime settimane. Bloccati assai spesso con maniere energiche, almeno secondo Hrw.
Molti migranti al confine tra Serbia e Ungheria «vengono respinti con la forza verso la Serbia, in alcuni casi dopo essere stati sottoposti a trattamenti violenti e crudeli», si legge nella denuncia. Arricchita e corroborata da testimonianze che suonano come tanti "j'accuse" contro le autorità di Budapest. «Facevo parte di un gruppo di 30-40 persone, nel quale c'erano anche bambini e donne», ha raccontato Farhad, un iraniano di 34 anni, ai ricercatori di Hrw. «Era notte, pioveva, siamo riusciti a passare sotto il filo spinato e a spingerci per due chilometri in Ungheria quando siamo stati localizzati da polizia e membri dell'esercito».
Farhad e gli altri chiedono aiuto, e di essere trasferiti in un campo. Nessuna risposta, solo «torce puntate sugli occhi», poi «spray al peperoncino» contro i componenti del gruppo. Infine, il trattamento più duro. «Non avevo mai visto niente del genere, cinque o sei soldati ci hanno preso uno per uno, ci hanno legato le mani dietro la schiena con cavi di plastica, tempestandoci con calci e pugni e bastonandoci». Nel frattempo si facevano dei "selfie" con i profughi umiliati come sfondo.
Ehsan, un altro iraniano, ha confermato scene simili. «Ci colpivano senza tregua, noi maschi tentavamo di proteggere le nostre famiglie e intanto venivamo spruzzati con lo spray e malmenati», il tutto per quasi due ore. «I soldati mi hanno catturato a 500 metri dal confine, uno dei loro cani mi è saltato addosso senza mordermi mentre i militari mi percuotevano con un bastone», la testimonianza di Faruz, 17 anni, afghano. Anche Zaid, un suo connazionale, è stato picchiato da soldati assieme ad altri 15, donne e bambini inclusi, e poi riportato oltre il filo spinato. «Ci hanno spinti verso la barriera, a calci, costringendoci a superarla».
«No Ungheria, solo Serbia», urlavano i militi. Militi che sarebbero affiancati da paramilitari della cosiddetta "Milizia civica", operativa nell'area di Asotthalom con il beneplacito delle autorità locali, specifica Hrw.
La stessa Ong ha poi denunciato la recente introduzione delle espulsioni automatiche verso la Serbia dei migranti rintracciati entro 8 chilometri dal confine, senza che vengano prese in considerazione richieste d'asilo. E ha criticato la politica ungherese delle "zone di transito" allestite a Roszke e Tompa, due aree al confine serbo-magiaro dove le autorità di Budapest filtrano i migranti degni di poter entrare nel Paese. Solo una trentina passano ogni 24 ore attraverso quell'imbuto. Gli altri, a centinaia, vengono lasciati all'aperto in attesa, «senza un vero riparo, docce, cibo decente».
Le denunce sono cadute nel vuoto. Il governo di Budapest non si è per ora espresso sulle accuse dell'Ong, forse più occupato a lavorare al referendum sulle quote di profughi di ottobre, che potrebbe sbarrare definitivamente le porte ai migranti in Ungheria.
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