«In Porto Vecchio scienza e cultura ma niente case»

Aris Prodani: non mi ha mai convinto il progetto di Portocittà. Il nodo resta il punto franco
Di Fabio Dorigo

«Sono timido. Mi cago sotto». Aris Prodani, il cittadino di Trieste eletto alla Camera dei deputati dal Movimento 5 Stelle, è stato stanato a Roma in un Bed and Breakfast da Enrico Lucci del Le Iene. Era assieme al cittadino senatore Lorenzo Battista e il collega friulano Walter Rizzetto. «Mi raccomando, Aris: non cagarti sotto, davanti a 629 deputati» si raccomanda su Facebook un simpatizzante del “timidone” deputato triestino a Cinque Stelle. «Pannolone e passa la paura» risponde lui con 3 faccine messe in fila. I tre grillini corregionali sono arrivati a Roma (nella “capitale delle mignotte”, definizione di Lucci) senza un preservativo. Sapranno resistere alla tentazioni della capitale corrotta? «Siamo qui per questo» risponde il supereroe Prodani. La timidezza non traspare mai in quasi un’ora di intervista telefonica. A Montecitorio si è già fatto conoscere come uno dei grillini più malleabili, affabili e simpatici. Aris (il nome è l’abbreviazione di Aristotele, non il filosofo ma un amico greco del padre), ex rallysta e piccolo imprenditore dell’autonoleggio, è il più ricercato dai giornalisti per dichiarazioni al volo. Nel 2007 prova assieme al padre a prendere in gestione la Stazione Rogers con un progetto di infopoint turistico collegato all’autonoleggio. Arriva secondo. Nel 2011 si presenta alle comunali del 2011 con la lista Cinque Stellecici. Arrivato secondo, ma entra in Consiglio comunale. Primo dei non eletti con 82 preferenze dietro a Stefano Patuanelli. Nel 2012 corre alle parlamentarie on line del Friuli Venezia Giulia del Movimento 5 Stelle. Arriva secondo a 3 voti dal capolista friulano Rizzetto (123 voti contro 120). Entrambi catapultati con l’apriscatole in tasca dentro Montecitorio.

Piaciuto il servizio delle Iene?

Sì, è venuta fuori la normalità di quello che siamo.

C’è parecchia curiosità su di voi. I cittadini qualunque dentro il Parlamento...

Troppa. Ci sono colleghi del Pd giovani come noi che nessuno “caga” perché non sono Cinque Stelle.

Quanto pagate per il Bed and Breakfast?

Per ora 55 euro a testa a notte. Ma cerchiamo qualcosa di più economico.

Vi dividete altre spese?

Il taxi quando non usiamo i mezzi pubblici.

Con i colleghi degli altri partiti come sono i rapporti?

Tra le file del Pd ci sono molti esordienti nostri coetanei. L’emozione è comune.

Prima dell’incontro fatale con Grillo nel 2008 nessun interesse per la politica?

Politica attiva no. Nel 2002 ho partecipato a un girotondo contro il legittimo impedimento.

Un girotondino?

Quello era l’ultimo girotondo. Poi il movimento è naufragato. Ma lì è scattata la prima scintilla politica.

Una scintilla contro Berlusconi. Quindi sei più di sinistra che di destra...

(sbuffa). Mah... Sì forse. Alle ultime europee ho votato Italia dei valori. Prima Pd. Ma con scarsa convinzione...

Ha mai parlato con Beppe Grillo?

Una sola volta. Quando è venuto all’ultimo comizio di Trieste per lo tsunami tour. Io e Stefano (Patuanelli, consigliere comunale, ndr) siamo andati a prenderli con il camper al Lisert. Nel tragitto ci siamo scambiati solo qualche parola.

E con Casaleggio?

Mai parlato.

Che rapporti ci sono?

Gli unici sono per la certificazione delle liste e l’utilizzo del marchio. Ma per quanto attiene le tematiche politiche il rapporto è zero.

Uno vale uno...

Siamo autonomi nelle scelte politiche. I programmi ce li siamo elaborati noi. Decidiamo noi se fare o meno attività politica assieme ad altre forze politiche...

E quali?

Con i radicali, per esempio abbiamo condiviso una battaglia per il testamento biologico. Senza dover chiedere il permesso a nessuno.

Onore a Grillo, insomma...

Il grande merito di Grillo è quello di aver dato a me come a tanti altri che erano fuori dalla politica di mettersi in gioco.

«Le scelte che ricadono su di noi ed i nostri figli non possono venire prese da persone che non hanno a cuore il bene comune» scrivi sul tuo blog.

E proprio questo il senso del nostro impegno politico.

È vero che ha chiesto una app per smartphone per orientarsi nei corridoi di Montecitorio....

E stata una battuta. È vero che tutti si perdono là dentro. Anche i giornalisti. Difficile trovare la via d’uscita. La struttura di Montecitorio è mastodontica.

Un labirinto del potere...

Un vero labirinto. Ci sono gli ascensori che sono sfasati rispetto ai piani.

Perché vi siete seduti negli scranni più alti della Camera? A chi è venuta l’idea?

L’idea è arrivata dalla rete. Per stare sopra tutti e con il fiato sul collo.

Ha applaudito al discorso della presidente Laura Boldrini?

Sì. È stato un discorso molto a 5 Stelle. Mi ha colpito che quando ha fatto un accenno all’antifascismo tutto il centrodestra si sia astenuto dall’applaudire e dall’alzarsi in piedi. Non mi è piaciuto per niente.

Dopo il discorso l’avresti votata...

E stato un bel discorso.

Al Senato chi avrebbe scelto tra Renato Schifani e Pietro Grasso?

Sarei stato in grave difficoltà... Davanti a quella scelta forse avrei votato anch’io Grasso.

Potrebbe votare la fiducia a un governo del Pd?

Voterei un governo a 5 Stelle con 5 punti fondamentali che evito di farci andare alle elezioni. La prima sarebbe la legge elettorale e il secondo il finanziamento ai partiti.

«Grazie all’esperienza professionale e ad una certa attitudine personale ho sviluppato una particolare attenzione alle tematiche inerenti l’ambito turistico».

Ho fatto il Petrarca. Ho imparato l’inglese, il francese e lo spagnolo. E ho partecipato a parecchi fiere.

Su quale turismo dovrebbe puntare Trieste?

Non credo alle crociere Msc-Costa. Le navi da crociera che fanno home port portano poco. L’attività inoltre è andata a discapito del settore congressuale che andava benissimo.

Un errore strategico?

Abbiamo imboccato la strada sbagliata. Sarebbe il caso di riprendere il turismo congressuale. Il problema è che il centro congressi del Silos è tutto fermo. Mancano i soldi. Ma non è il vero problema...

Qual è il vero problema?

Noi abbiamo troppe strutture e realtà che, a livelli diversi, si occupano di turismo: la Camera di commercio, la Trieste terminale passeggeri, la Turismo Fvg, la Provincia e il Comune. Mancano i punti di contatto tra queste realtà. E così assistiamo spesso ad azioni non coordinate. Non è mai chiaro chi debba fare cosa.

Qual è il suo giudizio sull’assessorato regionale gestito dalla Seganti?

Senza strategia.

Come valuta la giunta comunale di Cosolini?

C’erano molte aspettative. Ma stiamo ancora aspettando.

Una delusione...

In giro c’è molta disillusione. Non si vede progettualità. Gli operatori economici, i commercianti sono delusi. Speriamo che con quale rimpasto si riesca a migliorare.

Ferriera di Servola. Che fare?

Dopo un anno e mezzo si è arrivati alla nomina di Franceso Rosato come consulente. Questo dice tutto. Si ragiona solo in termini di emergenza.

All’ultimo momento.

Si giustifica tutto con l’emergenza, quando in realtà emergenza non è. Della Ferriera si conosce la situazione da anni e anni.

Nei vostri programmi cosa di dovrebbe fare di Servola?

Sarà già un problema trovare i soldi per bonificare l’area. Non verrà mai fuori lì un giardinetto. Si può riconvertire e bonificare l’area solo in un’ottica industriale. Con attività che rispettino l’ambiente. C’è già una centrale elettrica.

Non solo portualità?

E un’area enorme per limitarla solo alla portualità.

Solo porto, invece, per il Porto Vecchio? Non è ingenuo pensare che possa essere rilanciato riesumando un punto franco che per 60 anni nessuno ha mai usato?

Preliminare è capire qual è lo stato giuridico dell’area vantaggi fiscali compresi. Per questo serve una commissione tecnica internazionale. Non ci ha mai convinto la concessione data a Portocittà.

Perché?

E una visione di mera speculazione edilizia.

Il sindaco Roberto Cosolini chiede che quell’area venga restituita alla città?

Quell’area non è mai stata della città. È sempre stata zona portuale. Al massimo dovrebbe essere data alla città.

Cosa che il Movimento 5 Stelle non vuole.

Noi vogliamo fare chiarezza una volta per tutte su cosa si può fare e cosa non s può fare in quell’area.

Ovvero?

Capire se il punto Frano è spostabile o non è spostabile. Questo è il problema principale. Il punto franco è stato il limite insormontabile anche per Portocittà.

E se si dimostrasse che è trasferibile?

Allora si può ragionare sulla destinazione di quell’area.

Potrebbe essere sdemanializzata e diventare un rione della città?

Che diventi un quartiere residenziale, questo assolutamente no. Questo è pacifico. In una città in continua decrescita e come molte case sfitte non ha senso di esistere.

E allora?

Nulla in contrari ad insediare lì istituzioni scientifiche e culturale. O industrie ad alta tecnologia. Ma ripeto: nessuna speculazione edilizia.

Monsignor Crepaldi non riscuote le sue simpatie. L’ha chiamato il vescovo delle occasioni perse sull’omofobia e sul testamento biologico...

A me non piacciano certe prese di posizioni. Non sopporto le invasiioni della Chiesa su certe tematiche. Lo ritengo intollerabile.

In una lettera al piccolo gli attribuiva “tentazioni medievali” e lo invitava a «spogliarsi della tonaca e parlare con la gente per strada.... Così se Dio lo vorrà potrà capire».

Non sono credente, ma non vedo perché una religione, in questo caso la chiesa cattolica, debba entrare nella mia sfera personale. Monsignor Crepaldi dovrebbe prendere esempio dal nuovo Papa Francesco.

In effetti Papa Francesco è un po’ grillino...

Si paga l’albergo, non sale in macchina per fare 100 metri, non indossa scarpe Prada. Un po’ ci assomiglia.

A proposito dell’omofobia sei d’accordo con i matrimoni gay?

Sì, sì, sì. È una questione di riconoscimento dei diritti.

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