In mille al Palasport per la fine del Ramadan

Prima della festa il momento di preghiera. E l’Imam invita i fedeli alla tolleranza e al perdono

L'ora della preghiera, della raccolta e della condivisione, l’ora in cui analizzare il presente per prepararsi con più spirito al futuro. La festa della fine del Ramadan – Eid ed Fitr Bayram – è soprattutto questo, un momento di coesione del popolo islamico, una nuova traccia su cui disegnare valori, legami e dialoghi con la società di appartenenza. Un clima emerso anche nella mattinata di ieri al palasport di Chiarbola, teatro oramai classico dell'epilogo del mese del Ramadan da parte del Centro culturale islamico di Trieste e della Venezia Giulia. L’appuntamento ha coinvolto poco meno di un migliaio di fedeli, numero leggermente inferiore rispetto allo scorso anno. Gli uomini in prima fila, le donne nelle retrovie, i bimbi liberi invece di muoversi sul parquet, quasi un monito simbolico in risposta alla situazione del conflitto a Gaza. Il quadro generale era questo, con i rappresentanti di una dozzina almeno di etnie, tra cui la senegalese e la bosniaca, le più numerose all'interno della comunità islamica in provincia.

Dopo il mese del digiuno e del sacrificio è il momento non solo della festa ma del rafforzamento dell'impegno, quello sociale ancor più che religioso. La tolleranza, il perdono, il dialogo e la vicinanza. I temi sono questi e a ribadirli con forza è stato l'Imam Aziz Al Barikhi, interprete ieri di un intervento particolarmente intenso e solenne: «Dobbiamo fare tesoro della energia ricavata da questo periodo del Ramadan, senza disperderla – ha sottolineato l'Imam della comunità islamica locale – dobbiamo evitare le tentazioni, mantenere saldi i piedi sulla retta via restando legati alla preghiera e mettendo da parte quella parte di orgoglio che spesso ci divide. Impariamo piuttosto ad accettarci e ad accettare il prossimo – ha aggiunto – dando vita ora al perdono, al rafforzamento dei legami di parentela e di amicizia, riallacciando magari i rapporti perduti».

Inevitabile lo sguardo alla situazione a Gaza: «Guardate come i nostri bambini possono giocare gioiosi tra noi oggi – ha rimarcato Aziz Al Barikhi – ma pensiamo ai nostri fratelli in Palestina, a quanti non possono fare altrettanto. Preghiamo per loro, per i fratelli meno fortunati e per quanti soffrono per le divisioni in atto anche in Libano, Irak, Siria ed Egitto». Messaggi più estesi quest'anno, pensando anche ai giovani («Ricordate che la fede è una dimostrazione di intelletto») e all’Italia, Paese cui l'Imam ha indirizzato un auspicio speciale: «Che la misericordia coinvolga anche l'Italia e i suoi governanti – ha ribadito l'esponente islamico – perché si possa uscire al più presto anche dalla crisi del Paese».

Dopo le preghiere, la vera festa. Sulle tavole tanto le fragranze dell'occidente - dalle crostate, al marzapane alle polentine - quanto quelle più esotiche, come il Pahis del Bangladesh, dolce di riso e latte. Un’integrazione, dunque, fatta anche di profumi e sapori.

Francesco Cardella

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