In migliaia in piazza contro la cabinovia di Trieste: «Inutile e impattante»
La manifestazione dei No ovovia si chiude con numeri superiori a due anni fa. Partecipano residenti, ambientalisti, sindacati, partiti di centrosinistra e collettivi. Per la Questura almeno 4mila persone
Se si fossero tenuti mano nella mano, mettendosi in fila uno di fianco all’altro, gli oltre quattromila partecipanti al corteo avrebbero coperto tutto il percorso dal mare al Carso della cabinovia, così voluta dal sindaco Roberto Dipiazza, eppure così contestata da chi fino all’ultimo metro della protesta ne ha dettagliato l’«insopportabile» impatto sulla città e il suo altipiano.
Ora basta
Erano così tanti, almeno quattromila (stimano le forze dell’ordine, e persino «molti di più» secondo gli organizzatori) i triestini e le triestine che venerdì sera hanno ritenuto doveroso tornare a sfilare per le strade e le piazze di Trieste. Per dire ancora una volta «basta all’ovovia», promettere di continuare a battersi per le proprie istanze e vigilare su quel progetto più volte definito «inutile», «impattante» e «insostenibile».
«Ora basta», recitava lo striscione in testa al corteo organizzato dal Comitato No Ovovia, indetto al termine di settimane di passaparola, banchetti informativi, volenterose conferenze stampa e volantini distribuiti tra città e Carso. All’appello del popolo azzurro hanno risposto in tantissimi e così al fianco del Comitato c’erano i residenti del Carso, le associazioni ambientaliste, i comitati rionali, i sindacati, i partiti di centrosinistra, i collettivi studenteschi, scrittori, attori, bambini alle loro prime proteste e pensionati che avrebbero forse fatto a meno di tornare a sfilare.
Un percorso partecipato
Il corteo è stato un vero e proprio percorso partecipato che in due ore ha attraversato le strade e tre piazze della città. Il ritrovo in piazza Oberdan, che nel tardo pomeriggio di ieri assomigliava a una festa fatta di musica e allegria, con striscioni disegnati a mano e ritornelli del brano “Ovovia portime via”, del complesso dei Sardoni barcolani vivi.
Tamburi e cori irriverenti hanno accompagnato la sfilata fino alla tappa di largo Santos, a pochi metri dal punto in cui è prevista la prima delle quattro stazioni della cabinovia: un momento per tirare il fiato e contestare l’assenza di un dibattito pubblico attorno all’altro importante progetto della riqualificazione del Porto Vecchio.
Il Comitato e i cittadini comuni
In testa al corteo ci sono i referenti del Comitato e gli attivisti che da quattro anni a questa parte monitorano tutti gli sviluppi del complesso iter dell’impianto a fune, per produrre corpose osservazioni o presentare ricorsi al Tar, alla Corte dei conti e alla presidenza della Repubblica. Ma nella folla si incontrano anche i volti di cittadini comuni, meno informati ma altrettanto preoccupati dell’impatto economico e ambientale che potrebbe avere la cabinovia.
Il precedente
In almeno quattromila hanno partecipato alla protesta, molti più dei duemila manifestanti che il 17 giugno 2022 erano scesi in piazza per contestare l’ipotesi dell’ovovia e chiedere a gran voce l’alternativa della metropolitana leggera. In questi due anni i numeri sono raddoppiati e il Comitato non ha mai abbassato la guardia, né smesso di esprimere pubblicamente la propria assoluta contrarietà a un’opera che «non sta in piedi da nessuna parte» e all’impatto che questa avrebbe sui cedri secolari del bosco Bovedo, tutelato da Natura 2000.
La battaglia
Impatto che per il Comune sarebbe «contenuto», ma che per l’Europa è più che sufficiente per rendere la cabinovia inammissibile nell’ambito del Pnrr, che finanziava il progetto con 48,7 milioni sui 62 di spesa complessiva. Il sindaco però non intende mollare («il progetto non si ferma: per me non è cambiato nulla», aveva ribadito). E così, mentre il Comitato iniziava a organizzare la protesta, Dipiazza è andato a Roma e ha ottenuto l’impegno del ministero delle Infrastrutture a individuare fondi alternativi per finanziare l’impianto e realizzarlo «senza i più restringenti vincoli del Pnrr».
Una manifestazione “doverosa”
Era allora «doveroso» tornare a sfilare e urlare «no all’ovovia con i nostri soldi», ripeteva ieri sera il referente del Comitato William Starc dal palchetto montato in piazza Unità, ricordando peraltro di aver avuto un recente incontro con il ministero e che «di questi tempi, ottenere nuovi finanziamenti non è affatto scontato».
«Noi – assicura Starc – continueremo a vigilare su questo progetto per cui permangono criticità ambientali ed economiche, e a portare avanti le nostre istanze di trasparenza e partecipazione: voi non scoraggiatevi e non date adito ai troppi annunci a vuoto».
La voce della piazza
In piazza, sotto al Municipio ci sono i comitati cittadini rappresentanti da Maria Sanchez e dai tanti cartelloni in difesa del Bovedo, come anche del poco verde rimasto nell’area dell’ex Pavan, nel rione della Maddalena e nella pineta di Cattinara. È una «voce tonante», quella della piazza, dice Sabrina Pricl, moglie dell’ex rettore Maurizio Fermeglia, venuto a mancare lo scorso febbraio durante una passeggiata in montagna, battutosi contro la cabinovia fino alla prematura fine.
«La nostra, qui – ripete Pricl – è una voce tonante, dovrà continuare a essere forte: per dire oggi e fino alla fine “no” a un’opera inutile, calata dall’alto, e batterci in difesa del nostro altipiano, della nostra salute e di quella di chi verrà in futuro». —
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