In rivolta i pescatori cacciati dalle falesie
TRIESTE. «La tomba dei pescatori professionisti, la banca di quelli di frodo». Così Guido Doz, responsabile regionale del settore agro-ittico-alimentare dell’Agci, ovvero dell’Associazione generale cooperative italiane, definisce la neocostituita Riserva marina delle Falesie di Duino. «A rischiare l’estinzione non sono i pesci, bensì i pescatori», afferma Doz, che è il portavoce di quelli triestini, ma che riporta anche il pensiero del fratello Michele che rappresenta i colleghi di Monfalcone.
A temere di finire sul lastrico sono ora un’altra sessantina di famiglie. «I risultati finali della recente politica del settore sono questi. A causa della Riserva marina protetta di Miramare, gestita dal Wwf, nei porticcioli di Barcola, Cedas, Grignano, Santa Croce, Filtri di Aurisina e Canovella sono spariti negli ultimi anni tutti i pescatori professionisti. Erano più di cinquanta le famiglie che vivevano grazie al pescato che in gran parte proveniva proprio dalle zone dell’attuale Riserva marina di Miramare. Ora - denuncia Doz - la stessa sorte viene riservata ai pescatori dei porti di Sistiana, Duino, Villaggio del Pescatore, Marina Nova e Monfalcone, un’altra sessantina di famiglie, che con le regole della neonata Riserva marina delle Falesie di Duino, non potranno più avvicinarsi alla zona più pescosa della baia di Sistiana». Se ne andranno dunque in fumo le pescate migliori che in quell’area riguardavano soprattutto le seppie nel periodo tra marzo e luglio e le passere tra novembre e febbraio. Il pescato locale si ridurrà di conseguenza sulle tavole delle case e dei ristoranti delle province di Trieste e di Gorizia.
Oltre al danno però vi sarebbe anche la beffa. «La cosa più assurda - prosegue Doz - è che a favorire l’estinzione dei pescatori sono proprio i contributi, i finanziamenti e i fondi comunitari dedicati espressamente allo sviluppo dei pescatori e della pesca del Friuli Venezia Giulia. Infatti il Gac (Gruppo di azione costiera) con capofila Aries, l’azienda speciale della Camera di commercio di Trieste, ha finanziato l’acquisto e il posizionamento delle boe che segnalano l’area marina protetta delle Falesie di Duino».
I pescherecci superstiti sono oggi complessivamente un centinaio di cui un’ottantina in provincia di Trieste e una ventina a Monfalcone. A questi si aggiungono quelli di Grado e di Marano Lagunare dove «i pescatori non hanno preso posizione contro la Riserva di Duino solo perché non ne sono direttamente coinvolti».
Una buona fetta è costretta a riciclarsi inventando altri mestieri inseriti nella filiera della pesca. «In base ad accordi che risalgono ancora alla fine degli anni Settanta alcuni dei nostri pescatori avrebbero dovuto essere inseriti tra il personale della Riserva di Miramare - continua il rappresentante di Agci Agrital - ma ciò non è mai avvenuto. Di conseguenza sono anni che nei porticcioli minori si assiste a un vero dramma sociale ed economico che poteva essere adeguatamente affrontato dai gestori della Riserva con la riconversione dei pescatori in guide turistiche o in servizi inerenti alla Riserva stessa. Si è preferito invece assumere personale esterno. I poteri forti e le lobby hanno vinto anche sulla scelta di gestione, in barba alle tradizioni e agli antichi mestieri di pesca su cui lo stesso personale della Riserva, sicuramente preparato, ma che poteva essere reperito proprio nell’ambito dei pescatori, predica bene ma razzola male».
Il timore dei pescatori è che ora scelte analoghe vengano fatte anche per la Riserva di Duino. Con la conseguenza che, dopo aver interdetto un altro tratto di mare pescoso particolarmente in certe stegioni, ad onta di quelle che sono state alcune promesse degli ultimi tempi, i primi protagonisti del settore vengano lasciati ancora una volta a casa mentre avrebbero disperato bisogno di nuove opportunità di sostentamento economico.
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