In Slovenia arrivano i licenziamenti facili

LUBIANA. «Se riusciremo a varare le riforme più importanti entro la fine dell’anno e se il Parlamento approverà una serie di misure finanziarie che abbiamo già predisposto, la Slovenia potrà farcela da sola e non avremo bisogno di ricorrere agli aiuti internazionali». Il ministro del Lavoro sloveno Andrej Vizjak è convinto che Lubiana sia in grado di trovare da sola la via d’uscita dalla crisi, nonostante le pessimistiche previsioni degli esperti del Fondo monetario internazionale e le dichiarazioni allarmanti del premier Janez Jansa, che la settimana scorsa aveva dichiarato pubblicamente che la Slovenia rischia la non liquidità se non riuscirà a piazzare le proprie obbligazioni sul mercato. Ma per farcela da soli, ha precisato Vizjak, è necessario che le riforme siano approvate quanto prima. Ieri lo stesso ministro ha presentato le due riforme più importanti, quella del sistema pensionistico e quella del lavoro. Rispetto alle proposte che circolavano nelle ultime settimane, diverse soluzioni sono state ammorbidite, con il chiaro intento di non provocare in partenza il blocco del dialogo con i sindacati.
Le condizioni per il pensionamento, uguali per uomini e donne, sono i 40 anni di lavoro e i 60 anni d’età. Si potrà andare in pensione anticipata sempre con 40 anni di anzianità contributiva, nei quali saranno però calcolati la maternità per le donne (8 mesi per ogni figlio) e il servizio militare per gli uomini (due terzi della leva obbligatoria). Per il periodo che manca fino ai 65 anni d’età è previsto un “malus” di 0,3% al mese.
Le pensioni saranno calcolate su 28 anni consecutivi di contributi, senza i tre anni meno favorevoli, mentre il loro adeguamento sarà vincolato per il 60% all’andamento delle paghe e per il 40% all’inflazione. «Queste soluzioni dovrebbero garantire la sostenibilità del sistema previdenziale fino al 2020 ma nessuna riforma sarà sufficiente - ha aggiunto Vizjak - se il Paese non uscirà dalla recessione. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il principale problema, per Vizjak, è l’eccessiva tutela di chi è assunto a tempo indeterminato e la flessibilità selvaggia in entrata nel mercato del lavoro. Per stemperare questi due estremi, sarà introdotto il contratto di lavoro unico: prevede l’assunzione a tempo indeterminato con un periodo di prova di 5 mesi, durante i quali il lavoratore può essere licenziato senza spiegazioni con 14 giorni di preavviso, un periodo di “adeguamento” di 2 anni e un periodo di “stabilità”. Licenziare sarà sì più facile ma solo dal punto di vista formale, ha spiegato il ministro. In quanto ai contratti di lavoro a tempo determinato, non potranno superare il 10% del totale dei dipendenti di un’azienda. Saranno tutelati dai licenziamenti i lavoratori con meno di cinque anni al pensionamento. Non si toccano la pausa pranzo e l'indennità per gli anni di anzianità di lavoro.
Cambia però l’indennità di disoccupazione (dall’80 al 70% della paga base) e la sua durata, da 24 a 18 mesi. Tra le altre semplificazioni previste dalla normativa, da segnalare la possibilità di effettuare una serie di comunicazioni ai dipendenti per via elettronica e non più in forma cartacea, e la cessazione dell’obbligo, per il settore privato, di notificare i posti di lavoro vacanti all’Ufficio collocamento. Le riforme saranno presentate oggi alle parti sociali.
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