In un anno e mezzo trecento addetti in meno nella sanità regionale. Cgil: «Il sistema soffre»

I dati di uscite e ingressi, fra comparto e dirigenza, da fine 2018 in poi. In sei mesi 486 mila ore di straordinario: il sindacato attacca

TRIESTE. «Abbiamo affrontato la pandemia con un’ottantina di persone in più rispetto all’organico pre-Covid. Non poteva certamente bastare». Orietta Olivo, segretaria della Funzione pubblica della Cgil Fvg, aveva diffidato la Regione per la mancata trasparenza sul personale in sanità. E adesso che dalla direzione centrale i dati sono arrivati, punta il dito sulle «mancate assunzioni che in un anno e mezzo hanno privato il sistema di 300 addetti».

La fotografia emerge da un comparto che nel dicembre 2018 contava su 20.312 lavoratori e nel dicembre 2019 era sceso a 19.926, con un calo di 386 unità, solo parzialmente recuperato al giugno 2020 (20.007, +81). Olivo ha letto le dichiarazioni del vicepresidente e assessore alla Salute Riccardo Riccardi sulla carenza di personale formato in funzione anti-pandemia. E commenta: «Può essere vero. Ma, se lo è, è un problema recente. Il personale per mettere in sicurezza il Ssr era a disposizione, ma è stato scelto di non assumerlo e di puntare invece sul privato, alzando la spesa al 6% del costo totale del sistema».

La formazione che manca? «La Regione avrebbe potuto fare molto di più – insiste Olivo –. Ripristinare i corsi per assistente sanitario, figura centrale della prevenzione, formare meglio gli Oss, aumentare le borse di studio e le richieste al governo per più posti sia delle professioni sanitarie, sia delle scuole di specialità per i medici». L’assessorato alla Formazione? «Ha risposto alle nostre sollecitazioni spiegando che avrebbe formato tante persone quante ne chiedeva l’assessorato alla Salute. Insieme hanno perso l’occasione di immettere sul mercato figure richieste e ridurre così la disoccupazione. Ma sono state, evidentemente, scelte politiche condivise dall’intero esecutivo».

La segretaria Cgil Fp Fvg non dimentica un inizio d’anno con linee di gestione che prevedevano tagli sul personale per l’1%: «Il Decreto Calabria ha corretto il dettato di una legge nazionale, ma solo a ottobre la giunta ha finalmente ridefinito il tetto di spesa». Dopo di che c’è il nodo di organici, «proprio perché non rafforzati», sotto pressione. Olivo richiama a questo proposito le quasi 487 mila ore di straordinario tra comparto e dirigenza nel primo semestre 2020 (erano state 717.676 nell’intero 2019) e i 13.038 richiami in servizio sempre da gennaio a giugno di quest’anno. «Tutte statistiche che ci dicono che il lavoro delle 300 persone in meno nel Ssr rispetto a fine 2018 è caricato sulle spalle dell’organico attuale, con chiamate in corsia pure nel giorno di riposo, quando si dovrebbe recuperare dalla stanchezza fisica e psicologica. Tanto più in una fase così delicata».

C’è infine la questione ferie: «Sia nel 2018 che nel 2019 si è chiuso l’anno con 250 mila giorni di ferie non godute, una media di due settimane a testa».

Le richieste del sindacato, conclude Olivo, «non sono campate in aria. Certo, abbiamo assunto a tempo determinato o interinali per la prima fase della pandemia, ma adesso che facciamo? Perché li abbiamo mandati via, per diventare la penultima regione per i tracciatori? La sanità pubblica è un bene prezioso che non possiamo dare per scontato e che dobbiamo tutti coltivare perché, in casi come questi, si capisce la necessità di un sistema universalistico e si vedono tutte le sue lacune dovute per lo più a una scarsa programmazione». —


 

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