In Fvg il flop degli alberghi diffusi: più fondi che ospiti

In quattordici anni stanziati 21 milioni di fondi pubblici per riqualificare 373 case. Ma gli ospiti giornalieri sono appena 103. Le perplessità del Comitato di controllo
Un albergo diffuso a Sauris
Un albergo diffuso a Sauris

TRIESTE. Ventuno milioni in quattordici anni. Ammontano a tanto le risorse europee, statali e regionali stanziate dal 2000 al 2013 per la creazione degli alberghi diffusi nei territori montani del Fvg. La cifra giunge a 42 milioni, se si considera che il danaro pubblico copriva solo metà di un investimento la cui parte restante spettava ai privati, interessati a ristrutturare e arredare le proprie abitazioni, accettando in cambio di vincolarle per almeno dieci anni ad un uso misto. È nato così il sistema degli alberghi diffusi, case di montagna dove il turista può essere ospitato, condividendo spazi e quotidianità con gli abitanti del luogo. Per alcuni un’occasione di rilancio economico, per altri un paravento dietro cui celare il rifacimento del proprio alloggio.

La procedura ha evaso tutte le richieste presentate negli anni. Il meccanismo ha dato vita nel tempo, in 28 comuni montani, a 1984 posti letto ripartiti su 373 unità abitative. L’investimento è tuttavia riuscito solo in parte a dare frutti rispetto alle finalità turistiche che si proponeva, dal momento che i posti realizzati hanno ospitato 113 persone al giorno, nel periodo compreso fra 2009 e 2013, quando si è registrata una media di 41.407 presenze annue.

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Nella relazione al Comitato per la valutazione e il controllo del consiglio regionale, gli uffici parlano tuttavia ugualmente di uno strumento positivo, per la capacità di sviluppare una cultura turistica prima assente, di consentire un significativo recupero immobiliare e di produrre occupazione, integrazione del reddito e mantenimento dei servizi esistenti, anche a vantaggio dei residenti e quindi a contrasto dello spopolamento della montagna.

Il sistema ha preso vita grazie a due periodi di programmazione comunitaria. Nel 2000-2006, il Docup Obiettivo 2 ha erogato 5,4 milioni a 11 Comuni, che a loro volta hanno finanziato 89 nuove iniziative e 40 consolidamenti di alberghi diffusi, creando 954 posti letto. Nel 2007-2013 il Por Fesr ha destinato invece 15,6 milioni a 16 Comuni, consentendo 69 nuove realizzazioni e 77 consolidamenti, per un totale di 1.030 posti. Il prossimo Por Fesr 2014-2020 non prevede invece linee di finanziamento analoghe e dunque nuovi progetti di ristrutturazione sono da escludere.

Perno del sistema sono le società di gestione, 21 in tutto, che aggregano i proprietari e gestiscono prenotazioni, accompagnamento dei turisti agli alloggi e attività di assistenza. Ciò ha consentito di impiegare 21 lavoratrici, più alcune decine di persone operanti nei servizi di pulizia e manutenzione, oltre che nei servizi aggiuntivi come le escursioni. Le società sono finanziate in modo cospicuo con danaro regionale: poco meno di 2 milioni dal 2010 al 2014, a copertura delle spese per personale, pulizia, promozione e attrezzature. Un impegno annuo da 400mila euro circa, calati però nel 2015 a 260mila e nel 2016 a 150mila.

La presidente del Comitato, Ilaria Dal Zovo (M5s), ha invitato a riflettere «su un investimento importante, che ha però ottenuto una ricaduta di 113 presenze al giorno». Alessandro Colautti (Ncd) si è domandato a sua volta «cosa succederà dopo i dieci anni di vincolo: i proprietari continueranno a mantenere in vita l’albergo diffuso o smetteranno, dimostrando di aver soltanto voluto ristrutturare casa?». Riccardo Riccardi (Fi) chiede «se non sia il caso di aumentare il periodo di vincolo e di verificare meglio se i proprietari diano effettivamente ospitalità. Gli uffici parlano di buona misura, ma la Regione ha smesso di investirci: per la crisi o per altre considerazioni?».

Secondo Diego Moretti del Pd, invece, «lo strumento ha recuperato il patrimonio edilizio delle zone montane e ha funzionato anche dal punto di vista del rilancio turistico. L’albergo diffuso nasce comunque come progetto di sviluppo territoriale, non solo turistico-ricettivo, per riqualificare i borghi della montagna friulana, rendendoli attrattivi per il turisti ma fornendo anche maggiori servizi per i residenti».

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