In terrazza e dentro casa: è boom di gechi a Trieste

L’innalzamento delle temperature ha modificato le abitudini degli animaletti. Frequente in questo periodo avvistare baby esemplari a caccia di avventure

TRIESTE «Il geco ha colonizzato l’intera città, è diventato comunissimo, e se ne vedono molti piccoli esemplari in questi giorni, perché siamo nella stagione nelle nascite». Così il naturalista Nicola Bressi risponde ai tanti triestini che in questi giorni hanno pubblicato foto dei simpatici animaletti sui muri dentro e fuori casa e che, in alcuni casi, si sono chiesti il motivo della proliferazione, notata di recente. «È dovuta all’innalzamento delle temperature – spiega ancora Bressi – e il numero è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Il primo dato sulla sua presenza in città risale al 1925, poi fino agli anni ’90 se ne sono visti pochissimi, confinati solo nella zona costiera, vicino al porto, dove viveva una colonia, anche se non molto grande».



Di recente, appunto, il cambiamento notato da molti. «Dagli anni ’90 appunto qualcosa è cambiato, in tutta Trieste. Sono diventati tantissimi, in particolare in alcune zone come ad esempio in viale Miramare e anche nello stesso castello di Miramare, ma sono saliti anche sul Carso, nelle aree più calde, come a Prosecco e a Santa Croce. E si trovano talmente bene qui da noi – aggiunge – da lasciare l’habitat più comune, il muro, per preferire anche altri, come i tronchi degli alberi. È uno dei pochi fenomeni positivi dovuti ai cambiamenti climatici, perché ci aiuta a contenere alcuni insetti nocivi, gli adulti infatti mangiano tarme o blatte, i piccolini le zanzare».

Attenzione però, i gechi vanno lasciati in pace, non devono essere catturati o conservati in spazi “artificiali”. Sui social alcuni si domandano anche cosa fare quando l’animaletto è presente in casa da giorni, sgattaiolato magari da una finestra aperta. «È fondamentale ricordare che si tratta di un animale protetto - continua Bressi -. L’unico consiglio, se si trova in un ambiente chiuso dove è entrato ma non ha più la possibilità di uscire, è quello di farlo cadere con delicatezza ed estrema attenzione in una scatola, per poi portarlo fuori e lasciarlo andare. Ricordo anche che non è pericoloso o velenoso, quindi non arreca danno alle persone. Se invece si trova in un locale con finestre e porte spesso aperte, non ci sarà alcun problema, entrerà e uscirà senza difficoltà, liberamente».

In questi giorni, come detto, tanti hanno pubblicato su Facebook immagini di gechi piccoli, che si arrampicano all’esterno delle abitazioni, e altri entrati anche attraverso fessure di dimensioni molto ridotte. «Capita di frequente perché siamo nel periodo delle nascite, in più i “cuccioli” sono curiosi di esplorare, a differenza degli adulti che si nascondono facilmente».

Curiosità, a Trieste esistono due specie. «C’è il geco comune, “tarentola mauritanica”, che si trova un po’ ovunque ed è quello in cui ci imbattiamo con più facilità, e poi c’è il geco verrucoso, più piccolino, “hemidactylus turcicus”, che ormai vive quasi esclusivamente nel cuore della città, in particolare nel Borgo Teresiano». —


 

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