In tre a giudizio per la morte di Molent

Soccorsi in ritardo dopo il malore. Il medico della Pallacanestro Gorizia e due volontari devono rispondere di omicidio colposo
Bumbaca Gorizia - 20-12-2009 - Basket NPG Codroipo - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia - 20-12-2009 - Basket NPG Codroipo - Foto di Pierluigi Bumbaca

di Franco Femia

GORIZIA

Sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell'udienza preliminare Paola Santangelo il medico sociale della Nuova Pallacanestro Gorizia Umberto Tommasini e i due volontari dell’associazione “La Salute” di Lucinico, Elisa Mongolla e Renato Federici, entrambi abilitati all’uso del defibbillatore. Devono rispondere di omicidio colposo per la morte del cestista Matteo Molent, di Azzano Decimo, deceduto dopo un malore che lo aveva colpito durante la gara tra la Pallacanestro Gorizia e la Blue Energy Codropipo. Al medico e ai volontari si imputa di aver soccorso il giovane in ritardo e senza aver utilizzato il defibrillatore causando quindi lesioni cerebrali che portarono otto giorni dopo alla morte di Molent. Il processo è stato fissato per il 24 maggio del prossimo anno.

La dottoressa Santangelo ha deciso il rinvio in base anche agli esiti della perizia che aveva affidato ai medici Cirielli e Perrone. Perizia che avrebbe sostanzialmente confermato quella del consulente del pubblico ministero, che aveva sostenuto come la tempistica dei soccorsi fosse stata omissiva. Ieri il pm Pavone e la parte civile - si sono costituiti i genitori e la sorelle di Molent assistiti dall’avvocato Francesco Gasparinetti - hanno chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Di parere avverso i difensori - avvocato Nereo Battello per Tommasini e avvocati Massimo Macor e Livio Lippi per i due volontari- che hanno evidenziato alcune contraddizioni nella perizia legale e hanno confermato come i soccorritori avrebbero seguito il protocollo nel portare i soccorsi al cestista concludendo con la richiesta di proscioglimento dei propri assistiti.

I soccorritori, tra l’altro, hanno sempre respinto le accuse e le critiche per un presunto ritardo nell'intervento. L'arresto cardiaco di Molent sarebbe avvenuto successivamente alle prime operazioni di soccorso fatte dai volontari, pochi istanti prima dell'arrivo dell'ambulanza del "118" e allora sarebbe stato avviato il procedimento di rianimazione con alcune scariche di defibrillatore e iniezioni di adrenalina che avevano permesso la ripresa cardiaca.

Il malore che aveva portato Molent alla morte era accaduto il 20 dicembre 2009. Il giovane era sul parquet del PalaBigot quando aveva chiesto il cambio. Tornato in panchina subito dopo si era accasciato a terra colpito dal malore. Il giovane era stato soccorso dai sanitari presenti al palasport e sottoposto ai primi interventi di rianimazione con un massaggio cardiaco. Un lavoro durato parecchi minuti, seguito con apprensione dal pubblico, ammutolito dinanzi a quanto stava accadendo sul parquet. Il giovane, dopo aver dato segni di vitalità, aveva subito un arresto cardiaco ed era stato sottoposto alla cura del defibrillatore da parte degli operatori del 118. Il cuore aveva ripreso a battere, ma il giovane era deceduto all’ospedale di Udine dopo 8 giorni di agonia. L’inchiesta fu avviata in un primo tempo dalla procura di Udine, che escluse responsabilità da parte dei medici curanti e accertarono anche la validità dei certificati per l’attività sportiva. Trasmisero quindi gli atti alla Procura di Gorizia per accertare eventuali condotte omissive nei soccorsi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:omicidi colposi

Riproduzione riservata © Il Piccolo