In Fvg debutta il dentista agevolato

Dalle carie alle protesi, 150mila cure scontate grazie al progetto di odontoiatria sociale messo in campo dalla Regione. Di Lenarda: «Aumento del 20% delle prestazioni a carico del pubblico»
Una bambina dal dentista
Una bambina dal dentista

TRIESTE. Il cantiere procede più velocemente del previsto. Il progetto regionale di odontoiatria sociale debutterà ufficialmente a Gorizia il primo ottobre con l’apertura del pronto soccorso. Seguiranno Pordenone il primo novembre, Udine e Gemona il primo gennaio del prossimo anno: cinque strutture a disposizione di tutti i cittadini alla prese con un’urgenza, a partire dal semplice mal di denti. Il resto del programma che coinvolge in particolare le fasce deboli della popolazione, gli under 14 e gli over 65, e punta a rivoluzionare e rafforzare l’offerta pubblica per la cura della salute dentale diventerà operativo nel 2017. L’obiettivo concreto è di incrementare già nei primi 12 mesi di lavoro il numero delle prestazioni del 20% fino a toccare non meno di quota 150mila.

 

Il turismo dentale non conosce crisi

 

Trieste, da anni, fa da pioniera. Un ambulatorio di pronto soccorso odontoiatrico è già presente in città al Maggiore. La giunta regionale, affidato il coordinamento delle operazioni al professor Roberto Di Lenarda, direttore della Clinica Odontoiatrica e Stomatologica e del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute dell’Università di Trieste, ha previsto l’ampliamento del servizio a un totale di cinque “fortini” in Friuli Venezia Giulia, uno per ciascuna azienda sanitaria, aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16 e al sabato dalle 9 alle 13.

Se ne parla da quasi due anni, ci si è arrivati un po’ in ritardo causa le difficoltà di mettere a punto un quadro omogeneo partendo da numeri molto sbilanciati (l’odontoiatria pubblica in Fvg, dati del 2015, vede il 50% delle prestazioni in carico alla clinica universitaria triestina), e da significative disomogeneità organizzative e procedurali, ma ora si parte. Con la “spinta” di un milione di euro stanziato in Finanziaria 2016, i restanti quattro ambulatori sono quasi pronti per l’apertura. Di sicuro lo è quello di Gorizia lì dove, atto simbolico, alcuni giorni fa l’assessore Maria Sandra Telesca ha battezzato un nuovo laser per le cure del cavo orale donato dalla Fondazione Cassa di Risparmio all’Ospedale di San Giovanni e San Polo: strumento, ha evidenziato il direttore dell’AaS 2 Giovanni Pilati, che sarà pienamente utilizzato anche grazie al progetto in fase di attuazione. Un mese dopo seguirà Pordenone, a gennaio (ma potrebbe anticipare di qualche settimana) toccherà a Gemona e a Udine.

Tutto come da agenda, ma si tratta solo di un aspetto di un dossier molto più corposo. Indirizzato ad aumentare fin dal primo anno di almeno un quinto le prestazioni pubbliche di una branca sanitaria che pesa, rispetto al privato, non più del 10%. «Attualmente - fa sapere Di Lenarda - ci sono ambulatori che forniscono 5-600 interventi all’anno, troppo pochi per risultare sostenibili. Nella riorganizzazione il sistema dovrà prevedere un minimo di 2mila prestazioni per ciascun centro erogatore per passare dalla media nell’ultimo decennio di 120-130mila ad almeno 150mila. Ma contiamo di andare anche oltre».

Guardando alla fotografia del passato, a utilizzare l’odontoiatria regionale pubblica sono state circa 50mila persone, per una media di un paio, poco più, di prestazioni all’anno. Difficile stimare se la platea si amplierà ma, considerato che gli under 14 in regione sono 152mila e gli over 65 poco meno di 311mila e che le soglie Isee prese a riferimento (6mila e 15mila euro) coinvolgono 10mila e 150mila nuclei familiari, si parla di decine di migliaia di persone interessate. Il loro primo guadagno sarà sul fronte della prevenzione. Il pronto soccorso risponderà alle urgenze, ma sarà attivato a latere un servizio di patologia e medicina orale per evitare guai peggiori. «La filosofia che accompagna la riforma, fortemente sostenuta dall’assessore Telesca e dalla presidente Serracchiani - spiega Di Lenarda - è quella di consentire a chi non è in grado di sostenere la spesa per il dentista privato di accedere alle cure, ma anche di prevenire e diagnosticare precocemente tutte le patologie del cavo orale, a partire dal carcinoma orale che, se diagnosticato in tempo, può avere un decorso chirurgico e terapeutico con un bassissimo grado di invasività». Più in generale, sottolinea Telesca, «tutti i cittadini devono poter accedere alle cure odontoiatriche, in maniera territorialmente omogenea e con uguali criteri. Da quando siamo partiti con il progetto, nel 2014, abbiamo eseguito una puntuale ricognizione delle forze umane e degli impianti tecnologici a disposizione, al fine di evitare gli sprechi: usare male le risorse è un danno per i cittadini».

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