In Slovenia scatta il coprifuoco notturno

Tutto chiuso dalle 21 alle 6 del mattino. Lubiana con 537 casi al giorno vieta i matrimoni e gli spostamenti tra le regione
Il premier sloveno Janez Janša a Bruxelles durante il recente summit europeo
Il premier sloveno Janez Janša a Bruxelles durante il recente summit europeo

LUBIANA Stato d’epidemia, coprifuoco notturno, restrizioni di movimento. Si fa sul serio, nella vicina Slovenia, nella nuova battaglia contro l’epidemia di coronavirus, che da settimane ha ricominciato a mordere anche tra Lubiana e Maribor. Slovenia dove ieri, lunedì 19 ottobre, il governo ha confermato la proclamazione dello stato d’epidemia per 30 giorni, decisa domenica sera a causa del «deteriorarsi della situazione epidemiologica», ha confermato in conferenza stampa il portavoce dell’esecutivo, Jelko Kacin, mentre il premier Jansa ha assicurato che il Paese è pronto per la seconda ondata «e sarà tra i vincitori».

Conferenza dove sono state annunciate anche nuove restrizioni per contenere i contagi, pianificate «prendendo come esempio le esperienze» di altri Paesi Ue, Francia in testa, ha illustrato ieri il ministro degli Interni sloveno, Ales Hojs. Fra quelle più severe, il coprifuoco notturno temporaneo, dalle 21 alle sei del mattino – con eccezioni per lavoro ed emergenze - ma anche il divieto di assembramenti con più di sei persone (erano dieci in precedenza), con deroghe solo fra parenti.

Vengono vietati «matrimoni», manifestazioni sportive e culturali e funzioni religiose, ha chiarito Hojs. Non solo: si va da oggi anche verso il divieto di spostamento tra una regione e l’altra. Chi risiede nell’ultima area rimasta ancora arancione come grado di rischio in tutta la Slovenia, la regione Carsico-costiera, non potrà infatti viaggiare nelle regioni rosse, per le quali erano già state introdotte simili restrizioni di movimento. Sono previsti controlli rafforzati e multe fino a 4mila euro per chi trasgredisce alle regole. Sono tuttavia contemplate eccezioni, soprattutto per motivi di lavoro ed emergenze. Per il momento, non sono previste chiusure di centri commerciali, negozi o limitazioni al trasporto pubblico. E tutte le misure restrittive saranno rivalutate ogni settimana ed eventualmente mitigate. Difficile che accada a breve, dato che i contagi non calano. Sono stati 537 (il 20,4% dei testati) quelli registrati domenica – contro i 170, 75, 39, 50 e 47 di quelle precedenti. Intanto aumento costante dei pazienti in ospedale (289, +9,1%) e di quelli in terapia intensiva (55, +12,2%), due i nuovi decessi per un totale di 190.

Decessi a causa del Covid che sono stati ben undici in Croazia, la cifra più alta in 24 ore da inizio epidemia. Solo 393 i nuovi contagi, ma esclusivamente a causa dei pochi tamponi effettuati (3.636) e potrebbero raggiungere però quota 2mila entro la settimana, ha avvertito l’epidemiologo Brano Kolaric, membro del comitato di esperti che affianca il governo durante l’emergenza, sottolineando con gravità che il sistema ospedaliero potrebbe andare presto in sofferenza. Lo confermano i numeri dei pazienti in ospedale (571) e di quelli in intensiva (35).

Ancora pesante il quadro in Bosnia-Erzegovina, con quasi 550 nuove infezioni e ben tredici decessi, ormai a un passo da soglia mille da inizio epidemia. Rimane relativamente sotto controllo la situazione in Serbia, che da giorni registra circa 200 contagi giornalieri (ma 122 ieri), dove le autorità – in vista di un potenziale aumento dei malati – hanno riattivato il grande palazzetto dello sport Beogradska Arena, come ospedale Covid. —


 

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