In Fvg rimborsi in arrivo per 120mila pensionati
TRIESTE. Il bonus pensioni versione “risparmio”, quello che il governo Renzi si è potuto permettere in tempi di magra, pur in presenza di una sentenza della Corte costituzionale, sta beneficiando quasi 120mila residenti in Fvg. Si tratta dei 110.800 pensionati che si vedono riconoscere gli arretrati derivanti dal blocco della perequazione dei loro trattamenti nel biennio 2012-2013 e di altre 7-8mila persone che ricevono bonus ridotti per aver percepito rivalutazioni parziali dei propri assegni. La stima è dello Spi-Cgil regionale (per niente soddisfatto di un recupero una tantum tra i 350 e i 900 euro) che non dimentica di rilevare come sono invece 28mila gli esclusi dall’operazione rimborso perché titolari di pensioni 6 volte superiori alla minima (il cui assegno mensile 2011, concretamente, superava quota 2.810 euro lordi).
La vicenda è nota. Il blocco degli adeguamenti pensionistici a valere sul 2012 e sul 2013 fu deciso con Mario Monti a Palazzo Chigi. Con Matteo Renzi premier è però arrivato l’intervento della Consulta che ha bocciato la norma Fornero del 2011, contenuta nel “Salva Italia”, e obbligato il governo in carica alla restituzione di una parte della mancata perequazione. Di qui il decreto legge 65 del maggio scorso che recepisce la sentenza cercando però di rispettare gli equilibri di bilancio e gli obiettivi di finanza pubblica. E dunque, per il biennio 2012-13, si prevede un meccanismo per classi e un’indicizzazione al 40% dell’inflazione per i trattamenti complessivi (vale a dire cumulando i trattamenti pensionistici) tra tre e quattro volte la minima Inps, al 20% tra quattro e cinque volte, al 10% tra cinque e sei.
Basandosi sui dati del casellario centrale dell’Inps, relativi ai redditi da pensione 2011 di tutti i titolari di pensioni da lavoro o comunque derivanti da contribuzione obbligatoria, Spi-Cgil divide la popolazione dei 376.100 pensionati Fvg in 110.800 beneficiari del bonus non perequati nel 2012-13 perché titolari nel 2011 di redditi da pensioni superiori ai 1.441 euro ma inferiori ai 2.810 mensili; 230.400 già perequati; 7mila beneficiari di bonus ridotti perché parzialmente perequati in quanto titolari nel 2011 di assegni tra i 1.405 e i 1.441 euro; 27.900 non perequati ma esclusi dal bonus con il decreto 65 perché con pensioni di oltre 2.810 euro al mese. Quanto all’importo il bonus va, a seconda delle fasce, dai 350 euro lordi per i titolari degli assegni compresi tra 5 e 6 volte la minima (nel 2011 dai 2.342 ai 2.810 euro) a una media di 900 euro (sempre lordi) per le pensioni che nel 2011 rientravano nella fascia tra i 1.405 e i 1.873 euro lordi (da 3 a 4 volte la minima).
Un recupero largamente inferiore, rileva l’ufficio stampa Cgil Fvg, a quello che si sarebbe ottenuto applicando i criteri di legge in vigore prima e dopo il blocco. Lo stesso vale per gli aumenti mensili degli assegni, previsti in due tranche, sempre per effetto della sentenza: la prima ad agosto, con incrementi medi dai 3 agli 8 euro rispetto a luglio, la seconda da gennaio 2016, con scatti mensili oscillanti dai 10 ai 30 euro, sempre rispetto agli importi in pagamento fino a luglio.
«È un risultato molto deludente, ma per noi la partita non è chiusa», commenta il segretario regionale dello Spi Cgil Ezio Medeot. Esclusa la class action, i ricorsi «andranno valutati caso per caso, nella consapevolezza, come ha anticipato l’Inps, che è scontato il rigetto di qualsiasi iniziativa in via amministrativa». Il successo di un’azione legale secondo Medeot, «passa per una nuova sentenza di illegittimità costituzionale da parte della Consulta. Esito questo tutt’altro che scontato». La strada maestra, per lo Spi, «è il confronto con il governo, non solo per migliorare i risultati ottenuti sulla rivalutazione, a partire dal ricalcolo del montante dal primo gennaio 2016, ma anche per rivendicare nuovi provvedimenti per alleggerire il peso del fisco sulle pensioni, le più tassate d’Europa, anche attraverso il riconoscimento del bonus di 80 euro ai pensionati».
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