In Fvg il pedigree diventa un obbligo a tutela dei cani: ecco le nuove regole della banca dati regionale

Il Friuli Venezia Giulia è la prima amministrazione a recepire la direttiva ministeriale: in assenza del documento l’animale sarà registrato come “simile” o come meticcio

TRIESTE A partire dal prossimo 15 marzo la registrazione dei cani di razza nella banca dati regionale potrà essere effettuata soltanto allegando il pedigree rilasciato dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana). In caso di assenza di questo documento - che certifica l’iscrizione dell’animale a uno dei registri del libro genealogico - il cane al momento dell’inserimento del microchip e della registrazione all’anagrafe canina verrà indicato come “simil” alla razza fenotipicamente prevalente, oppure come “meticcio” nel caso non abbia le caratteristiche tipiche di alcuna razza.

È questa una novità contenuta nella circolare 2763 del 2017 del ministero della Salute, che la Regione Friuli Venezia Giulia ha recepito per prima a livello nazionale incassando pochi giorni fa per questo motivo anche i complimenti dello stesso ministero. Va tenuto presente che la procedura non ha effetti retroattivi: non ci sarà dunque bisogno di modificare le registrazioni effettuate in data anteriore al 15 marzo 2021.

Fino ad oggi, quando si registrava un cane alla banca dati regionale, ne veniva indicata la razza di appartenenza senza alcuna documentazione che lo attestasse: bastava insomma che il cane avesse i tratti tipici della razza per indicare “barboncino”, piuttosto che “labrador” o “maltese”. Un sistema, questo, che finisce per rendere il gioco facile a chi sul mercato propone dei cani con sistemi poco trasparenti, e anche a chi importa illegalmente cuccioli. Il fatto di essere arrivati primi a recepire le disposizioni della circolare ministeriale «dimostra la sensibilità sulla tutela del benessere degli animali d’affezione da parte della Regione – sottolinea Manlio Palei, direttore del Servizio prevenzione, sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria delle Regione –. Questo – aggiunge – è anche uno strumento in più al contrasto del mercato illegale di cuccioli dai paesi dell’Est», qui particolarmente visibile grazie ai numerosi sequestri che le forze dell’ordine effettuano lungo strade e autostrade del Fvg.

Nel nostro Paese è prevista una sanzione amministrativa da 5.164 a 30.987 euro per chi vende un soggetto di razza senza il certificato genealogico. La riproduzione e la vendita di cani e gatti senza pedigree non sono vietate, ma non devono essere indicati come animali di razza.

La novità viene intanto accolta favorevolmente dall’Odine dei veterinari. «Finalmente viene reso obbligatorio quello che si sarebbe dovuto fare da tempo, – osserva la presidente dell’Ordine dei veterinari di Trieste Fulvia Ada Rossi – a vantaggio degli allevatori seri, che fanno anticipatamente le dovute verifiche genetiche o radiografiche per la displasia nei due riproduttori, e a svantaggio invece di chi non garantisce serietà».

Rossi consiglia a chi vuole un cane di razza «di rivolgersi a un allevatore riconosciuto dall’Enci, tenendo presente che il costo del pedigree incide in maniera irrisoria sulla “produzione” di un cucciolo, e quindi anche sul prezzo finale». «Questo – spiega ancora la presidente dei Veterinari – non vuol dire che due proprietari di cani con pedigree, che non siano allevatori professionisti, non possano farli riprodurre - organizzandosi per tempo e chiedendo supporto al proprio veterinario - e ottenere in seguito il certificato dall’Enci per i piccoli».

«Bene la norma, una tutela per i bravi allevatori», commenta anche Gabriella Zaro, vicepresidente del Gruppo cinofilo isontino e titolare dell’allevamento Del Peodoro di Gorizia: «Ci sono però - aggiunge Zaro - delle questioni burocratiche che dovremo definire con la Regione nel caso, ad esempio, un cucciolo venga venduto fuori regione e dunque abbia poi come riferimento un’altra anagrafe canina. Visto che anche il resto del Paese si dovrà adattare, siamo certi verrà trovata una soluzione». —


 

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