In mezzo secolo sul Collio temperature salite di 3 gradi

Lo rivela la ricerca del team Obc Transeuropa sui dati del programma Copernicus. La “febbre” della Destra Isonzo è aumentata in modo significativo dal 2003
Chi oggi pianta una vigna nel Collio chiede ai vivaisti viti capaci di resistere alla siccità
Chi oggi pianta una vigna nel Collio chiede ai vivaisti viti capaci di resistere alla siccità

CORMONS Un aumento delle temperature medie di oltre 3°C nel Collio in poco più di mezzo secolo. È il dato, assai preoccupante e che dice tutto del drammatico riscaldamento climatico in corso, fornito da uno studio internazionale.

Il network European Datajournalism ha pubblicato la ricerca effettuata a livello italiano dal team di Obc Transeuropa sui dati del programma europeo Copernicus dove si mostra “a livello iper-localizzato, per ogni Comune italiano (e in futuro per ogni Comune europeo), la portata e gli effetti di un fenomeno globale come il cambiamento climatico”.

I numeri che riguardano il Friuli Venezia Giulia, e in particolare l’Isontino, non sono affatto positivi. La zona della regione che ha subito maggiormente l’aumento delle temperature è stato il Friuli centrale, con il Comune di Campoformido che tocca il picco di 3,57°C in più nel periodo che va dal 1961 al 2018, lasso di tempo nel quale si è svolta la ricerca. Ma poco dopo l’hinterland udinese arriva proprio il Collio: Cormons è l’epicentro del riscaldamento climatico in questa fetta di territorio, con una media termica che in 57 anni è salita di 3,19°C, ma tutta l’area attorno al monte Quarin gravita abbondantemente sopra i 3 gradi di media di surriscaldamento. Un dato eloquente che preoccupa e che, allo stesso tempo, zittisce una volta per tutte i, purtroppo tanti, minimizzatori di quei pericoli che un surriscaldamento climatico porta con sé.

Nel dettaglio si scopre che Dolegna del Collio, Mossa, San Lorenzo Isontino, San Floriano del Collio e Capriva del Friuli hanno sofferto 3,15°C in più dal 1961 ad oggi, mentre Medea “si salva” con un aumento di “soli” 2,64°C e Gradisca ha visto una salita termica di 2,69°C. Il capoluogo Gorizia è il termometro di questa situazione: dal 1961 al 2018 i gradi medi sono saliti di 3.02 linee.

Insomma, una situazione generale per nulla confortante e che è decisamente precipitata nel nuovo secolo: guardando infatti i dati anno per anno si scopre come la “febbre” della Destra Isonzo sia aumentata in modo significativo dal 2003 in poi. «È stata proprio quella la prima estate molto calda e violenta», conferma l’agronomo e giornalista Claudio Fabbro.

Ma che conseguenze ha avuto questo innalzamento delle temperature sulla natura e sull’agricoltura di queste zone così decisamente vocate ad un sistema soprattutto vitivinicolo? «Oggi chi in collina pianta una vigna – spiega Fabbro – va dal vivaista chiedendogli una vite con un forte innesto capace di resistere alla siccità: la ricerca vivaistica ha sicuramente aiutato in questi ultimi anni su terreni sui quali i cambiamenti climatici si sono fatti sentire, ma anche la tecnica dell’irrigazione a goccia, sviluppatasi ampiamente proprio negli ultimi decenni, sta dando una grossa mano a questo territorio». –

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