In Fvg reparti pieni e personale allo stremo: scatta la riorganizzazione degli ospedali
TRIESTE Pazienti assistiti nei corridoi, pronto soccorso sotto stress, personale insufficiente e al limite della tenuta psicofisica dopo un anno in trincea. La curva dei contagi torna a impennarsi e con lei i ricoveri, passati in due settimane da 422 a 602. La Regione è costretta a varare un nuovo piano di ampliamento dei reparti per positivi, che a ieri ospitavano 532 persone, mentre le terapie intensive sono arrivate al triste record di 70 posti occupati. Saranno 249 i letti che verranno riconvertiti per fare spazio ai nuovi ingressi causati dalla variante inglese.
A Trieste l’area per acuti è in affanno: il dodicesimo e tredicesimo piano di Cattinara ieri avevano solo 4 posti liberi in Terapia intensiva su 24, mentre la PneumoCovid semintensiva ha i 26 letti pieni. I reparti non intensivi sono concentrati al Maggiore, che conta 15 posti liberi su 98. In una prima fase il piano di rafforzamento convertirà 33 nuovi posti letto Covid a Cattinara e in un secondo momento si aumenterà la Terapia intensiva di 6 unità.
Per far funzionare i due reparti per i malati più gravi, l’Azienda sanitaria giuliano isontina sta impiegando infermieri della sanità goriziana. I sindacati e il direttore della PneumoCovid Marco Confalonieri sottolineano da giorni che il personale è allo stremo. Già una settimana fa il primario ammetteva che «stiamo iniziando a selezionare quali pazienti prendere e quali non prendere visto che i 26 posti sono tutti occupati». L’ospedale continua a garantire l’attività chirurgica urgente e gli interventi oncologici, ma le 20 nuove assunzioni annunciate ieri dall’Asugi riguardano 18 amministrativi e reperire infermieri è complesso in tutta Italia.
Ad andare in emergenza domenica è stato l’ospedale San Polo di Monfalcone, che dovrebbe essere Covid free, ma si è trovato a ricoverare 18 pazienti positivi in ingresso al Pronto soccorso, avendo solo 14 posti in Osservazione. Un paziente è stato sistemato in corridoio e gli altri in stanze al limite della capienza, mentre cinque ammalati si sono visti rifiutare il ricovero che sarebbe stato necessario nelle terapie di Cattinara. Ieri la pressione si è allentata grazie a 4 invii a domicilio, ma il livello di guardia è molto alto, in attesa di poter procedere con i trasferimenti verso Trieste e Gorizia.
Dopo il weekend di passione, la Regione ha deciso di aprire 15 nuovi posti letto Covid all’ospedale San Giovanni di Dio di Gorizia, convertendo il reparto di Neurologia a struttura Covid. Il rinforzo prevede che i 15 diventino a breve 24, mentre la seconda fase poggia su altri 30 posti letto e sullo spostamento di tutta l’attività chirurgica a Monfalcone.
Il nuovo piano regionale, spiega il vicepresidente Riccardo Riccardi, serve «per essere preparati nell’ipotesi di un incremento del numero di positivi che necessitassero di un ricovero». Riccardi parla di «strategia di elasticità delle strutture, indispensabile per far fronte all’andamento dei picchi» e ringrazia «il personale medico e gli operatori sanitari per lo spirito di servizio». L’epidemiologo Fabio Barbone vede «una situazione impegnativa in provincia di Udine e le cose peggiorano anche in area Asugi: ci aspettano tre settimane molto difficili, ma il sistema ce la farà, anche se dobbiamo ricordare lo sforzo immane di chi lavora da un anno in emergenza».
La situazione è complessa anche a Udine, dove il coordinamento dei sindacati dei medici ha chiesto la chiusura di tutti i reparti ospedalieri che svolgono attività programmata e il coinvolgimento delle cliniche private per ridurre la pressione dei ricoveri. «I servizi di Ps, Terapia intensiva, Medicina, Radiologia e le strutture di supporto – scrivono le sigle – sono in grave affanno. È reale il rischio di non poter assicurare l’assistenza ai malati gravi». La chiusura dei reparti è già avvenuta per la chirurgia programmata, al fine di recuperare personale da assegnare alle strutture Covid. I medici parlano di «aumento esponenziale dei malati» e il Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia viaggia al ritmo di un centinaio di casi da trattare contemporaneamente, con pazienti costretti a sostare in ambulatori, aree comuni e corridoi, in alcuni casi anche ventilati sul posto o rimasti a lungo in attesa prima di poter scendere dalle ambulanze.
Difficile operare d’altronde con le Terapie intensive e subintensive sature da inizio mese. Dopo un anno in prima linea, il personale è stanco, tanto che nell’ultimo mese sei infermieri in servizio a Udine si sono licenziati. Il piano di potenziamento è già scattato in Friuli (dove si contano 372 posti di cui 39 intensivi) e vi si aggiungeranno nella seconda fase 37 letti a Palmanova e 5 di terapia intensiva a Udine, che intanto invia pazienti alla rianimazione di Pordenone, dove la situazione è migliore e ci sono 99 nuovi posti letto attivabili in caso di bisogno. —
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