In Fvg concentrazioni di Pm10 raddoppiate in dieci anni
TRIESTE. Buone e cattive notizie sullo stato di salute dell'ambiente in Friuli Venezia Giulia. Sono quelle che emergono dal Rapporto 2015, con cui l’Arpa fornisce, fra l’altro, un’immagine a tutto tondo della condizione dell’aria, delle acque e dei rifiuti sul territorio regionale, attraverso una serie di colorate infografiche.
La qualità dell’atmosfera è in chiaro scuro. Nonostante la crisi abbia rallentato il consumo di energia, esso appare in costante aumento nell'industria e nei trasporti, con la conseguente crescita dei tassi di anidride carbonica in atmosfera, oggi attorno ai 12 milioni di tonnellate annui, nonostante i parziali benefici dell'efficientamento energetico e del ricorso alle rinnovabili nel settore domestico e dei servizi. Se i livelli medi di ozono restano invece costanti negli anni, raddoppiano nel giro di un decennio le concentrazioni di Pm10, passate dalle 2.400 tonnellate del 2000 alle 5mila del 2010, anno dell'ultima indagine condotta. I livelli più alti si riscontrano nella parte occidentale del Fvg, con l’eccezione di Trieste, che «fa storia a sé, in particolare nei pressi della zona portuale e delle attività produttive (ad es. Servola)», come recita il rapporto. Il trend del capoluogo giuliano è in leggero ribasso, con i rilevamenti a Servola che passano a una presenza media di 21,47 microgrammi per metro cubo nel 2014 dai 26,23 del 2005, dopo il superamento di quota 32 nel 2011. In centro il dato si attesta attorno ai 20 punti.
Consola la diminuzione degli ossidi nell’aria. Calano quelli di zolfo, da 13.600 tonnellate nel 2000 a 2mila nel 2010, grazie al crollo dell'utilizzo di combustibili fossili come il carbone per la produzione di elettricità. Le evoluzioni tecnologiche relative ai motoveicoli incidono a propria volta sul calo dell'ossido di azoto: dalle 23mila tonnellate del 2000 alle 16mila del 2010. Incrementano invece le emissioni di ammoniaca, prodotta soprattutto dal lavoro agricolo: erano 7.600 tonnellate nel 2000, passate a 9.700 nel 2010.
Spostandosi sulle acque, il documento evidenzia livelli di balneazione ottimi e stabili nel tempo. Su 57 siti marini, sono 54 quelli indicati come eccellenti nel 2015 e solo il golfo di Panzano ha mostrato criticità in alcuni momenti dell'anno. Approfondendo gli aspetti ecologici e la concentrazione di inquinanti, il quadro tuttavia si complica, con 5 corpi idrici marino-costieri “non buoni”: Muggia, Trieste Diga vecchia, Villaggio del pescatore, Costiera esterno e Punta Sdobba esterno. Va comunque peggio nelle zone lagunari, dove i dati ecologici registrano 4 corpi "scarsi" e quelli chimici 8 "non buoni" sul totale di 19.
Sulle acque sotterranee appare buona la situazione in montagna, in tutte le 10 falde freatiche, che in pianura contano invece 8 casi su 17 di condizioni “scarse”. In superficie, invece, sono buoni o sufficienti due terzi dei 424 corpi idrici, ovvero tratti di fiume, torrenti, laghi e laghetti. Fra i tre corsi d'acqua principali del Fvg - Isonzo, Tagliamento e Livenza - è il primo a offrire i dati più negativi, con un solo corpo idrico di livello buono su 76. In pianura, i problemi maggiori derivano da scarichi agricoli e di allevamento, anche a causa impianti di depurazione insufficienti. In montagna incide invece l'aspetto idromorfologico, poiché le discontinuità create dagli impianti idroelettrici generano danni alla fauna acquatica.
Il documento evidenzia ancora che, su un totale di 570mila tonnellate di rifiuti prodotte, sono 35mila quelle di materiali organici gettate nell'indifferenziato: un dato migliorabile con l’incremento della differenziata. Ammontano invece a 6.700 le tonnellate di amianto smaltite, provenienti quasi interamente da materiali di costruzione. Indietro appare infine il contrasto dell'inquinamento acustico, con appena il 30% di territorio “zonizzato”: solo 57 i piani comunali approvati e 95 quelli in via di approvazione, con 64 Comuni che nemmeno hanno cominciato l'iter, nonostante tutto dovesse essere concluso entro marzo 2014.
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