In Fvg campagna per salvare il pieno scontato
TRIESTE. La Figisc Confcommercio scende in campo per salvare la benzina regionale, dopo l’ultimatum della Commissione europea che ha dato due mesi di tempo alla Regione per modificare le norme sugli sconti sui carburanti, pena il deferimento alla Corte europea di giustizia.
Due i binari sui quali l’associazione di categoria dei benzinai ha deciso di procedere: una petizione popolare, a breve anche su Facebook , che a fine marzo sarà consegnata alla presidente della Regione Debora Serracchiani, e la distribuzione di 250mila volantini, a partire dai prossimi giorni, in cui vengono riassunti i danni che l’abolizione dello sconto sui carburanti comporterebbe per il sistema economico, regionale e non solo.
Presentando l’iniziativa nella sede della Camera di commercio di Udine, il presidente regionale della Figisc, Bruno Bearzi, ha sottolineato che «se dovesse venire a mancare lo sconto sui carburanti i cittadini avrebbero una minor disponibilità di denaro da spendere sul territorio, con danni per l’economia regionale, che deriverebbero anche da ulteriori acquisti in Slovenia in occasione dei rifornimenti di carburante».
A margine dell’incontro, il presidente camerale Giovanni Da Pozzo ha osservato che «Unioncamere Fvg ha voluto anche in questa occasione sostenere le istanze dei gestori del territorio, che dalla soppressione del carburante regionale si troverebbero esposti insostenibilmente, con rischio di chiusure e la perdita di posti di lavoro, in un contesto economico ancora molto incerto e delicato».
Le conseguenze di una battuta d’arresto in sede europea, si legge nei volantini, avrebbero riflessi di varia natura: sociale, occupazionale, tributaria e ambientale.
Gli effetti sul piano sociale riguarderebbero le oltre 550mila famiglie della regione, la cui spesa per altri generi verrebbe ridotta fra i 100 e i 300 euro all’anno, «nel caso di abrogazione di una legge che va a sostegno della spesa per una mobilità che non rappresenta né un lusso né un privilegio, ma una necessità».
Sul fronte delle conseguenze occupazionali, sempre secondo la Figisc, ci sarebbe meno lavoro per le imprese di distribuzione di carburanti. E ciò porterebbe alla chiusura di 200 impianti sui 500 attuali, con un rilevante taglio anche nel gettito fiscale (il sindacato dei benzinai stima 200milioni di euro di minori imposte, di cui 35 per la Regione), per la perdita di accise e di Iva in seguito ai rifornimenti di benzina e gasolio che i residenti in regione andrebbero a fare in Slovenia. Le maggiori percorrenze degli automobilisti del Friuli Venezia Giulia per raggiungere gli impianti oltreconfine causerebebro inoltre un maggiore inquinamento, stimato in 30mila tonnellate in più di anidride carbonica.
«Smantellare il sistema - ha spiegato Bruno Bearzi - significa togliere ogni residua barriera al pendolarismo del pieno, ossia sottrarre vendite al meccanismo delle compartecipazioni di gettito (più del 30% delle imposte pagate su ogni litro di carburante va alla Regione, ndr). Alla fine, tra risparmio dei contributi ed emorragia delle compartecipazioni, potrebbe essere che si acquisti una maggiore autonomia di spesa forse di 10-15 milioni di euro, non di 50 milioni come qualcuno si aspetta. E senza tener conto - ha aggiunto - che qualche ammortizzatore delle conseguenze derivanti al tessuto socio-economico produrrà costi che ridurranno anche quell’importo».
La Figisc regionale non si limita infine alla difesa sindacale, ma dà anche un contributo tecnico per individuale una via d’uscita. «Si tratta di mettere mano alle leggi nazionali 549/1995 e 244/2007 - rileva Bearzi - sostituendo con una formulazione non censurabile, che garantisca gli stessi effetti reali, gli elementi su cui si appuntano le censure più invasive dell’Ue: il concetto di “riduzione del prezzo” e il nesso funzionale stabilito tra risorse, compartecipazioni e simili, assegnate alle Regioni, e loro finalizzazione alla riduzione del prezzo».
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