In Fvg quattro aborti al giorno. Un medico su due è obiettore

La fotografia della Cgil mostra percentuali di astensione oltre il 60% in Friuli «La Regione favorisca il ricorso alla pillola Ru486, oggi è sottoutilizzata»
20100125 - TORINO - HTH - ABORTO:RU486;PRIMA ASL UTILIZZATRICE,TARDA STAMPA BUGIARDINI ..Un medico del reparto di ginecologia dell'Ospedale Sant'Anna di Torino mostra la pillola abortiva Ru 486 in una foto di archivio del 30 settembre 2009. Nonostante il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per la commercializzazione della pillola abortiva, la Ru486 tarda a essere disponibile negli ospedali italiani per una ragione 'linguistica'. Manca il bugiardino in lingua italiana. ANSA ARCHIVIO/TONINO DI MARCO/CRI
20100125 - TORINO - HTH - ABORTO:RU486;PRIMA ASL UTILIZZATRICE,TARDA STAMPA BUGIARDINI ..Un medico del reparto di ginecologia dell'Ospedale Sant'Anna di Torino mostra la pillola abortiva Ru 486 in una foto di archivio del 30 settembre 2009. Nonostante il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per la commercializzazione della pillola abortiva, la Ru486 tarda a essere disponibile negli ospedali italiani per una ragione 'linguistica'. Manca il bugiardino in lingua italiana. ANSA ARCHIVIO/TONINO DI MARCO/CRI

TRIESTE. L’appello è a seguire il modello di Toscana, Lazio ed Emilia, «che sono arrivate prima». Orietta Olivo, responsabile pari opportunità della segreteria Cgil Fvg, chiede che anche la Regione Friuli Venezia Giulia favorisca il ricorso alla Ru486, la pillola che induce l’interruzione della gravidanza. Concretamente, secondo il sindacato, a fronte di una percentuale di utilizzo sul territorio non superiore oggi al 10%, è necessario che la giunta consenta via delibera l’uso del farmaco in regime di ambulatorio o day hospital, un buon modo innanzitutto per ridurre i costi.

Nella giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro, e a poco meno di 40 anni dall’approvazione della 194, precisa Olivo, si tratta di celebrare «non l’aborto in sé, ma il diritto delle donne di essere libere di scegliere». Di qui l’approfondimento, dati alla mano, sui «permanenti ostacoli alle piena ed efficace attuazione della legge». A partire dal nodo dell’obiezione di coscienza, che pure nelle strutture ospedaliere Fvg evidenzia dati inferiori a quelli delle altre regioni: fra i medici la media sfiora il 50% (59 gli obiettori, 60 i non obiettori), con punte del 67% all’Asui di Udine e del 64% all’AaS 3 Alto Friuli; fra gli anestesisti siamo invece al 23% (35 obiettori, 117 non obiettori); nel personale paramedico al 28% (148 obiettori, 390 non obiettori).

Numeri piuttosto alti – sintetizza la segretaria Cgil –, ma che non compromettono la gestione generale dell’interruzione volontaria di gravidanza in regione. Dopo di che, guardando a quanto accade in Italia, penso anche ai giovani medici costretti a fare solo ed esclusivamente aborti e che, trovandosi limitati nelle possibilità di carriera, sono quasi obbligati a diventare obiettori. Non sono rare le situazioni in cui ci sono professionisti che si lavano gli strumenti o si trovano a spingere le barelle perché il personale si rifiuta: ostruzionismo puro. Non a caso il nostro Paese ha ricevuto due richiami dal comitato per i diritti sociali del Consiglio europeo, al momento inascoltati. Anche per il 2017 rimaniamo sotto osservazione». Nel 2016 gli aborti in Fvg sono stati circa 4 al giorno (vedi articolo in basso), ma Olivo sottolinea come dal 2014 al 2016 i casi siano in calo («Un risultato che, accompagnato dalla presenza residuale degli aborti ripetuti, conferma la bontà dell’impianto della legge»). L’esponente Cgil indica quella che considera una delle principali criticità: la bassa percentuale di utilizzo della farmacologia. «Le interruzioni di gravidanza con l’assunzione della Ru486 sono di poco superiori al 10% – informa –, nonostante la pillola abortiva sia stata introdotta in Italia da ben 9 anni».

Una fotografia preoccupante, insiste l’esponente sindacale, giacché «l’aborto farmacologico è più semplice e nel 95% dei casi non è accompagnato da alcun intervento chirurgico, risultando di conseguenza anche molto meno costoso per il servizio sanitario». Non manca, a questo proposito, il rilievo sulla spesa: «Un aborto chirurgico costa 1.300 euro, la pillola abortiva non più di qualche decina di euro, con risparmi che sarebbero evidenti se si optasse per una degenza breve». Quale il motivo del basso ricorso all’aborto farmacologico? Secondo Olivo il trend si spiega anche con le circolari ministeriali che impongono per questa pratica il ricovero lungo, «a volte anche più lungo rispetto a quello richiesto per l’aborto chirurgico».

E dunque, ribadita l’urgenza di «rendere libera la donna di decidere di abortire, minimizzare il peso dell’obiezione di coscienza e indirizzare più opportunamente le risorse al potenziamento della rete dei consultori e per la promozione di un più facile accesso alla contraccezione», e detto che in tre regioni del centro Italia già si consente la somministrazione della Ru486 in regime di ambulatorio o day hospital, «il Fvg dovrebbe fare lo stesso: in questo modo si favorirebbe la piena applicazione della legge 194, che all’articolo 15 raccomanda “la promozione delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”». La Cgil lo scriverà a stretto giro all’assessorato alla sanità regionale. «Contiamo che ci sia la dovuta attenzione – auspica Olivo – anche per evitare che si cominci a cercare la pillola su Internet e ad avviare un pericoloso fai da te». Maria Sandra Telesca, nell’attesa del testo della lettera, fa già sapere, di essere pronta a valutare l’istanza. «Verificheremo innanzitutto se si tratta di una cosa fattibile, fermo restando che si deve cercare di fare tutto quello che serve per la salute dalla donna – dice l’assessore –. Ricordo però che in regione gli aborti sono in calo e che in ogni struttura riusciamo a garantire l’interruzione volontaria di gravidanza.

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