In Slovenia voto a luglio. Bratušek saluta

Il capo dello Stato scarta la data del 22 giugno. L’ex premier: «Non è giusto che il Paese paghi i calcoli interni di un partito»
Di Mauro Manzin
Slovenija, Ljubljana, 16.12.2013, 16. December 2013 Premierka Alenka Bratusek odgovarja na vprasanja poslancev na redni seji DZ RS. Politika, portret Foto: Ziga Zivulovic jr. /Bobo
Slovenija, Ljubljana, 16.12.2013, 16. December 2013 Premierka Alenka Bratusek odgovarja na vprasanja poslancev na redni seji DZ RS. Politika, portret Foto: Ziga Zivulovic jr. /Bobo

TRIESTE. Tutti alle urne, con pinne, fucile ed occhiali. Sì perché la data per le elezioni anticipate in Slovenia slitta. Tutti le volevano il prossimo 22 giugno. Il capo dello Stato, Borut Pahor con calma olimpica, Costituzione alla mano e nutrita corte di esperti riporta tutti con i piedi per terra. La prima data legalmente possibile cade solamente nella seconda metà di luglio. Oppure si potrebbe votare anche a settembre. Per quest’ultima opzione però c’è il problema agosto, mese consacrato alle ferie quando sarebbe difficile per i partiti raccogliere le firme necessarie alla presentazione delle liste e la campagna elettorale potrebbe diventare una sorta di “predica” nel deserto delle città vuote e “sudate”. Pahor vuole essere il garante della Costituzione. «Nel indire le probabili (da oggi in poi un gruppo parlamentare o dieci deputati possono nominare un nuovo premier incaricato ndr.) elezioni anticipate - spiega il presidente della Repubblica - non avrò fretta ma non tirerò troppo per le lunghe. In base alle norme vigenti - prosegue - le indirò al momento opportuno rispettando quanto previsto nella Costituzione e sarà mia cura vigilare affinchè gli interessi della nazione e dei cittadini abbiano a soffrire il meno possibile». I colloqui tra i partiti e il presidente Pahor inizieranno lunedì prossimo.

Ieri, intanto, l’oramai ex premier Alenka Bratušek spiega le ragioni delle proprie dimissioni in Parlamento il quale ne ha preso atto. Sostanzialmente è una sorta di “canto del cigno”. Bratušek conferma di essersi decisa al non facile passo a seguito degli esiti del congresso del proprio partito, Slovenia positiva, dove, lo ricordiamo, è stata sconfitta per la poltrona di presidente dal sindaco di Lubiana Zoran Jankovi„. Lei non voleva essere una “marionetta” in mano a burattinai di cui non condivideva i progetti per cui ha passato la mano. «A causa dei calcoli interni a un partito - sostiene Bratušek - non è giusto che soffra una nazione intera e i suoi cittadini». «Proprio per questo ho deciso di dimettermi e auspico che quanto prima vengano indette le elezioni anticipate», esortando ancora un a volta i partiti rappresentati in Parlamento a non tentare strani “ribaltoni” che, secondo la premier, servirebbero solo a prolungare l’agonia di un Paese al momento ingovernabile.

Ma dov’è oggi finita la Slovenia? «Là - risponde - dove si può permettere di andare alle elezioni anticipate». E poi elenca i meriti del suo esecutivo: «Rafforzata la posizione sui mercati internazionali, dopo 5 anni vi è una crescita economica in atto, la disoccupazione è diminuita, le finanze pubbliche sono state stabilizzate e ci indebitiamo a un tasso molto più conveniente di prima». Ma allora perché andare al voto e rovinare la ancora fragile struttura appena assemblata? A Jankovi„ l’ardua risposta. Ma soprattutto agli elettori, se non preferiranno il mare alle urne.

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