In Fvg offensiva M5S contro le doppie poltrone

I grillini lanciano in Consiglio regionale una proposta di legge su nomine e cumulo di indennità. Attacco bis contro il consigliere Gerolin: «È incompatibile»

TRIESTE. Il Movimento 5 stelle coglie al balzo il dibattito di questi giorni su incompatibilità, ineleggibilità e conflitti di interesse. Il clima è ideale per la presentazione di una nuova proposta di legge su nomine, cumulo di indennità e controlli. «Vogliamo evitare che si ripeta quanto visto di recente - ha spiegato Elena Bianchi, prima firmataria del testo- e avanziamo norme che assicurano trasparenza, eticità e rimozione dei conflitti di interesse. La lotta al “poltronismo” è un faro: bisogna occuparsi di una cosa per volta e non moltiplicare la propria presenza in cda, consorzi ed enti partecipati dalla Regione. Gli uffici dovranno verificare in automatico le autocertificazioni sugli incarichi dei consiglieri, cosa non avvenuta per i dem Enzo Marsilio ed Enio Agnola».

Il progetto «vuole pungolare i partiti - precisa ancora Bianchi - e spingerli a votare una nuova legge: serve chiarezza». A cominciare dai dati su compensi, cariche e stato patrimoniale, che il M5S chiede di rendere noti sui siti della pubblica amministrazione in un identico formato digitale, per creare facilmente statistiche che vadano a delineare una “mappa del potere” regionale. Grande attenzione è rivolta poi alle aziende partecipate: obbligo per i loro dirigenti di dichiarare la propria situazione patrimoniale, divieto di presenze contemporanee in differenti cda, proibizione del cumulo delle indennità (ci si accontenterà della più alta), introduzione di un registro dei revisori dei conti da cui estrarre a sorte i controllori dei bilanci. Bianchi intende inoltre «ripristinare l'esclusione dai finanziamenti regionali per le realtà no-profit che vedono la presenza di parenti di consiglieri e impedire che enti e società sovvenzionate dalla Regione sostengano economicamente campagne elettorali».

La giunta per le elezioni "grazia" Marsilio e Agnola
Da sinistra i consiglieri Pd Enio Agnola, Diego Moretti e Enzo Marsilio

Potrebbe finire qui, ma il discorso scivola sull’ultima riunione della giunta delle elezioni. «Il caso Violino non esiste: da assessore era chiamato a sedere nel cda di un ente partecipato e quindi non c'è alcuna ineleggibilità. Chiederemo invece alla giunta di esaminare il caso di Daniele Gerolin». Il riferimento del nuovo capogruppo M5s, Andrea Ussai, è alla posizione del consigliere Gerolin (Pd), discussa informalmente due giorni fa dall'organo di controllo, dopo che la stampa aveva sollevato una possibile incompatibilità dovuta alla sua professione. Gli uffici regionali hanno escluso ogni addebito, ma il M5s sembra voler utilizzare il caso come grimaldello per migliorare l'attuale legge su ineleggibilità e incompatibilità.

«Le norme vigenti impediscono di svolgere in modo continuativo impieghi che sono molto simili a quello di Gerolin. È la dimostrazione di quanto le regole siano poco chiare e si prestino a troppe interpretazioni. Al di là degli aspetti formali, si noti poi che Gerolin lavora a tempo pieno in un consorzio di sviluppo industriale, ma a tempo pieno dovrebbe lavorare in consiglio regionale. Prende due stipendi e vi somma pure l'indennità di segretario dell'Ufficio di presidenza. Abbiamo allo studio una proposta di legge per ridurre gli emolumenti dei consiglieri che restano impiegati anche fuori dal palazzo». Il M5S aveva convocato la conferenza stampa per illustrare un testo e ne ha annunciato pure un secondo, ancora in elaborazione sull'onda degli eventi degli ultimi giorni. Due leggi al prezzo di una, insomma.

E a dirla tutta le leggi sono tre, perché una prima proposta di modifica della normativa sulle incompatibilità era stata presentata dai pentastellati a inizio legislatura. Per Bianchi «vanno modificati legge e regolamento, specificando i singoli casi in modo tale da evitare interpretazioni di comodo. Tutti dicono sia urgente farlo, ma sono lacrime di coccodrillo. Quella legge è la prima a essere stata depositata dal M5s: si riconosca che esiste una proposta pronta da tempo a essere discussa». Le fa eco Ussai: «Quando si mantengono a lungo posizioni di potere, si finisce per occupare più poltrone e si instaurano conflitti di interesse. Noi siamo per il tetto dei due mandati: non ci piacciono i feudi, come quello costruito da Marsilio in Carnia».

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