In Fvg è boom di tatuatori. Edilizia e trasporti giù
TRIESTE. L’edilizia continua la sua caduta agli inferi. I piccoli trasportatori si avvitano nella crisi. I falegnami non sembrano più trovare sbocchi per le proprie realizzazioni. Ma non mancano liete quanto curiose eccezioni, come il boom dei tatuatori o la crescita di giardinieri e imprese di pulizia. È questo il quadro che emerge dall’analisi sulle piccole imprese artigiane svolta da Unioncamere e Infocamere relativamente alla situazione dei mestieri in difficoltà o in rapida ascesa in Friuli Venezia Giulia.
L’edilizia
L’indagine analizza regione per regione la differenza tra le attività aperte nel 2012 e quelle presenti nel 2017. A scorrere le tabelle, colpisce la voragine che continua ad allargarsi nel campo delle costruzioni, dove si verifica la contrazione di tutti i mestieri. E così in Fvg le imprese edili artigiane passano da 2.425 a 1.940, con una riduzione secca del 20%, che falcidia 58 aziende a Trieste, 63 a Gorizia, 284 a Udine e 80 a Pordenone. Un trend che si riverbera sui mestieri collegati: ecco allora che le ditte di demolizione passano da 182 a 117 (-35,7%), i piastrellisti da 1.043 a 840 (-19,5%), i serramentisti da 853 a 734 (-14%), gli elettricisti da 1.495 a 1.338 (-10,5%) e l’accoppiata composta da imbianchini e vetrai da 1.279 a 1.152 (-9,9%).
I trasporti
Pesante si rivela pure la condizione dei cosiddetti padroncini. Le piccole imprese di trasporto su gomma del Fvg si contraggono infatti del 23,7%: da 1.408 a 1.075. Le ricadute positive sul settore, derivanti dall’incremento vertiginoso degli acquisti via internet, non riescono dunque a bilanciare in terra di confine il dumping dell’autotrasporto dei Paesi vicini, che può contare su tariffe più basse e condizioni di lavoro molto più elastiche di quelle applicabili dalle aziende italiane.
Le buone notizie
Ottime nuove si verificano invece in settori che non t’aspetti, come ad esempio quello degli esperti di piercing e tatuaggi. In cinque anni la regione vede un incremento più che doppio: quasi il 123%, con un passaggio da 149 a 332 studi specializzati. Forte crescita pure nel comparto delle pulizie: da 156 a 259 imprese artigiane, con un aumento del 66%. Sorrisi anche fra i giardinieri, che salgono da 362 a 447 (+23,5%). Rimangono invece sostanzialmente stabili i 373 panettieri e pasticcieri, i 179 sarti, i 1.367 idraulici, i 230 tappezzieri e i 2.742 parrucchieri ed estetisti.
I dati italiani
Le buone notizie seguono i trend nazionali in mestieri che, a dispetto di una selezione che in Italia è costata la chiusura di 110 mila imprese artigiane, si segnalano per tendenze in aumento. Il livello nazionale fa allora registrare risultati in crescita nel caso del settore delle pulizie, che fra 2012 e 2017 segna un incremento di oltre 6 mila imprese artigiane. Cifre in aumento anche per gli specialisti in tatuaggi e piercing, saliti in cinque anni da 3.525 a 7.702 imprese. Forte incremento anche per i giardinieri (quasi 3.400 in più), le agenzie di disbrigo pratiche circa 2mila), i meccanici industriali (+1.854), i sarti per cerimonie (+1.451), i panettieri e pasticcieri (+1.355). In crescita poi le imprese artigiane che si occupano di confezionare accessori di abbigliamento, quelle che curano le disinfestazioni, i parrucchieri ed estetisti, i sarti, i tappezzieri e i carpentieri.
Aperture e chiusure
Nel complesso, al 31 dicembre 2017, le imprese artigiane registrate in Italia sono 1.327.180, con 80.836 nuove iscrizioni nell’anno e 92.265 cessazioni. Nonostante i segnali di ripresa che si registrano, la crisi non è dunque ancora alle spalle: sebbene in calo, le cessazioni di impresa continuano infatti a superare le aperture. Gli italiani che decidono di avviare un’attività imprenditoriale sono in costante calo e così la partenza di nuove attività centra il dato più basso del decennio della crisi, cominciato nel 2008. La differenza tra iscrizioni e cessazioni di attività segna pertanto anche per il 2017 un saldo negativo, che quest’anno è di poco superiore alle 11 mila imprese, con un -0,85 % rispetto al 2016. Negli ultimi anni il trend di diminuzione dello stock di imprese si è ridotto, ma dal 2012 ad oggi, si registra una riduzione di oltre 110 mila unità, con un calo percentuale vicino all’8%: una media di oltre un punto percentuale all’anno, che ha portato l’anagrafe delle imprese artigiane attive da 1,4 milioni di unità a oltre 70 mila aziende in meno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo