In Fvg cambiano le regole sulle case di riposo
TRIESTE. Dopo anni di anticamera la Regione partorisce il tanto atteso regolamento per le case di riposo. Si tratta per il momento di una bozza che la giunta Serracchiani ha preparato aggiornando quanto messo in cantiere nella scorsa legislatura, ma mai formulato definitivamente, tanto meno attuato. L’assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca ha rispolverato il materiale rivisitando gli standard assistenziali vigenti e ha ricalibrato il minutaggio in cui è dovuta la presenza di personale e infermieri, inserendo una classificazione delle residenze. Che, peraltro, sono sollecitate ad adeguarsi anche dal punto di vista strutturale. Non nel numero posti letto, già definiti, ma in altri accorgimenti come, ad esempio, gli impianti di riscaldamento e climatizzazione delle singole stanze. Il provvedimento è destinato a diventare obbligatorio e le strutture sono chiamate ad adattarsi nel giro di due anni. Chiuso l’iter scatteranno i controlli in tutto il Friuli Venezia Giulia. «Dobbiamo conformare la situazione in base ai bisogni esistenti – osserva Telesca – tenendo conto delle nuove criticità. La qualità dell’offerta sul territorio migliorerà».
Le criticità In regione risultano 194 strutture, con una disponibilità di 10.999 posti letto. L’attuale sistema residenziale, stando all’analisi degli uffici regionali, non è in grado di garantire una risposta assistenziale adeguata all’intensità e alla tipologia dei bisogni. Non assicura nemmeno equità di accesso e trattamento nei diversi contesti territoriali. Questo a causa di due motivi: la diversa disponibilità di posti, sia per numero che per tipologia, e il livello assistenziale offerto in rapporto alle rette. Risulta carente pure la rete di servizi territoriali per gli anziani non autosufficienti. Le stesse rette, oltre che gli oneri sanitari, gravano in modo differenziato a seconda del contesto territoriale e a prescindere dalla gravità degli ospiti.
Il nuovo sistema La classificazione del regolamento indica una suddivisione precisa. Le case di riposo per gli anziani “autosufficienti” potranno essere di due tipi. La comunità di tipo familiare, innanzitutto, in cui la presenza infermieristica e riabilitativa d’ora in avanti andrà garantita «in relazione ai programmi individualizzati». Non sono previste figure professionali stabili addette all’assistenza di base, ma il servizio assicura in ogni caso la presenza programmata di operatori in relazione ai bisogni. Le residenze assistenziali alberghiere, invece, devono tutelare l’assistenza di base in relazione ai bisogni degli ospiti accolti e, in ogni caso, rendere obbligatoria la presenza di un operatore di notte per una maggiore sicurezza degli anziani.
I non autosufficienti Per i non autosufficienti gli standard in vigore individuano residenze polifunzionali in cui l’assistenza infermieristica è assicurata “al bisogno” dal Distretto, così la riabilitativa. Quella di base invece è coperta per 60 minuti al giorno a persona, che passa a 75 per le residenze a “modulo A”. 75 minuti di assistenza complessiva, infine, per le residenze “a utenza diversificata e protetta”. Nel nuovo regolamento il termine “non autosufficienti” è sostituito con la denominazione “dipendenti” e da quattro livelli di residenza in cui il minutaggio per la presenza infermieristica (da 4 a 17’), riabilitativa (5’) o di base (dai 21’ ai 100’) varia a seconda della gravità.
Gli impianti Il regolamento aggiunge altri requisiti. Tutte le strutture esistenti, sia per gli autosufficienti (comunità familiari e residenze alberghiere) che per i dipendenti (quattro livelli di residenza), dovranno premunirsi di sistemi di climatizzazione negli spazi dedicati alle sale da pranzo e in soggiorno. Le case di nuova costruzione, invece, dovranno installare impianti di riscaldamento o di climatizzazione realizzati con caratteristiche tali da consentire in ogni momento la regolazione della temperatura.
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