In Fvg uno studente su due vittima di cyberbullismo

Preoccupante ricerca dell’Università di Trieste su un campione di 3.511 ragazzi La metà degli intervistati confessa anche di aver mandato messaggi offensivi

TRIESTE. Uno studente su due del Friuli Venezia Giulia ha ricevute offese via web o attraverso i social network sul telefono cellulare. Ma c’è anche ammissione di colpa: sempre la metà degli studenti confessa di avere a sua volta inviato messaggi offensivi, nella piena consapevolezza che si tratta di comportamenti scorretti. È quanto emerge dallo studio “Cyber bullying and social influence: prime evidenze empiriche in Fvg” sviluppato dall'Università di Trieste e presentato in occasione della Giornata di studio promossa dalla Regione sui modelli di intervento sperimentali per la prevenzione del bullismo e del cyber bullismo.

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L’indagine risale alla primavera dello scorso anno ed è stata condotta via questionario su un campione di 3511 ragazzi (1916 femmine, 1489 maschi, 106 non hanno reso noto il genere) delle scuole secondarie delle regione: 2078 della provincia di Udine, 591 di Trieste, 207 di Gorizia, 503 di Pordenone, più altri 132 che hanno preferito non dichiarare la residenza. Quanto agli indirizzi di studio, si trattava di 992 liceali, 586 allievi di istituti tecnici, 1237 di istituti professionali, 578 di enti professionali e 118 che non hanno specificato la scuola di appartenenza. Due i punti di vista. Quello di chi riceve e quello di chi invia contenuti offensivi. Visti numero così alti, le cose spesso coincidono.

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Poco più del 50% degli intervistati ha dunque dichiarato di aver ricevuto messaggi offensivi e circa il 30% di aver visto pubblicate online informazioni relative alla propria vita privata (ma si sale al 40% quando si tratta di fotografie), mentre il 35% spiega di essere stato emarginato e il 15% di avere subito furti d'identità digitale. Oltre la metà degli intervistati fa sapere di inviare messaggi scorretti e di pubblicare informazioni relative alla vita di altre persone (poco meno del 40% anche foto), ma solo uno su quattro ammette di essersi finto qualcun altro sul web e meno del 30% confessa di attuare comportamenti emarginatori. Per quanto riguarda la conoscenza della normativa, la maggior parte degli intervistati (oltre 9 su 10) è a conoscenza del fatto che rubare le credenziali d'accesso al web di qualcun altro è illegale, così come pubblicare notizie false su qualcuno (poco meno del 90%) o molestare con ripetuti messaggi di minaccia (più del 90%).

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Allo stesso modo la maggior parte degli intervistati è conscia che queste azioni possono avere conseguenze legali molto gravi. «I numeri ci preoccupano? Certamente sì, ma ci concentriamo soprattutto sulle azioni di prevenzione e contenimento del fenomeno», commenta l’assessore regionale all’Istruzione Loredana Panariti sottolineando il lavoro messo in campo dalla Regione (un milione di euro distribuiti in varie progettualità e in più anni) e i passi avanti grazie all’innovazione, alla messa in rete delle iniziative sul territorio e alla condivisione delle esperienze e delle buone prassi. Tra queste ultime è stato illustrato ieri Happy onlife, del Centro comune di ricerca Jrc, un gioco per bambini e adulti sviluppato per fare conoscere rischi e opportunità dell’uso di Internet. «Importante in particolare lavorare sui gruppi, a partire dai ragazzi e dalle ragazze che hanno una posizione più forte – prosegue Panariti –: porta sempre risultati. Ruolo chiave anche quello degli insegnanti».

Ricordati e citati anche il protocollo di intesa del progetto regionale di promozione del cyberbenessere e di contrasto del cyberbullismo e più in generale le azioni attuate dalla Regione per consentire ai soggetti attivi nel contrasto del bullismo, dal mondo della scuola e della formazione professionale fino ai servizi sociali, di lavorare in maniera sinergica e attivare tutte le risorse presenti sul territorio per comprendere appieno il fenomeno e di conseguenza progettare attività preventive e di contrasto.

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