In Montenegro la grande ripresa del contrabbando di sigarette

BELGRADO Sigarette a basso costo prodotte in Bosnia-Erzegovina o in Kosovo e poi contrabbandate su navi e pescherecci fantasma con porti di destinazione fittizi e a nome di società off shore registrate in complicatissime scatole cinesi in paradisi fiscali da cui rimbalzano un po’ in tutto il mondo senza che si possa arrivare a un vertice. E il porto di partenza da cui si dipana tutto è quello di Bar, in Montenegro, già capitale del contrabbando di bionde negli anni Novanta e che ora torna a ricoprire questa non certo onorifica carica nella geopolitica europea del crimine organizzato.
Secondo un’indagine dell’agenzia Birn e l’Arab Reporters for Investigative Journalism dal 2014 a oggi, monitorando tutti i carichi e le navi sospette solo meno della metà delle sigarette contrabbandate sono state sequestrate dalle autorità di polizia o di dogana, il resto è entrato nel mercato europeo. Complessivamente si tratta di 840 milioni di sigarette che ha fruttato più di 52 milioni di euro ai contrabbandieri e creato un danno erariale all’Unione europea pari a 153 milioni di euro.
Se negli ultimi anni sembrava che il processo di adesione del Montenegro all’Unione europea avesse rallentato il fenomeno con l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) che dichiarava di aver ricevuto una buona cooperazione da parte delle autorità di Podgorica, le società offshore dietro lo schema del contrabbando non sembrano aver subito alcuna sanzione. E nuovi timori sono stati sollevati in merito all'apertura di una nuova zona di libero scambio in Montenegro per una nuova fabbrica di sigarette che produce sigarette a buon mercato. Ciò ha riacceso i dubbi sulla volontà della leadership del Montenegro - in gran parte invariata al vertice per circa 30 anni - di sradicare il crimine organizzato e il contrabbando di sigarette che è fiorito durante il crollo della Jugoslavia socialista negli anni '90 e si è ora infiltrato nel porto di Bar.
Nella sua relazione sullo stato di avanzamento dei negoziati di adesione nel 2018, la Commissione europea ha affermato che permangono «preoccupazioni persistenti» relative alla lotta contro il commercio illecito del tabacco attraverso il Montenegro, in particolare il porto di Bar. La questione è rimbalzata all’Europarlamento dove l’eurodeputata portoghese Ana Gomes ha espresso preoccupazione proprio per l'apertura di una nuova zona franca per la nuova fabbrica di sigarette, dato che «le continue questioni relative ai prodotti del tabacco illeciti che entrano nell'Ue dalla zona di libero scambio nel porto di Bar». Gomes ha detto al Parlamento europeo che tali sviluppi «presentano una nuova minaccia che potrebbe comportare un aumento del numero di sigarette contrabbandate nell'Ue dal Montenegro».
In un'intervista a Birn però Gomes ha precisato bene la “nuova” natura del fenomeno contrabbando, affermato che la questione doveva essere presa «molto seriamente» da Bruxelles. «Devono esserci implicazioni in termini di pretesa» da parte dell’Ue affinché il Montenegro si impegni seriamente a fare pulizia. Un fenomeno che secondo Gomes «non può essere trascurato, certo a causa della quantità di denaro che viene perso dalle casse pubbliche, ma anche perché le organizzazioni criminali coinvolte nella gestione del contrabbando di sigarette hanno chiari legami con organizzazioni terroristiche». «Questo periodo di negoziati (per l’adesione all’Ue ndr.) deve essere, come in altri casi - ha concluso l’eurodeputata portoghese - un periodo di trasformazione del Paese (Montenegro) e se il Paese dipende da questo tipo di attività criminale illegale per sopravvivere economicamente, penso che il ruolo dell'Ue sia quello di chiedere questa trasformazione».
Il contrabbando è da decenni un fenomeno conosciuto da tutti e ben radicato in Montenegro. Si conoscono nomi e cognomi anche in altissimo loco che gestiscono questo traffico ma non c’è volontà, innanzitutto politica prima che giudiziaria, di sradicare gli alberi marci. Potrebbe far male a troppe persone. —
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