In Fvg scattano le gare di solidarietà per aiutare le Terapie intensive
TRIESTE Vip, studenti universitari, aziende, banche, fondazioni, cittadini comuni: in questi giorni in tutt’Italia si sono moltiplicate le raccolte di fondi avviate per aiutare gli ospedali, soprattutto quelli lombardi e del nord Italia dove si concentra il maggior numero di contagi, a far fronte all’emergenza coronavirus. Praticamente in tutte le regioni settentrionali e nelle principali città è stata avviata almeno una raccolta fondi: dall’inizio della scorsa settimana anche Trieste e il Friuli Venezia Giulia hanno le proprie. A dare loro il la sono stati gruppi di cittadini, studenti, aziende, che ora stanno tentando di coordinarsi e unire gli sforzi per ottenere i maggiori risultati possibili.
Tra i primi ad attivarsi c’è stata Alessandra Nicolosi, laureata in Farmacia e amministratrice delegata di M2Test, startup triestina che opera in ambito medicale. Martedì Nicolosi ha lanciato una raccolta fondi per aiutare gli ospedali triestini sulla piattaforma gofundme.com, la stessa utilizzata da Chiara Ferragni e dal marito Fedez per raccogliere denaro per supportare la terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, messo a dura prova dall’emergenza Covid-19. La famiglia Ferragnez, grazie alla propria notorietà, è riuscita in meno di 24 ore a raggiungere e superare la cifra di tre milioni di euro: il loro appello è stato accolto da tantissime persone e da molti vip, che hanno contribuito personalmente e rilanciato l’iniziativa sui propri profili social.
Nicolosi, che è molto attiva e piuttosto seguita sui social, ha deciso di fare lo stesso per aiutare la sanità triestina: curare un paziente affetto da coronavirus è un’operazione lunga e complessa, che richiede un gran dispendio di mezzi e personale e sta mettendo in difficoltà molte strutture sanitarie. Alla campagna da lei avviata con il nome “Emergenza #covid-19 Ospedali Riuniti di Trieste”, che attualmente ha raccolto circa 2600 euro, se ne sono aggiunte altre nei giorni successivi, sempre sulla piattaforma gofundme.com.
Quella con il maggior numero di donazioni, “Sosteniamo la terapia intensiva in Fvg” attualmente ha superato i 55 mila euro ed è molto vicina al traguardo, fissato a 60 mila euro. È stata organizzata da un team di cinque persone, residenti in diverse città del Friuli Venezia Giulia: Chiara Marchi, Claudia Guido, Michele Grimaz, Roberta Del Prete e Valentina Sivec. L’obiettivo finale del gruppo è quello di donare 20 mila euro a ciascuna delle tre Aziende sanitarie con cui hanno creato un contatto: quella dell’area giuliano-isontina (Asugi) e quelle di Udine (Friuli Centrale) e Pordenone (Friuli Occidentale). Le somme raccolte, specificano i promotori della raccolta, saranno impiegati per acquistare macchinari, ventilatori e tutto il materiale necessario.
E ancora c’è la raccolta “Covid: per terapie intensive di Udine e Trieste”, avviata da due studenti di medicina e chirurgia, Gabriel De Monte e Riccardo Forza, giunta a oltre 2800 euro di fondi, una raccolta avviata dai ragazzi dei Leo Club di Udine, Gorizia e Trieste, che finora ha raccolto oltre 1200 euro per la terapia intensiva del Fvg, e perfino una campagna avviata dalla Federazione cacciatori Fvg, che con lo slogan “Cacciamo il virus con la solidarietà” ha raccolto finora altri 1900 euro.
Oltre a tutte queste iniziative private, c’è inoltre la campagna ufficiale lanciata dalla Protezione civile del Fvg per sostenere le esigenze emergenziali contro il Coronavirus in regione, rintracciabile anche attraverso l’hashtag #ioaiuto. Per aderire alla campagna "Aiutaci ad aiutare” è possibile versare una quota sul conto della Regione Fvg, Iban IT47 W 02008 02230 000003120964 e causale "Donazioni Coronavirus Fvg”.
«Dobbiamo metterci d’impegno tutti per aiutare il nostro sistema sanitario. Abbiamo la fortuna di avere una sanità pubblica, che permette a tutti di curarsi perché la salute è un diritto e non un privilegio - sottolinea Nicolosi -. È vero che in questi anni i governi che si sono succeduti in Italia non avrebbero dovuto tagliare i fondi per finanziare il nostro sistema sanitario, ma questa non è una giustificazione per non fare nulla. Qui parliamo di una comunità: tutti dovremmo collaborare, ciascuno in base alle proprie forze, perché solo insieme potremo vincere questa battaglia. Perciò stiamocene chiusi in casa e se possiamo cerchiamo di contribuire, anche con poco». —
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