In Serbia arriva la ministra gay

Un’omosessuale dichiarata nel nuovo governo: è la prima volta nel Paese balcanico
La neo-ministra serba Ana Brnabic
La neo-ministra serba Ana Brnabic

BELGRADO. Due notizie in una. La Serbia, a ben tre mesi ormai dalle elezioni anticipate, è ormai finalmente prossima ad avere un nuovo governo. E in quel governo è prevista la partecipazione - per la prima volta in Serbia e nei Balcani - di un ministro apertamente omosessuale, un passo avanti significativo per una nazione che rimane tendenzialmente conservatrice e spesso omofobica. Ma che pare pronta ad avere una ministra dichiaratamente lesbica.

Così ha stabilito a sorpresa il premier incaricato, Aleksandar Vucic, svelando che fra i membri del prossimo esecutivo ci sarà anche Ana Brnabic, 40 anni, un prestigioso master finanziario in Gran Bretagna e un premio come "Business lady of the year" nel 2013. Ad arricchire il suo curriculum, il titolo di vicepresidente del consiglio direttivo dell'influente Naled, l'Alleanza nazionale per lo sviluppo economico locale.

Brnabic è accreditata per occupare la funzione di ministro della Pubblica amministrazione e sarà chiamata a gestire una macchina obsoleta, da riformare anche con misure draconiane. Una posizione ideale, per una giovane lady di ferro inattaccabile dal punto di vista professionale. E le preferenze sessuali della "gej ministarka"? «Ho parlato con lei, non nasconde» la sua omosessualità «e ne parla con orgoglio», ha detto Vucic. «Non mi interessano le sue scelte personali. Le ho detto che ho a cuore» solo «il lavoro che può fare», ha rivelato il premier incaricato.

Vucic non ha però potuto sorvolare sulle ripercussioni che una scelta del genere potrebbe avere sull'opinione pubblica, con le prevedibili «critiche e polemiche» che susciterà in Serbia. Serbia dove, fino a pochi anni fa, un Gay Pride scatenava rabbiose violenze di piazza e la furia incontrollabile di hooligan e ultranazionalisti. E dove, secondo una ricerca del 2015 commissionata dal National Democratic Institute, il 48% della popolazione cercherebbe di «trovare una cura» se scoprisse di avere un figlio gay, mentre un 7% userebbe persino «punizioni corporali». Percentuali simili, va detto, sono comuni in tutti i Balcani.

La neo-ministra serba Ana Brnabic
La neo-ministra serba Ana Brnabic

Ma possibili critiche e polemiche non sembrano turbare Brnabic che - in attesa della fiducia all'esecutivo - continua a mantenere un profilo basso, augurandosi di essere apprezzata solo come «il ministro della Pubblica amministrazione», ha dichiarato ieri alla Associated Press. Parole che non smorzeranno certo gli entusiasmi, come quelli della Gay-Straight Alliance, che ha parlato di «momento storico» e di «enorme passo avanti per la costruzione di una società basata sulla parità dei diritti». E quelli della Commissaria per i diritti e l'uguaglianza, Brankica Jankovic, che ha definito la nomina incoraggiante per una comunità Lgbt «esposta a discriminazioni e a volte a violenza».

Minore euforia filtra invece dalle parole di Goran Miletic, storico attivista Lgbt in Serbia, fra gli organizzatori del Pride di Belgrado. «Dobbiamo dare il benvenuto a ogni tipo di inclusione di gruppi vulnerabili nel governo, ma non penso veramente che sia una scelta sincera da parte di Vucic», dichiara Miletic al Piccolo. «Non ritengo che questo sia un grande passo avanti», aggiunge poi. Un passo «storico», suggerisce Miletic, sarebbe quello di vedere Vucic adottare leggi a favore di gay e lesbiche, «in attesa da anni». Oppure quello, più simbolico ma non meno importante, di «prendere parte al Gay Pride».

E una nuova sfida al premier serbo è lanciata, in vista del Pride di settembre.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo