«In regione servono altri 2 termovalorizzatori»

Moretton: «Rifiuti, solo Gorizia e Trieste sono Ok». Il verde Metz: «Risposta vecchia e sbagliata»
TRIESTE
Il fiume di rifiuti che sgorga dalle case e dai capannoni, habitat naturale-artificiale dell’uomo del terzo millenio, non risparmia il Friuli Venezia Giulia. Gli argini non sono ancora crollati come a Napoli. Ma, a quanto dicono gli esperti, poco ci manca. Anzi, secondo le previsioni di Gianfranco Moretton, tra un anno soprattutto il Friuli potrebbe diventare un immondezzaio. Il problema è che le discariche sono zeppe e sono sempre di meno. E nessuno le vuole vicino a casa sua. E non solo perchè puzzano. E allora che fare?


Secondo Moretton serve spingere la raccolta differenziata, modificare il piano regionale di smaltimento rifiuti, investire in tecnologia e dotare il territorio di due mega-impianti termovalorizzatori. Uno da costruire nella provincia di Pordenone, l’altro a Udine mentre Gorizia e Trieste sembrano essere autosufficienti. Ma per il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, che apprezza la decisione di Moretton di respingere le eco-balle campane, la Regione deve intervenire perchè l’emergenza riguarda tutto il territorio e non solo Udine. E poi anche il vecchio inceneritore di Gorizia, rimesso in sesto, potrebbe dare una mano. Per i Verdi invece si deve prosciugare il fiume alla fonte, con l’abbattimento dei rifiuti mentre i termovalorizzatori sono una proposta «antica». Ma anche il presidente Riccardo Illy annuncia di aver affrontato il problema in giunta. «Abbiamo discusso a fondo del problema - spiega - e ci siamo posti l’obiettivo di intervenire preventivamente. Sarà nostra intenzione utilizzare quanto prima possibile tutti gli impianti esistenti che possono essere ristrutturati e di spingere sulla raccolta differenziata. Andrà perseguito inoltre il ricorso alle nuove tecnologie».


«Nell’immediato è necessario, per tamponare l’emergenza, che il commissario della provincia di Udine autorizzi l’apertura di almeno una delle discariche bloccate in quanto inadeguate - spiega Moretton -. Contestualmente bisogna spingere sulla raccolta differenziata e va modificato il piano provinciale dei rifiuti».


Ma il problema ha dimensioni più vaste e forse serve una regia della Regione. «La competenza è del territorio ma noi faremo la nostra parte - continua l’assessore -. Elaboremo un nuovo piano regionale dei rifiuti perchè quello in vigore è ormai superato. Stiamo analizzando anche a livello internazionale quali siano le tecnologie più avanzate sia per la compressione dei rifiuti che per la realizzazione dei termovalorizzatori». Il Friuli Venezia Giulia è privo di impianti che trasformano i rifiuti in energia termica. E che rappresentano anche, per chi li gestisce, un notevole ritorno economico. L’unico impianto simile, ma si tratta di un inceneritore, è operativo a Trieste ed è gestito dall’AcegasAps.


«Nella nostra regione ne servono altri due e di dimensioni nettamente maggiori di quello ipotizzato per il pordenonese. La capacità deve passare dalle 98.000 tonnellate alle 150-180.000. Una struttura di uguali dimensioni serve anche alla provincia di Udine. Gorizia e Trieste sono a posto. Per la realizzazione si può pensare a un partenariato pubblico-privato. I termovalorizzatori sul medio-lungo periodo danno ottimi risultati economici per un’impresa privata».


Il costo di queste fabbriche anti-spazzatura varia dai 60 ai 100 milioni in relazione alla capacità produttiva. Poco più di un anno è il tempo medio per la costruzione. «È una proposta vecchia - attacca Metz -. Nei termovalorizzatori, senza accurati controlli, finiscono anche i rifiuti tossici. E non si contano i casi finiti nel mirino dei carabinieri. Ci sono altre tecnologie meno impattanti utilizzate in tutto il mondo per eliminare i rifiuti. Tutti sistemi che ovviamente fanno meno business dei termovalorizzatori che consentono di vendere energia. E forse questo aspetto non convince l’assessore. A proposito di business sappiamo che nella provincia di Udine c’è quello delle discariche che ha impedito una corretta gestione del piano. In tutta la provincia friulana la falde acquifere sono potenzialmente inquinate. Anche sull’impatto inquinante delle discariche non ci sono dati completi e adeguati».


Nel dibattito si inserisce anche il sindaco di Gorizia Ettore Romoli: «Ho apprezzato la scelta della giunta Illy, e in particolare di Moretton, di non accettare le immondizie di Napoli». Un’attestazione di stima quella del forzista Romoli nei confronti di Moretton (Pd) che si inserisce nel filone nazionale, di gran moda in questi giorni, «l’immondizia non ha colore politico».


«Le argomentazioni di Moretton sulle difficoltà del nostro territorio - continua il primo cittadino del capoluogo isontino - sono state esaustive e per questo hanno sollevato un problema grave. La nostra discarica di Pecol dei Lupi se durerà fino al 2009 sarà un miracolo. A quel punto non ci sarà più spazio nemmeno per le ceneri dell’impianto di Trieste. Non è possibile non aprire nuove discariche. Alcuni rifiuti della Bassa friulana e dell’udinese vengono già trasferiti in Unmbria e in altre regioni. La Regione deve prendere in mano la situazione con una certa urgenza e potrebbe convocare i presidenti delle province. La soluzione dell’emergenza passa inevitabilmente per l’autorizzazione a nuove discariche, a incrementare, come accade a Gorizia, la percentuale della raccolta differenziata. Ritengo poi - conclude Romoli - che sia utile rimettere in funzione il nostro inceneritore chiuso dal 2003, adeguandolo alle normative vigenti».

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