In pensione il primario del Burlo. Ha fatto nascere tre generazioni

Il napoletano Salvatore Alberico chiude domani una lunga e brillante carriera. Erede di Mandruzzato, ha lavorato per 37 anni di fila nell’istituto di via dell’Istria
Salvatore Alberico
Salvatore Alberico

TRIESTE «Sembra ieri che è uscito l’articolo che ero stato nominato direttore. E mi sembra ieri quando sono arrivato qua nel 1979 con la Mini Minor scassata. Diciamo che abbiamo fatto il nostro percorso». Una vita per il Burlo. Il primario dell’Unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia Salvatore Alberico, 65 anni, è da domani in pensione dopo 37 anni passati nell’istituto di via dell’Istria. È il medico ostetrico che ha visto nascere i figli di mezza Trieste. «Praticamente sì. E stata per me una grande soddisfazione. Io di fatto sono arrivato da Trieste quasi da immigrato. E per prima cosa voglio dire grazie a questa città che mi ha accolto e mi ha dato la possibilità di fare tutta la mia carriera», racconta il medico “immigrato” che è anche responsabile del Centro di riferimento regionale per l’assistenza e la cura delle donne in gravidanza affette da Hiv e delle gravidanze ad alto rischio. Le uniche esperienze prima dell’approdo di Tireste sono state il tirocinio all’ospedale Sant’Angelo dei Rossi di Messina e alcuni turni di guardia alla Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università di Messina dal settembre 1977 al novembre 1978. «Voglio ringraziare anche chi ha puntato su di me. E grazie alla dirigenza che ha scelto di puntare su chi si era formato dentro l’ospedale. Tutto il mio percorso, un caso raro, l’ho fatto dentro il Burlo».

Nel 2003 è diventato direttore della Divisione di ostetrica e ginecologia dopo un concorso interno subentrando a Gianpaolo Mandruzzato, andato in pensione nel 2002 dopo 30 anni di servizio. «Voglio anche ringraziare tutti i miei collaboratori. Senza di loro non avrei potuto fare nulla. E grazie ancora di più alle ostetriche. Qui a Trieste abbiamo una professionalità altissima che ha portato questo ospedale a un livello molto elevato», assicura il primario del Burlo. Il suo ruolo in questi oltre trent’anni non si è limitato solo alla sala parto. Alberico ha all’attivo circa 240 lavori scientifici pubblicati, il 70% dei quali su riviste in lingua inglese. «La mia soddisfazione è anche quella di aver organizzato a Trieste degli incontri scientifici di livello internazionale. Ogni anno arrivano 500 persone da tutta Italia e da tutto il mondo. Sono stati dei momenti di importante arricchimento scientifico per il Burlo», aggiunge Alberico.

Ma le cose più importanti sono altre. «Un pensiero con dolcezza a tutti quelli che ho fatto nascere. Cammini per strada e vedi una signora che ti sorride, ricolleghi che sei il medico che ha assistito alla nascita di suo figlio. Ma anche un grande dolore per quelli che non ce l’hanno fatta. È qualcosa che elabori con le famiglie e ti porti dentro per sempre», racconta Alberico. Inutile chiedere il numero delle nascite a cui ha assistito. «Al Burlo nascono in media più di mille bambini all’anno, con punte di 1.800. I primi quattro anni di carriera ho tenuto il conto. Poi i numeri erano troppo grandi...» aggiunge l’ostretico.

«Si tratta comunque di un risultato di equipe. Non sono risultati miei, ma dell’ospedale che occupa il secondo posto in Italia». C’è poi il mistero del parto che è unico e che appartiene solo alla donna. «Noi uomini abbiamo due momenti fondamentali: la nascita e la morte. Del primo non ci ricordiamo nulla. Del secondo anche se ci ricordiamo qualcosa non lo possiamo raccontare a nessuno. Le donne che partoriscono, invece, hanno la nascita, la morte e il mettere al mondo una vita. Per questo è importante che quel momento venga vissuto bene e lascia un bel ricordo», spiega Alberico.

Non è preoccupato del Burlo che verrà dopo di lui. «L’ospedale in termini di assisenza, posso dirlo senza falsa modestia, non perde niente. Abbiamo lavorato bene in gruppo. So di lasciarlo in buone mani. La persona che probabilmente sarà scelta per continuare il mio percorso è una persona molto valida (il professor Giuseppe Ricci, ndr)» aggiunge Alberico che non si è mai identificato nel ruolo di “luminare”.

E l’annunciato trasloco a Cattinara? «Lo auspico. È una cosa che va sostenuta. Nel momento in cui un ospedale si occupa di gravidanze ad alto rischio si immagini solo l’importanza di avere a portata di mano l’unità coronarica, il cardiologo, il neurologo. È importante stare all’interno di una cittadella sanitaria che si occupa di tutte le emergenze», aggiunge. Il suo non è però un addio al Burlo. «Spero di continuare a svolgere un servizio di volontariato all’interno dell’ospedale in collaborazione con la Direzione scientifica e sanitaria. Sarei felice di poter dare ancora un contributo all’ospedale a cui sono molto legato. Il Burlo è la mia vita. Lo sanno bene mia moglie e mia figlia».

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