In Romania dilaga la Ceausescu nostalgia

Il 66% della popolazione rivorrebbe il defunto presidente. Più realisticamente prevale l’appoggio a Ponta

BELGRADO. Code davanti ai negozi vuoti, opulenza per i dirigenti comunisti e miseria per il popolo, culto della personalità del leader, censura asfissiante, un’estetica di Stato che portò alla distruzione di quanto rimaneva della bella Bucarest d’anteguerra per far sorgere viali da sfilate militari, orridi palazzi pubblici e squallidi condomini. Persino il divieto di contraccezione, perché il regime voleva più figli per la patria. Viste le premesse, difficile pensare che qualcuno possa avere nostalgia del dittatore rumeno Nicolae Ceausescu, a venticinque anni dalla sua rovinosa caduta dopo la sollevazione della piazza, dalla fucilazione in coppia con la moglie Elena in una caserma di Targoviste, oggi museo per turisti nostalgici. Ma ci si sbaglia.

Sono in tanti e sempre più numerosi, in Romania, a rimpiangere il despota, in lizza con l’albanese Enver Hoxha per la palma di tiranno più oscurantista e rozzo del defunto blocco sovietico. A confermarlo, una ricerca dell’Institutul Roman pentru Evaluare si Strategie, un autorevole think tank di Bucarest, che ha avuto la bella idea di chiedere a un campione di rumeni se hanno già deciso per chi votare alle elezioni presidenziali in programma in autunno.

Le risposte devono aver quanto meno sconcertato i sondaggisti. Un intervistato su tre ha infatti rivelato che potrebbe mettere la croce sull’attuale premier in carica, Victor Ponta, se questi deciderà di candidarsi, come suggeriscono le voci che circolano sempre più insistenti. Il liberale Crin Antonescu, suo ex alleato, è preferito invece solo dal 12% della popolazione. Una rielezione di Basescu? La vorrebbe solo un rumeno su dieci.

Ma è invece quasi un plebiscito per il Conducator, che regnò sulla Romania dal 1965 all’89. Addirittura un 66% vorrebbe infatti Ceausescu di nuovo in sella, sulla poltrona di presidente della Repubblica, a guidare il secondo Paese più povero dell’Ue verso un futuro più radioso. Sorpresa? Fino a un certo punto. A fine 2010, un simile sondaggio aveva dato risultati conformi, con un 41% di nostalgici.

Fa però impressione osservare la percentuale di chi rimpiange il dittatore salire di venti punti in quattro anni, in una nazione dove il 41,7% della popolazione rimane a rischio povertà o esclusione sociale e dove, misura ancora più efficace per leggere lo stato di salute di un Paese, un bimbo su quattro cresce in famiglie che galleggiano sotto la soglia di povertà relativa. Povertà e democrazia, insomma, un binomio che sembra aver stancato i rumeni.

Lo stesso sondaggio Ires lo conferma. Sotto il regime, non si votava e non si era liberi, ma tutti avevano «un lavoro sicuro», ha risposto il 23% del campione. E più in generale, ha assicurato un ampio 70%, ai tempi «si viveva meglio» di oggi, in una Romania dove i mal di pancia della gente cominciano a diventare sempre più dolorosi. Tanto da far rimpiangere persino Ceausescu.

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