In Fvg treni tagliati e utenti “in fuga”: persi ogni giorno 17 mila passeggeri
TRIESTE L’offerta è ridotta di un terzo, ma l’utenza viaggia a ritmi ancora più bassi, attorno al 15%. Tanto che sui treni regionali, dopo l’avvio della fase 2, si sono persi ben 17 mila utenti al giorno. Da un lato perché c’è la necessità del distanziamento per evitare il rischio contagio, dall’altro perché, sul treno, molta gente non sale più. E sono tantissime le persone «da rifidelizzare», dice Andrea Palese, storico attivista del comitato Pendolari Alto Friuli.
Una svolta è attesa con il cambio di orario e un’ulteriore aggiunta di convogli, a metà mese. Nell’attesa che il virus spaventi un po’ di meno, «perché c’è molto di psicologico nel preferire oggi il trasferimento in auto».
Ogni giorno nel Friuli Venezia Giulia pre-Covid viaggiavano 145 treni regionali, con a bordo 20 mila tra pendolari e studenti. Da metà marzo al 4 maggio l’offerta è scesa al 30%, per risalire al 65% al primo allentamento del “lockdown”. Una ripartenza, però, molto faticosa.
I mezzi sono riempiti con non più di 3mila persone, per effetto di più fattori: le scuole sono chiuse, una parte dei lavoratori è rimasta in smart working, non tutte le imprese hanno ripreso con lo stesso numero di dipendenti e più di qualcuno si muove in auto. Con queste premesse, i comitati Pendolari hanno fatto le loro proposte e le hanno inviate all’assessorato regionale ai Trasporti. Pensando appunto a «rifidelizzare» l’utente.
«L’offerta va senz’altra implementata, e questo verosimilmente accadrà al cambio di orario del 14 giugno – spiega Palese –, ma serve anche una modifica del servizio che favorisca il recupero del rapporto tra il passeggero e il Tpl su ferro. In sostanza, alcuni treni vanno meglio distribuiti per coprire tutte le fasce d'orario, garantendo la possibilità di spostamento e di mobilità al maggior numero di persone, molte delle quali sono disincentivate all'utilizzo del treno». Tra le richieste, il ripristino del Regionale 6005 in partenza da Tarvisio alle 6.45 con arrivo a Trieste alle 9.08, il mantenimento anche nei mesi caldi del R 6038 in partenza da Trieste alle 17.22 e in arrivo a stazione Carnia alle 19.13, la corsa anche al sabato del R 21000 delle 7.28 da Trieste direzione Tarvisio.
I comitati vorrebbero inoltre un treno in fascia oraria 15-16 sulla Trieste-Udine via Gorizia o via Cervignano, un convoglio serale da Trieste verso Udine e il ripristino del Venezia-Trieste in partenza dalla città veneta alle 16.01 e arrivo nel capoluogo Fvg alle 19.02. In Alto Friuli c’è pure l’appello per un nuovo treno festivo al mattino Carnia-Udine e per l’anticipo di un quarto d’ora del R 6032 Udinese-Carnia delle 16.35, mentre nel pordenonese si chiede di anticipare la prima corsa bus da Portogruaro (attualmente alle 7.08) in modo da avere coincidenza con il R 2802 e arrivare a Udine prima delle 8.
Un programma «per il ritorno alla normalità». Almeno sul fronte dell’offerta, perché la diffusione del contagio ha prodotto altri nodi, a partire dalle ingenti perdite per Trenitalia, che sarà pure costretta a fare i conti con la questione rimborsi agli abbonati e il ricalcolo del contratto con l’amministrazione Fvg che vale una sessantina di milioni, la somma tra i 43 erogati dalla Regione e il restante 30% che arriva dalla biglietteria. «Se batteremo cassa? È prematuro affermarlo – dice l’assessore ai Trasporti Graziano Pizzimenti –, ma è chiaro che in autunno dovremo stimare la riduzione del servizio sia su rotaia che su gomma. E rivedere di conseguenze i rapporti finanziari».
È il cane che si morde la coda, osserva ancora Palese. Con il rischio che a essere danneggiati siano gli utenti. Perché c’è chi ha pagato un servizio che non ha ricevuto e la criticità rimborsi è dunque sul tavolo. «In una regione come la nostra i numeri sono contenuti – spiega il portavoce dei pendolari –, ma ci sarà comunque qualche abbonamento annuale da gestire con l’opzione prolungamento e qualche mensile da indennizzare a favore di migliaia di lavoratori. Ancora più complicato il capitolo del rimborso agli studenti, visto che si dovrà pure tener conto del fatto che la Regione, a inizio anno scolastico, ha stanziato 6 milioni per l’abbattimento delle rette sul Tpl ferro e soprattutto gomma. Non resta che attendere, complessivamente, una decisione romana».
Sarà evidentemente una questione di risorse. «A ristoro degli abbonamenti non utilizzati si parla di 500 milioni di fondo nazionale - commenta Pizzimenti -, soldi chiaramente insufficienti. Visti i minori introiti del periodo del “lockdown” e la faticosa ripresa del servizio, non c’è dubbio che non solo Trenitalia, ma pure le aziende del Tpl, stanno passando un brutto momento». —
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